Capitolo 30

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LYDIA'S POV.

<< Sta bene, Daniel. Non dare di matto per favore, e calmati. >> mormorò Thomas al mio fianco. I miei occhi erano chiusi, ma riuscivo a percepire tutto ciò che mi circondava. Un profumo piuttosto familiare, mi invase in pieno e inspirai a fondo, riempendo i polmoni come ero solita a fare quando lui era nei paraggi. Daniel afferrò la mia mano con delicatezza e disegnò dei cerchi immaginari, percorrendo le linee del palmo della mano. Non contento, afferrò una ciocca di capelli e la nascose dietro l'orecchio.
<< Hai idea di chi sia stato? >> domandò Thomas. Daniel rimase in silenzio per un po', e poi finalmente parlò.
<< Deve essere stato quello che l'ha minacciata. >> sospirò pesantemente per poi tornare a disegnare sul mio palmo.
<< No, lei ha detto che volevano derubarla. Non ha mai detto di essere stata minacciata da qualcuno. >> annunciò Thomas, sottovoce.
<< È troppo cocciuta per dirlo e forse è anche spaventata. Ma la cosa che mi fa incazzare di più è che è colpa mia. Io la sto trascinando nel mio mondo, quando invece dovrei solo smettere di fare qualunque cosa con lei. >> sussurrò Daniel. Ciò che sapevo era che non era colpa sua e onestamente mi faceva anche parecchio incazzare il fatto lo avesse detto così. Sembrava quasi come se non gli interessasse davvero, come se stesse sminuendo tutto. I miei occhi si aprirono di scatto e Daniel portò lo sguardo su di me. Thomas si avvicinò e invitò Daniel a levarsi di mezzo per potermi visitare, ma lui non si spostò fin quando non mi alzai a sedere. La testa pulsava un po' e le ginocchia erano sbucciate, ma per il resto stavo bene.
<< Dove sono? >> dissi riferendomi alla Morrison e a Julie. Nel viso di Daniel spuntò un mezzo sorriso, per poi sedersi sul lato del letto in cui mi trovavo. I miei occhi si incastrarono con i suoi e Thomas si schiarì la voce dicendo tra poco passava per controllarmi. Daniel annuì impercettibilmente, non staccando lo sguardo da me neanche per un secondo.
<< Julie? Mss Morrison? >> disse mentre la mia voce tremava leggermente per l'agitazione.
<< Stanno bene. Entrambe sono in istituto. Ora devi pensare a te. >>
Annuii rilasciando un sospiro di sollievo e passai nervosamente la mano sopra la fronte.
<< Chi ci ha tirate fuori? >> chiesi, appoggiando la schiena contro lo schienale del letto. Sorrise, formando così una fossetta sulla guancia, ed il mio cuore perse un battito.
<< Thomas. >>
<< Ho fatto in tempo ad avvisarlo. >> continuò, mentre il suo sguardo rimase fermo nei miei occhi.
<< Mi dispiace. >> bisbigliò abbassando lo sguardo.
<< So che è colpa mia, mi dispiace davvero. Credimi mi odio per quello che ti sto facendo. >>
Scossi la testa velocemente e appoggiai la mano sopra la sua, che la ritirò subito dopo. Ammisi che aveva fatto male, molto male, ma tentai di non pensarci troppo.
<< Non è colpa tua, non lo potevi sapere. Smettila di addossarti colpe che non hai. >> sibilai con tono duro. Il suo sguardo si incupì e si allontanò di un passo.
<< Tutto questo deve finire. >> disse non ascoltando neanche una parola di quello che avevo detto.
<< Che intendi? >> domandai pur non sapendo di voler conoscere la risposta alla mia domanda.
<< Non possiamo vederci più, non possiamo più parlare, non possiamo più continuare a fare cose che potrebbero metterti in pericolo. E se questo significa smettere, allora smetteremo. >> disse più risoluto che mai. Mi alzai a fatica dal letto e tentai di avvicinarmi a lui, ma non me lo permise .
<< Perché? >> domandai mentre gli occhi mi si appannavano Il suo volto si scurì, e dopo un sospiro pesante mi guardò negli occhi, più deciso che mai.
<< Perché è meglio per tutti. >> scosde le spalle e si voltò.
<< Meglio per chi? >> urlai avanzando di un passo.
<< Credi che stare separati possa farmi sentire meglio? Perché non è cosí. >>
Si voltò con gli occhi sbarrati e mormorò: << Infatti è meglio per me, lo è sempre stato. Stavo meglio prima di conoscerti. >>
Ad un tratto tutte le certezze si sgretolarono come un vetro rotto. Il mio cuore batteva a fatica, come se si stesse sforzando per pompare sangue.
Stavo meglio prima di conoscerti.
Le sue parole si ripetevano dentro di me, e non avevano intenzione di andare via. Tutto ciò in cui avevo sempre creduto fu stato spazzato via in meno di un secondo
<< Mi dispiace, Lydia. >> mormorò scrollando le spalle con finta indifferenza.
<< Vattene. > sibilai tra i denti con la vista totalmente annebbiata.
<<Adesso. >> Finalmente nel suo sguardo scorsi una nota di insicurezza. Mi sembrò di vederlo tentennare e per un solo secondo pensai che voglia avvicinarsi a me, ma alla fine non lo fa. Rimane con le spalle rigide e l'espressione vuota e distaccata. Annuì subito dopo e disse :<< Sii felice. >>

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