Capitolo 11

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LYDIA'S POV.

<< Mi accorsi per la prima volta che la parte più importante e decisiva della mia vita giaceva dentro di me, irrimediabilmente. >> la voce della professoressa di italiano risuonva nella mia testa. Italo Svevo era sempre stato uno dei miei autori preferiti. Nonostante io non fossi un'alunna che studiava sempre, mi piaceva molto la letteratura, mi affascinava. Julie era mio fianco e non faceva altro che prendere appunti, mentre io mi limitavo ad ascoltare. Non avevo più visto Daniel in giro e un po', anche se non mi andava di ammetterlo a me stessa, ero preoccupata per lui. Niente di eclatante, semplicemente era un compagno di scuola, era normale preoccuparsi.

O no?

<< A cosa stai pensando, fagiolina? >> sussurrò Julie con lo sguardo preoccupato.
<< Quante volte devo dirti di non chiamarmi in quel modo ? >> domandai percependo una punta di fastidio nella mia voce.
<< Non mi importa, ti chiamerò in quel modo fin quando non ti decidi a dirmi cosa diamine ti prende. >> affermò con lo sguardo severo. Non la sopportavo quando faceva così.
<< Per la millesima volta, non ho assolutamente niente, Julie. Smettila di preoccuparti inutilmente. >> dissi sbuffando. Non sopportavo chi mi assillava, e lei lo faceva di continuo. Mi lanciò un'occhiata gelida che diceva ne riparliamo dopo per poi continuare a fare vari scarabocchi sul libro di testo, fin quando la lezione finì.
<< Ragazzi, domani ci sarà un test. Ripassate tutto l'ultimo capitolo. >> ci avvertì l'insegnante. Raccattammo tutto e prima di uscire dall'aula, e tornare in orfanotrofio, la professoressa mi fermò.
<< Posso parlarti? >> domandò con un sorriso stampato sulle labbra. Mi girai verso Julie che mi guardò sorridendo per poi uscire via dall'aula e sedersi su di una sedia ed aspettarmi. La adoravo, anche se a volte non la sopportavo.
<< Certo >> risposi facendo un sorriso cordiale. Mi fece accomodare accanto a lei, e poi iniziò a frugare dentro la sua borsa.
<<Eccolo. >> disse alzando un foglio bianco, con delle scritte. Ero leggermente in ansia.

Cosa voleva da me?

<< Ascolta, Lydia. So che tu non sei una studentessa modello, non mi serve quello. Però ho notato che hai un particolare interesse per la letteratura, la mia materia. Non prendi appunti, ma ascolti e memorizzi. Sono rimasta davvero colpita, quando oggi hai ripetuto a memoria una delle poesia più lunghe di Italo Svevo, senza alcun sforzo. Quindi ti volevo chiedere se per caso vorresti fare da ''assistente'' ad un ragazzo che pecca proprio nella mia materia. Ti verranno dati dei crediti extra e avrai delle giustificazioni con gli altri insegnanti.>> mi aveva letteralmente spiazzata.
<< Io non lo so. >> mormorai, cercando di rinunciare, anche se non me la sentii.

Maledetto senso di colpa.

<< Mi faresti davvero un gran favore ed in più aiuteresti una persona. Ho già parlato con Mss. Morrison di questo e lei ha accettato immediatamente. >> rispose con un sorriso. Perfetto, anche Mss. Morrison lo sapeva, mi avrebbe costretta a farlo.

Infondo non poteva essere così male.

<< Va bene, quando inizio? >> risposi forzando un sorriso. Già era tanto che avessi accettato.
<< Inizi direttamente oggi pomeriggio. Questo è l'orario da rispettare. >> disse porgendomi quel foglio bianco. La saliva mi andò di traverso quando lessi il nome:
Daniel Parker. Non ci potei credere, tutte le sfighe a me dovevano capitare?
<< Tutto okay, Lydia? >> la sua voce mi risultò ovattata. Ero completamente immersa nei miei pensieri e quando alzai lo sguardo, trovai  quello preoccupato di Katy, la mia professoressa.
<< Dovrò davvero fare da assistente a Daniel Parker? >> domandai con la voce che tremava leggermente per la sorpresa. Lei rispose affermativo ed io non potei fare altro che annuire, avevo già accettato e tirarsi indietro era da codardi, ed io non lo ero. Presi lo zaino ed uscii dall'aula con la testa che mi girava. Raggiunsi Julie che mi guardava ancora stranita e subito dopo vidi Stephie correre verso di noi.

<< È tutto okay, Lydia? >> disse Julie scuotendomi il braccio.
<< No, non va niente bene. Dovrò fare da assistente a Daniel Parker. Io non me la sento, non mi va di stare nella stessa stanza sola con lui. >> la mia voce tremava e avevo le gambe molli, come se fossero composte da sola gelatina.
<< Andrà tutto bene, non preoccuparti. Tu sei Lydia, puoi farcela. >> mi confortò Julie. Stephie si limitò ad annuire per poi andare via. Cosa diamine stava succedendo?
Ancora con il foglio tra le mani, lessi l'aula dove dovemmo stare e per mia fortuna, era la biblioteca. Perfetto, almeno non saremmo totalmente soli. Dopo un paio di minuti passati a camminare per il corridoio della East High School, salutai Julie e mi avviai a passo svelto in biblioteca. Lui era già lì, con  lo sguardo chino sul cellulare. Non appena mi vide sgranò gli occhi e si guardò intorno. Probabilmente non se lo aspettava. Mi avvicinai lentamente, sperando di non fare nessuna brutta figura,presi la sedia e poggiao lo zaino per terra. Iniziai a tirare fuori il libro di letteratura, con il massimo silenzio e con movimenti meccanici.
<< E così, sei tu che mi farai da assistente. Mi aspettavo un ragazzo. >> lui interrumpe per primo quel silenzio imbarazzante, ed io mi limitai ad annuire rapidamente. Puntai lo sguardo su di lui che continuava a guardarmi tranquillamente, come se quella sera non avesse preso le mie difese contro quell'uomo. Come se fosse un gesto normale che lui faceva per chiunque. Probabilmente era abituato a questo genere di cose, ma io no. Io non lo ero.
<< Beh io mi aspettavo un ragazzo diverso, sicuramente non tu. >> sputai acida. Il suo sguardo si addolcì per un solo secondo, per poi tornare il solito sguardo di ghiaccio, senza emozioni e sentimenti.
<< Lydia.. >> cercò di dire qualcosa, ma non glielo pemisi. Non avevo voglia di ascoltarlo, specialmente ora. Non me la sentivo ancora di parlare con lui, non dopo tutto quello che è successo al Blue Sky. Mi aveva fatto capire che un pochino non gli ero indifferente, ma io non ero una di quelle puttane che gli giravano intorno.
<< Limitiamoci a parlare esclusivamente di letteratura. >> lo interruppi prima che potesse aprire bocca. Lui mi guardò ancora un po' e poi annuii: mi fece male. Sperai di vederlo lottare, ma evidentemente gli andava bene così. Aprii il libro e mi sedetti di fronte a lui, con i gomiti su di un tavolo in legno e lo sguardo duro.
<< Cosa sai esattamente? >> domandai continuando a fissare il libro.
<< Assolutamente niente, per me è inutile la letteratura. >> rispose scrollando le spalle. La sua voce era letteralmente priva di ogni emozione. Com'era possibile che una persona non riusciva a provare niente? Non sorrideva mai, non traspariva nessuna emozione dal suo sguardo. Si percepiva solo un vuoto abissale. Un po' come me.

Di bene in meglio.

Presi il capitolo uno del primo libro, e iniziai a parlare, facendo riferimento a vari autori. Lui ascoltò solamente. Era estremamente buffo quando si concentrava: aveva l'espressione corrucciata da cui spuntavano due rughe tra le sopracciglia. Mi sforzai di mantenere l'attenzione a ciò che stavo spiegando, e puntai lo sguardo nuovamente sul libro, scuotendo leggermente la testa.
<< Hai capito? >> dissi facendo riferimento a Jane Austen.
<< Si, non credevo spiegassi così bene. >> disse con un sorrisino sghembo. Mi limitai ad annuire per poi scrivere tutte le cose più importanti su di un foglio, che poi passai a lui con un movimento rapido, evitando di toccare le sue mani segnate dai tatuaggi.
<< Questo è il riassunto di ciò che ti ho spiegato. Studialo. >> dissi. Lui mi guardò e poi annuì.
<< Vorrei parlare un attimo con te. >> disse cambiando argomento. Non mi lasciò il tempo di rifiutare la sua proposta, che parlò.
<< Dimentica quello che è successo ieri, okay? Ero incazzato per questo ti avevo difesa, ma non per altro. >> affermò continuando a fissarmi. Ammisi che quelle parole mi avevano fatto male, ma non era in grado di buttarmi giù. Non poteva farlo, non potevo permettere che un ragazzo potesse buttare giù con delle semplici parole la corazza che mi ero costruita negli anni.
<< Certo, concordo con te. >> dissi senza guardarlo. Lui annuì e prima di andare via mi guardò per un secondo negli occhi. Riuscii a intravedere tristezza, malinconia e rabbia nei suoi occhi: era tormentato da qualcosa di più grande di lui, ne ero certa. Poi andò via senza salutare e mi lasciò sola e  con il cuore scalpitante.

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Angolo autrice:
Ciao a tutti, mi spiace avervi fatto aspettare, per il capitolo, ma sono stata impegnata.
Spero tanto di essere riuscita a trasmettervi tutte le emozioni dei protagonisti.
Vi voglio bene.
Baci.

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