Capitolo 2

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LYDIA'S POV

<< Va bene ragazzi, ci vediamo domani. >> la voce della professoressa, interruppe i vari pensieri che mi frullavano in testa.
<< Andiamo in mensa? >> mi domandò Julie.
Senza parlare, annuii ed uscimmo dall'aula. Andammo dirette verso i nostri armadietti, e posammo i libri, per poi avviarci in mensa. Sperai che almeno il cibo fosse buono. La mensa era davvero enorme, probabilmente era più grande di quanto non ricordassi. Aveva le pareti dipinte di un colore anonimo e c'erano moltissime finestre. Ci sedemmo ad un tavolo qualunque, dove lasciammo lo zaino. Qualche minuto dopo ci misimo in fila per recuperare il cibo. Dopo un quarto d'ora circa arrivò finalmente il mio turno e quando avanzai di qualche passo, qualcuno decise di prendere il mio posto. Rimasi letteralmente sconvolta. Misi due dita, l'indice ed il medio, sulla spalla di quella persona, estremamente alta, e la chiamai. Quando si girò, non potei fare altro che sbuffare, mentre Julie rimase impietrita al suo posto. << Ancora tu, ragazzina? >> la voce di Daniel era talmente roca e graffiante che mi fece venire la pelle d'oca. Stavo iniziando ad odiarlo profondamente.
<< Veramente sei tu, che hai preso il mio posto saltando la fila. >> dissi portando le braccia al petto. Il suo sguardo si posò sul mio corpo e lo percorse fermandosi sulla parte superiore della maglia. Subito dopo fece uno stupido ghigno, che mi fece arrossire. Odiavo arrossire ed in quel momento ero certa che la mia faccia fosse completamente rossa. Raccolsi tutta la determinazione che possedevo e alzai una mano, per poi posare due dita sotto il suo mento e sollevarlo per incastrare i nostri occhi. Aveva uno sguardo particolare; era magnetico, metteva quasi soggezione, ma io ormai ero abituata a sentirmi in quel modo.
<< Non so se ti rendi conto di chi sono, ma io sono Daniel Parker, capisci? Le ragazze mi cedono il loro posto volontariamente. Tu sei uguale a tutte le altre ragazze presenti nel pianeta terra, non fa differenza capisci ciò che intendo ?>> domandò appoggiandosi al bancone in attesa del suo ordine. Non lo sopportavo,e la voglia di prenderlo a cazzotti era sempre più grande.
<< Io non sono le ragazze che ti scopi, mi dispiace tanto deluderti. >> dissi sorpassandolo e prendendo nuovamente il mio posto. Lui scoppiò in una fragorosa risata, che mi smosse qualcosa dentro. Mi gelai sul posto per qualche istante, e poi mi girai lentamente.
<< Quanto ci scommettiamo che finirai anche tu ai miei piedi? >> mormorò avvicinandosi e mettendo fine alla distanza di sicurezza. Io posai una mano nel suo petto e lo spinsi con forza per farlo allontanare da me. Nessuno doveva avvicinarsi così tanto a me.
<< Scommetterei anche la mia stessa vita.>> lo guardai con un sopracciglio inarcato e con del cibo in mano.
<< Allora scommettiamo. >> rispose, mentre le sue labbra carnose si dischiusero in un sorriso. Intravidi i suoi denti, perfettamente bianchi e dritti, e subito dopo una piccola fossetta, che lo rese più dolce ai miei occhi.
<< Entro un mese, cadrai ai miei piedi. Se non dovessi farlo, farò tutto ciò che vorrai. Ma se invece dovessi perdere, e credimi che perderai, farai tutto ciò che vorrò io. >> disse con aria altezzosa. Io lo guardai schifata. Non avrebbe mai vinto, quello lo sapevo con certezza, ma se tra un mese fossi caduta ai suoi piedi, cosa mi avrebbe fatto fare?
<< Rinunciaci, non vincerai mai. Non ho mai perso una scommessa. >> dissi però.
<< Neanch'io, ragazzina. >> strinse la mia mano per suggellare la scommessa.
<< Ehi, zuccone, ti ho detto di non chiamarmi più così. Intesi? >> feci scontrare il mio indice contro il suo petto, toccando i suoi mostruosi pettorali e poi gli voltai le spalle ed iniziai a camminare, seguita da Julie. Non lo sopportavo. Mi si accattonava la pelle al solo sentire il suo nome.
<< Sei impazzita? >> disse la mia migliore amica, con voce squillante.
Alzai gli occhi al cielo.
<< Non urlare Julie! >> lei sgranò gli occhi e poi continuò con la ramanzina.
<< Hai idea di chi ti sei messa contro? >>
Volevo dirle di sì, che lo sapevo , ma in realtà non conoscevo molto di quel Parker, se non che era il ragazzo più temuto di tutta la scuola.
<< No. Non lo so, ma questo non cambia niente. Chi è lui per saltare la fila e chiamarmi ragazzina? Non lo fa neanche Mrs. Morrison e lui crede di avere il diritto di chiamarmi in quel modo? Chi diamine si crede di essere? >>
<< Lydia, Daniel è un ragazzo molto pericoloso, fidati di me. È stato in riformatorio per tanti anni. È un violento, fa a botte con tutti. >>
Rimasi un po' scioccata dalle sue parole, ma alla fine non poi così tanto. Io vivevo in un orfanotrofio, chi ero io per giudicare?
<< Non mi importa. >> dissi iniziando a mangiare.
<< Julie, lo so che vuoi proteggermi. Ma non c'è nè bisogno. So proteggermi da sola. >> sbottai. Lei sobbalzò, non si sarebbe mai aspettata una reazione del genere, perlomeno non da parte mia. Avevamo avuto davvero tante discussioni, ma non su cose di questo genere e non così.
<< D'accordo. >> sussurrò.
<< Scusa, non volevo risponderti male, è solo che a volte sei assillante. >> cercai di rimediare al danno.
<<Okay, ma in cambio, stasera vediamo un film. >> disse, per poi afferrare le mie mani.
<< No Juls, stasera non posso, vado ad una specie di festa, tu vuoi venire? >>
<< Ma sei in punizione Lydia. >> mi rimproverò con lo sguardo ed io non potei fare a meno di sorridere.
<< Non lo dovrà sapere Mrs. Morrison. >> dissi alzando ripetutamente le sopracciglia.
<< Va bene, ma a patto che non ti ridurrai uno straccio. Niente alcool. >> Julie, quando voleva sapeva essere convincente.
<< Va bene, Julie. >> dissi sorridente.

***

<< Non so cosa diamine mettermi. >> sbuffai frustrata. Non ne avevo idea. Stavo per andare ad un'incontro di wrestling, e non sapevo come vestirmi, nonostante ci fossi stata già un paio di volte.
<< Mettiti un paio di jeans ed un cardigan. >> parlò Julie, guardandosi allo specchio.
Indossava un paio di legghins neri di pelle ed una felpa abbastanza larga sempre nera con una scritta bianca in inglese. Feci come mi disse Julie; afferrai un paio di jeans bianchi strappati sulle ginocchia e poi presi un cardigan rosa tenue. Feci una coda alta ed applicai un po' di mascara ed una matita nera, per far risaltare il colore verde dei miei occhi.
<< Sei pronta Julie? >> dissi spostando lo sguardo su di lei.
<< Si, Lydia. >>
Afferrammo le nostre borse ed il mio cellulare, anche se era illegale averlo, ed iniziammo ad uscire dalla finestra della nostra stanza. Julie chiuse la finestra ed una volta arrivate sotto, prendemmo un taxi.
<< Buonasera signorine, dove vi porto? >>
<< Salve, ci porti al Withe Dragon>> dissi sicura, ma lui mi guardò stranito.
<< Siete sicure? È pericoloso andare lì, per due ragazzine come voi. >> ci disse il tassista. Non sopportavo quel soprannome,.mi faceva sembrare piccola agli occhi degli altri, ed era una cosa che odiavo.
<< Siamo sicure. >>
Lui ci guardò ancora una volta stranito, e poi mise in moto. Dopo circa venti minuti di viaggio, finalmente arriviammo.
<< Lydia ma che posto è? >> la mia migliore amica era una vera fifona.
<< Stai tranquilla. Oggi assisteremo ad un incontro di wrestling. >> dissi, mentre la mia voce trasudava entusiasmo da tutti i pori.
<< Ma sei impazzita? >> i suoi occhi si sgranarono terrorizzati.
<< Ci sono già venuta un paio di volte, stai tranquilla. >> appoggiai un braccio sopra le sue spalle. Una volta entrate, notai che posto era come lo ricordavo. Tantissime persone ubriache e poi vi era una sorta di centro scommesse, dove la gente scommetteva e se vinceva, guadagnava dei soldi.
<< Buonasera a tutti gente! >> disse il vocalist urlando, ed interrompendo i miei pensieri. Ero certa che sarei uscita da lì con un timpano perforato. Julie era praticamente spiaccicata a me, non era per nulla abituata a questo genere di cose.
<< Siete pronti per lo scontro che mezza New York attende di vedere? >> continua ad urlare il vocalist.
<< Che entrino gli sfidanti, Jason Hasher e Daniel Parker. >>
Parker? Ero sicura di essere in preda alle allucinazioni, ma quando gli sfidanti entrarono , capii che mi ero messa in un guaio davvero enorme. Peccato che i guai mi piacevano da morire...

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Angolo autrice:
Ciao a tutti ragazzi. Come va?
Sono davvero felice di sapere che questa storia vi sta piacendo, perché davvero ci sto mettendo moltissimo impegno.
Al prossimo capitolo.
Vi amo!

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