Anche oggi c'è una bistecca lasciata a scongelare nel lavandino della cucina. Ci faccio caso verso mezzogiorno, durante il tragitto che dovrebbe portarmi fino all'insalata di tofu e grano saraceno in attesa nel frigo. La bistecca è una fettona di carne rossa dello spessore di un pollice, certamente gonfia di estrogeni.
La voglio.
Apro un paio di cassetti e frugo tra il pentolame finché non trovo una padella tonda che mi sembra adatta. La posiziono su uno dei fornelli e accendo il fuoco. Prendo la bistecca con due dita, la sollevo meravigliandomi di com'è pesante, la sbatto dentro la padella. Il suono umido e pieno che fa la carne all'impatto col teflon, lo sfrigolio che emette mentre cuoce, l'odore che emana: è tutto bellissimo, ho la pelle d'oca.
Dopo un po', forse minuti, forse secondi, realizzo che non so quanto deve cuocere una bistecca e che, anche se lo sapessi, non ho idea di quanto tempo l'ho lasciata sul fuoco, ma soprattutto che non me ne frega niente. Spengo il fornello e scarico la bistecca in un piatto. Quando ci affondo il coltello stilla una goccia di sangue. Infilzo con la forchetta il pezzo che ho tagliato, me lo infilo in bocca, mastico, deglutisco. Poi mollo le posate, afferro la bistecca con entrambe le mani e inizio a sbranarla.
Ho mangiato la cena di Mattia. Dovrò farmi perdonare.
STAI LEGGENDO
L'amica genitale
General FictionDue giovani donne completamente diverse tra loro competono per conquistare lo stesso uomo. Fino a che punto sei disposta a spingerti pur di ottenere quello che vuoi? Una storia sexy, ironica e cattiva, rigorosamente solo per adulti. Attenzione: ling...