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Verso le dieci e mezza di sera, dopo aver chattato con Filippo e prima di mettermi al lavoro su Ceretta total body a nove euro, prezzo originale venticinque euro, vado in cucina. Stavolta Eva non c'è. Mentre sorseggio una tisana antistress alle foglie d'ibisco, rileggo alcune pagine di The Women's Room. Forse l'ibisco ha proprietà lisergiche, perché mi ritrovo a fantasticare su Marilyn French che riscrive Ceretta total body a nove euro come Adeguamento a una convenzione estetica sessista col sessantaquattro per cento di sconto. Quando non avrò più bisogno di lavorare per Pagopoco.it, si spera presto, magari scriverò davvero un annuncio del genere. Sarà il mio dito medio d'addio.

All'improvviso mi arriva un rumore ritmico di zoccoli in avvicinamento. È come se un cavallo stesse attraversando il corridoio al trotto.

Entra Eva.

Ha addosso stivali di pelle nera al ginocchio con tacchi e zeppe da dieci centimetri, un perizoma di latex nero, copricapezzoli neri con nappine frangiate, un collarino di velluto nero e un cappello da ufficiale dell'Armata Rossa. Sembra la nipotina sexy di Lev Trotsky.

Avanza incedendo con sicurezza invidiabile su quelle calzature così impegnative, che ad ogni passo producono quel suono da zoccoli equini. I fianchi si muovono in sincrono con l'oscillazione delle frange sui copricapezzoli, e perfino io devo ammettere che è una geometria ipnotica. Eva aggira il tavolo, mostrandomi l'attrito tra gli emisferi delle sue grosse chiappe, e si lascia cadere su una sedia. Toglie il cappello, slaccia il collare, emette un lungo sbuffo di decompressione e chiede se per favore posso aiutarla a sfilare gli stivali.

Mentre tiro con tutte le mie forze per cercare di far scorrere il cuoio sintetico sulla pelle umana, Eva mi annuncia che domani parte, torna in Slovacchia e starà via sette giorni.

Certo che avrebbe potuto avvertirmi con un po' d'anticipo. Domani arriva il nuovo inquilino: senza di lei dovrò accogliere da sola un perfetto sconosciuto. A sapere prima della sua partenza mi sarei organizzata in qualche modo. D'altronde, conoscendola, è probabile che abbia deciso di partire tre minuti fa.

A stivali sfilati, Eva prende a massaggiarsi con vigore le piante dei piedi. Nel frattempo mi fornisce dettagli non richiesti sulla sua imminente trasferta. Dice che avere un lavoro è già abbastanza stressante, figuriamoci due. Che le serve una vacanza. Che ha voglia di rivedere i suoi genitori. E che la bryndza che fa sua madre non è meglio del sesso, ma quasi.

A quanto pare, per lei è del tutto normale vestirsi da versione fetish di Trotsky per farlo rizzare via Internet a qualche nostalgico dell'Unione Sovietica e il giorno dopo, come se niente fosse, andare da mamma e papà a mangiare la bryndza, qualunque cosa sia. Per me è già strano che in tanti mesi di convivenza questa sia la prima volta che Eva parla della sua famiglia. È anche vero che io non ho mai fatto domande.

Faccio domande. Salta fuori che è l'ultima di quattro fratelli, unica femmina.

Questo è interessante. Crescere con tre fratelli maggiori, tutti maschi, è un elemento che può avere conseguenze devastanti sull'autoimmagine di una donna. Realizzo che so pochissimo del passato di Eva: per me la persona che ho davanti ha cominciato a esistere quando ha risposto all'annuncio Cercasi ragazza non fumatrice max. venticinque anni per condivisione spese. Eppure sono consapevole dell'importanza di approfondire il background dei pazienti.

Chiedo cosa faceva prima di arrivare in Italia. Stavolta non risponde subito. Assume l'espressione più seria e contrita che abbia mai visto sulla sua faccia e per un attimo temo di aver toccato un tasto sensibile, di aver riportato a galla qualche ricordo traumatico. Poi Eva stacca dalla sedia una delle sue chiappone e sgancia una violenta scorreggia, che rende irrespirabile l'atmosfera nelle immediate vicinanze e mi costringe a indietreggiare di un passo. Ora visibilmente più rilassata, Eva dice che prima di arrivare in Italia frequentava l'Accademia d'Arte Drammatica di Bratislava.

L'Accademia d'Arte Drammatica. Questa non me l'aspettavo.

Agitando una mano in aria per disperdere la nube tossica che ha prodotto, Eva aggiunge che ha mollato l'Accademia perché era una rottura di palle, però ha imparato un sacco di cose. Dice che nel suo lavoro è importante saper recitare, e mi strizza l'occhio storto.

Capisco cosa intende. Su Marrapo.com, quando fa quello che fa, deve anche far finta che le piaccia. Un altro buon motivo per chiudere con quello schifo della webcam girl. In fondo, ora che abbiamo trovato una terza persona per dividere le spese, Eva potrebbe accontentarsi del suo lavoro diurno al negozio di articoli sportivi. Vendere racchette e scaldamuscoli sarà noioso, ma almeno non prevede di simulare orgasmi.

Ad esempio, dice Eva. Tira indietro le spalle e proietta in avanti le masse dei seni, cagionando un moto di impennata e ricaduta delle frange sui copricapezzoli. Pianta i suoi occhi nei miei, socchiude le palpebre, abbassa leggermente la voce e attacca a parlare di aderenze a pelle. Ansima in modo appena percettibile mentre descrive la traspirazione di un tessuto. Si passa la punta della lingua sulle labbra prima di magnificare la scorrevolezza di una cerniera. Poi rilassa le spalle, ritrae le tette, sorride e dice che è così che si vende a un uomo una tuta da sci da cinquecento euro. E mi strizza anche l'occhio dritto.

Nota a margine: e se gli uomini fossero semplicemente tutti stupidi? Spiegherebbe tutto. Indagare.

Povera Eva. È talmente assuefatta a indossare una maschera che non riesce più a concepire un'interazione maschio – femmina scevra da trucchi, in senso comportamentale e/o cosmetico. La guardo e, per il semplice fatto di non essere lei, non posso fare a meno di provare una punta d'orgoglio. Sono orgogliosa dei miei pantaloni cargo, dei miei maglioni sformati, delle mie camicie troppo larghe di una taglia e mezza. Vado fiera delle mie scarpe da ginnastica, dei miei reggiseni sportivi, delle mie mutande di cotone comprate a pacchi da tre per cinque euro. Sono felice del mio castano naturale, della mia seconda scarsa, della mia faccia acqua e sapone.

Auguro a Eva buon viaggio, ma quello che vorrei davvero augurarle è buona fortuna, la stessa fortuna che ho io. A questo punto non so nemmeno se è possibile, comincio a sospettare che il suo sia un caso senza speranza, ma vorrei che anche lei avesse l'opportunità di provare cosa significa vivere un'autentica comunione spirituale con un'altra persona. Trovare qualcuno che ti apprezza così, senza artifici, senza strategie, senza doppi fini. Semplicemente per quella che sei.

L'amica genitaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora