Capitolo 18

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LYDIA'S POV.

<< Quindi vuoi seriamente aiutarmi con le medicazioni? >> domandò  Daniel. Feci un sorrisino veloce e annuii. Salutai Julie e mi accertai che potesse tornare all'istituto sana e salva. Presi la borsa e mi concentrai nuovamente su Daniel, che mi stava aspettando all'entrata del locale. Era rigido, sembrava quasi nervoso all'idea che fossimo soli. Mi guardai le mani, e feci una smorfia di disgusto quando vidi il sangue rinsecchito intorno alle dita e sotto le unghie. Dovevo avere un aspetto davvero terribile, ma non mi importò molto. Potevo persino essere spettinata, con gli occhi gonfi per le lacrime e il mascara colato, ma in quel momento non mi interessava niente di me. Ero preoccupata a morte per la reazione che Daniel aveva avuto. I suoi occhi erano vacui mentre picchiava a morte Jared. Erano vuoti, come se la rabbia avesse preso il controllo su di lui. Sapevo che per Daniel non c'era spazio per le emozioni, ma sapevo anche che erano proprio quelle a renderci umani. Il fatto che lui le avesse eliminate dalla sua vita, lo rendeva pericoloso per gli altri e per sé stesso, e forse era proprio quello che mi terrorizzava a morte.

***

<< Questa è casa tua? >> domandai guardandomi intorno. Era davvero carina, se non fosse che era letteralmente sottosopra.
<< Scusa per il disordine, Thomas non sa cos'è l'ordine. >> disse grattandosi la nuca. Era in imbarazzo? Viveva con Thomas? E perchè non ne sapevo niente ?
<< Tranquillo, non fa niente. >> risposi abbozzando un sorriso. Afferrò il kit di pronto soccorso e si sedette sulla penisola. Le gambe oscillavano con fare nervoso ed evitava a tutti i costi il mio sguardo preoccupato, fin quando presa dal coraggio, appoggiai le mani sul suo viso ed i nostri occhi si incrociarono
<<Tranquillo. Farò veloce. >> sorrisi e iniziai a frugare dentro al kit. Presi dell'ovatta, una sostanza disinfettante ed una crema antidolorifica. Imbevetti il cotone nel disinfettante e mi posizionai tra le sue gambe. I suoi occhi si socchiusero ed io iniziai, con estrema delicatezza, a tamponare il batuffolo di cotone sul suo viso. Nel labbro spaccato, nello zigomo tagliato e alla base del naso. Tenetti fermo il suo collo con una mano e non mi persi la sua reazione quando, involontariamente, mi avvicinai alle sue labbra; il suo respiro mi solleticava la guancia. Era piacevole, maledettamente piacevole.
<< Ti ho fatto male? >> domandai vedendo i suoi occhi chiusi. Lui scosse la testa e dopo un respiro profondo li aprì. Mi persi, letteralmente, nei suoi occhi così profondi. Mi vibrò l'anima, quando posò il suo sguardo sulle mie labbra. Distolsi lo sguardo da lui e svitai il tappo del tubicino di alluminio. Presi un po' di crema e la massaggiai sul suo viso, molto lentamente. Una volta finito, chiusi tutto dentro il kit e mi allontanai di un passo.
<< Devi passare la crema anche domani; mattina e sera. >> dissi. Cercai di forzare un sorriso quando vidi che la sua espressione non mutava.
<< Almeno fin quando non ti passa. >> aggiusi. Lui finalmente puntò lo sguardo su di me e annuì distrattamente.
<< Non sono un bambino, lo so. >> rispose stizzito.
Ma che cavolo?
<< Non ti ho detto che sei un bambino. Ti ho solo dato un consiglio. >> risposi incrociando le braccia al petto e puntando i piedi per terra. Okay, mi stavo comportando esattamente come lui, ma che diamine! Ci eravamo baciati, poi mi aveva detto che per lui non contava niente e quando avevo provato a conoscere un'altra persona lui l'aveva preso a pugni. Non aveva senso, niente di tutto quello che faceva aveva senso, eppure ero lì a pulire le sue ferite come una sciocca.
<< Bene, ora puoi anche andare. >> disse alzando un braccio in direzione della porta. I suoi muscoli erano maledettamente tesi, sembrava che stesse per scattare da un momento all'altro.
<< Perché mi tratti così? Ti ho dato una mano e tu mi ripaghi così?. >> chiesi avvicinandomi di un passo.
<< Come vorresti essere ripagata, eh? >> sputò acido.  Quando sentii quelle parole, tutto mi sembrò più confuso. Avevo solo cercato di aiutarlo, perché diamine faceva in quel modo?
<< Non ti permettere. Io non sono così. >> risposi furiosa, mentre un ghigno apparve tra le sue labbra. Mi faceva infuriare, cazzo.
<< Quando hai ballato con quel coglione, non hai pensato che volesse solo usarti? >> sussultai per la brutalità delle parole e arretrai di un passo, come se qualcuno mi avesse spinta con violenza.
<< Volevo solo divertirmi. Non per questo sono una puttana. >> risposi con voce tremante. Ero consapevole che stavo cedendo, ma non volevo farlo davanti a lui.
<< Beh invece lo sembravi. Prima baci me e poi vai da un altro! Tu mi vuoi fare uscire pazzo, eh? >> chiese  alzando la voce di un'ottava.
<< In che senso? >> domandai non riuscendo a capire dove volesse andare a parare.
<< Tu sei come tutte le altre. Non sei niente per me, hai capito? E se pensi  il contrario allora sei più stupida di quello che pensavo. > risponde gelido. Un dolore che non credevo di aver mai provato scese sul cuore. Distolsi lo sguardo da lui, raccattai tutte le mie cose, afferrai la borsa e presi cinquanta dollari. Mi avvicinai a lui, glieli sbattei sull'addome e rincarai la dose, assestandogli un pugno con tutta la forza che possedevo. Si piegò in due dal dolore e per un attimo cantai vittoria. Se lo meritava.
<< Grazie per essere stato una merda. Prendi i soldi e vai a prendere qualche puttana. Magari puoi fare colpo, se sei fortunato. >> dissi avvicinandomi al suo orecchio. Mi allontanai e chiusi con forza la porta alle mie spalle. Mentre camminavo per New York, mi chiesi cosa avessi fatto di sbagliato per meritare un trattamento simile. Forse le persone buone non esistevano. Forse il mondo era davvero un posto di merda.

Angolo autrice:

Ciao a tutti amici. Mi scuso, davvero, per la lunga assenza, ma per mia sfortuna ho avuto un blocco. Non riuscivo più a scrivere. In ogni caso sono tornata, spero definitivamente. E nulla, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, fatemelo sapere giù nei commenti.
Al prossimo.

Un bacio. ❣️

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