LYDIA'S POV.
<< Allora, come sta andando a scuola? >> domandò Mss Morrison. Ero dentro il suo ufficio, seduta proprio davanti a lei.
<< Si, va tutto benissimo. >> alla fine ero sincera. Avevo omesso solo un piccolissimo particolare, cioè che ero stata accoltellata da una persona che continuava a perseguitarmi, ma quello non serviva che lo sapesse. Le stavo causando troppi problemi, e l'ultima cosa che volevo era che si preoccupasse di me.
<< Domani ci saranno le convocazioni per le adozioni. >> disse la Morrison. Come ogni anno mi rifiutai di partecipare. L'avevo fatto per i primi anni, ma quando iniziavo a vedere che nessuno mi voleva adottare, ci avevo rinunciato. Aspettavo i diciotto anni e poi me ne sarei andata, anche se non sapevo dove.
<< Inutile, non ci andrò. >> affermai incrociando le braccia al petto, facendo una smorfia di dolore, che coprii con un colpo di tosse. Il dolore si stava alleviando, e come mi aveva garantito Thomas, me la stava disinfettando ogni giorno a scuola. Non vedevo Daniel da circa cinque giorni. A scuola non veniva, e ogni volta che tentavo di parlare con Thom, lui sviava il discorso. Mi stavano nascondendo qualcosa, ne ero certa.
Ero abbastanza preoccupata.
Dopo aver salutato la Morrison, uscii dal suo studio e salii in camera. Feci un po' di compiti, soffermandomi più del dovuto sulla letteratura, la mia materia preferita, e dopo decisi di fare una doccia. Tolsi i vestiti e lasciai che l'acqua calda mi scorresse lungo tutto il corpo, eliminando la tensione dei miei muscoli. Canticchiai una canzoncina mentre mi insaponavo tutto il corpo.
La doccia durò mezz'ora e una volta finita, avvolsi il mio corpo con un asciugamano striminzito, e i capelli in un turbante disordinato. Uscii dal bagno, e sdraiato sul mio letto, trovai Daniel.
Che diamine ci faceva lì ?
<< Che cazzo ci fai qua? >> mi coprii ancora di più il corpo con quell'asciugamano e avanzai verso di lui, che non aveva smesso un solo secondo di fissarmi. Schioccai le dita davanti al suo viso e gli feci una
<< Ho pensato di passare. Ho approfittato del fatto che Thomas è con la tua amica. Forse non volevi la mia compagnia? >> domandò scrutando il mio viso.
<< Sei sparito per giorni interi, che diamine hai fatto? >> domandai incrociando le braccia al petto, facendo alzare ancora di più l'asciugamano, e facendo spuntare un sorriso malizioso a Daniel.
Il suo sguardo si corrucciò e sospirò pesantemente prima di parlare.
<< Non sono mica il tuo fidanzatino. Non devo informarti su cosa faccio e dove sono. >> sbottò frustrato.
Mi ero illusa, ancora.
Pensavo avessimo un rapporto, quantomeno di amicizia, ma non era così ed io ci ero catasta ancora una volta.
<< Giusto, perché noi non siamo niente e tutte le parole che mi hai detto non valgono un cazzo. Scusa Daniel Parker, se ho frainteso. >> la mia voce era acida e con un tono piuttosto alto. Le sue sopracciglia schizzarono in aria, quasi deluso dalle mie parole e si alzò dal letto, come se una molla immaginaria fosse scattata sotto di lui.
<< Non hai capito cosa intendevo, hai frainte.... >> non lo lasciai finire di parlare che gli voltai le spalle. Lasciai cadere il panno, che prima avvolgeva il mio corpo, a terra, e rimasi in intimo davanti a lui. I suoi occhi erano sbarrati ed io controllai nell'armadio. Infilai un paio di jeans neri a vita alta e un top, abbastanza corto. Presi le converse dalla scarpiera e le indossai velocemente, tutto sotto il suo sguardo sbalordito.
<< Che diamine stai facendo? >> domandò ancora sconvolto. Mi girai e lo guardai dal basso all'alto, con superiorità. Mi avvicinai a lui e quando arrivai ad un palmo da lui, gli feci lo sguardo più duro che potei e dissi qualcosa come: << Hai detto che, non siamo niente. Mi hai solamente presa per il culo, quando io credevo... >> mi bloccai e scossi la testa. Non riuscivo a continuare, mi aveva ferita ed io raramente venivo ferita da qualcuno.
<< Ma non hai capito, non volevo.... >> tentò di formulare una frase, ma io glielo impedì, di nuovo.
Presi la borsa ed aprii la porta, ma lui la richiuse subito dopo. I suoi occhi erano diventati più scuri, quasi neri. Mi destabilizzavano, lui mi destabilizzava.
<< Eh no. Ora basta. Devi farmi parlare e non comportarti come una bambina viziata. >> sbottò. Le sue parole mi fecero male e forse era proprio per quello che le stava usando contro di me.
<< Non volevo offenderti dicendoti tutte quelle cose. Ma se proprio volevi sapere, perchè non mi hai chiamato? Se eri così curiosa di sapere perché non mi hai inviato uno stupido messaggio? >> le sue mani erano strette a pugno, probabilmente per scaricare la tensione.
Bè? Cosa dovevo dire?
<< Non avevo motivo di scriverti. Pensavo che prima o poi saresti tornato a scuola. >> ammisi guardandomi le mani.
<< Ho avuto da fare. >> sospirò e si sedette sul bordo del mio letto.
<< E poi dove stai andando? >> domandò con uno strano cipiglio nel volto. Gli lanciai un' occhiata furba e sorrisi leggermente.
<< Non mi sembra siano affari tuoi.>> incrociai le braccia e sospirai pesantemente.
<< Non vorrai uscire con quel coso, non è vero?>> i suoi occhi erano tornati della solita tonalità, ma il suo sguardo era di sfida.
<< Dovrei darti conto a te?>> chiesi, facendomi beffa di lui. Scosse la testa e si avvicinò a me, con una lentezza disarmante.
<< Tu non ci esci in quel modo.>> sibilò duro con gli occhi socchiusi. Feci un sorriso sghembo e sussurrai:
<< Invece si, Parker. >>
<< Mi stai sfidando?>> il suo tono ton di voce era calato ed era maledettamente eccitante. Annuii e alzai un sopracciglio in attesa di una sua risposta.
<< Non dovresti. Sai che vinco sempre io.>> mormorò sorridendo. Scossi velocemente la testa, sapendo dove voleva andare a parare. Ormai lo conoscevo bene.
<< Non sempre, Parker. Ti ricordo che il mese è passato.>> morsi il mio labbro inferiore, facendogli distogliere lo sguardo da me, e stringere la mascella.
<< Manca ancora un giorno, Lydia.>> disse in tono di sfida. Aveva ragione, mancava un giorno, ma tanto avrei comunque vinto io. Ne ero certa.
<< Non ci spererei se fossi in te.>> affermai girando le spalle e prendendo la piastra sotto lo sguardo incuriosito di Daniel. Presi ciocca per ciocca e la passai lentamente, solo su alcune.
<< Mi spieghi dove stai andando?>> domandò sbuffando sonoramente. Non riuscivo a capire il perché di tutte quelle domande, quindi decisi di giocarci un po'.
<< Mi sto vedendo con un ragazzo.>> lo guardai da sopra la spalla e i vidi I suoi lineamenti indurirsi. I suoi zigomi erano colorati di rosso. Nel suo collo, la vena era gonfia e pulsa a forte.
Vuol dire che gli provocava fastidio?
<< E chi sarebbe questo?>> chiese guardandosi intorno.
<< Non lo conosci.>> dissi incerta. Il suo sopracciglio si incrinò e si avvicina a me.
<< Dimmelo.>>
<< Almeno so chi devo uccidere.>> bisbigliò tra sè e sè. Non credevo si fosse accorto di quello che aveva detto, ma io si e non lo avrei dimenticato facilmente.
<< Non ti preoccupare, stavo scherzando.>> dissi sorridendo leggermente. Puntò lo sguardo su di me e mormora qualcosa che non capii.
<< Allora, dove stai, anzi stavi andando? Non puoi lasciarmi qui tutto solo>> le sue mani finirono sulls mia vita e mi spinse contro il suo petto.
<< Perché stavo? >> riuscii a dire. La sua vicinanza non mi aiutava, per niente.
<< Perché non andrai da nessuna parte.>> posò il suo mento sopra la mia testa e mi strinse maggiormente, facendo aumentare il ritmo del mio cuore.
<< Perché fai così?>> domandai ascoltando il battito del suo cuore, che accellerò improvvisamente.
<< Così come?>> ribattè allontanandosi di un paio di passi da me, per guardarmi in faccia.
Mi indicai e sospirai.
<< Senti, parliamoci chiaro. Evita di dire tutte queste cose, se poi non hai intenzione di stare davvero con me.>>
<< In che senso?>> nel suo viso comparve una strana ombra, come se l'atmosfera fosse cambiata.
<< Tu mi piaci.>> sussurrai.
Sgranò gli occhi e scosse la testa. Rimase in silenzio per un paio di secondi, che a me sembrarono ore.
<< No. Non posso piacerti, Lydia. >> disse continuando a scuotere la testa.
I miei occhi si appannarono e una lacrima solitaria scese nel mio volto. Daniel si avvicinò, ed io mi allontanai piazzando una mano tra noi. Infondo lo sapevo, quindi non dovevo meravigliarmi. Eppure ci speravo.
<< Non sta a te decidere ciò che sento. Tu non puoi sapere ciò che sento.>> sbottai, con il volto rigato di lacrime. Presi la borsa, che avevo posato precedentemente sul letto, e prima di chiudermi la porta alle spalle sussurrai: << Non puoi decidere cosa farmi provare. Dovevi pensarci prima di dire tutte quelle cose.>>
Chiusi la porta e scesi le scale. Uscii di nascosto dall'orfanotrofio e iniziai a correre.
Corsi via da lui e da ciò che sentivo. Ero stata un'idiota a pensare che anche lui avrebbe ricambiato, prima o poi. Ero stata davvero stupida.
Mai più tremare di fronte a Daniel Parker.
Mai più.Angolo autrice:
Ciao a tutti, capitolo più lungo del previsto, ma non me la sentivo di dividerlo. ❤️
Cosa ne pensate?
Fatemelo sapere.
Vi voglio beneeeh!
love u,
queenofpikes
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Chemistry
ChickLitCOMPLETA *** > > > sussurrò, intimorita. *** Lydia è una ragazza semplice, poco incline al fascino dei ragazzi, sincera, schietta e con i piedi per terra. Tutta la sua serenità viene spazzata via, quando inco...