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Mattia, maglia elasticizzata NO PAIN NO GAIN, pantaloni della tuta e scarpe da ginnastica, entra in cucina, si blocca e aggrotta la fronte.

La tavola è apparecchiata per due. Per la prima volta da quando ho memoria le stoviglie non sono posate direttamente sul piano di fòrmica del tavolo ma su una tovaglia, una vera tovaglia di cotone bianco stampata con grandi ciliegie rosse, una cosa un po' kitsch per i miei gusti ma in casa non c'era altro. Al centro del tavolo c'è una bottiglia di Moёt & Chandon che aspetta di essere stappata. Nei piatti, ostriche.

Sul fuoco c'è una pentola. Dalla parte opposta della stanza ci sono io. Ho addosso un paio di ballerine di satin, trentasette euro; calze parigine nere, dodici euro; una gonna a balze sopra il ginocchio, trentatré euro; e una maglia che mi lascia scoperte le spalle, ventisette euro, ovviamente indossata senza reggiseno. La scelta dell'outfit ha richiesto ore di riflessioni strategiche; non volevo rischiare di eccedere, ci tenevo a mantenere il mio stile, non compravo una gonna così corta dalle scuole superiori, ma poi ho pensato: che cazzo, nella vita vince chi osa. Ho perfino un po' di trucco intorno agli occhi, eyeliner: diciotto euro.

Prevengo le domande di Mattia. Dico che gli ho fatto una sorpresa. Che spero sia una sorpresa gradita. E che lo capisco se, con quello che sta passando, non avrebbe voglia di vedere nessuno; ma è proprio in momenti come questi che bisogna reagire, distrarsi, evitare l'errore di chiudersi in se stessi.

Sulle prime lui non replica. Mi guarda, sorride. Gli sorrido di rimando. Poi Mattia dice che forse dovrebbe cambiarsi, mettere qualcosa di più elegante. Gli rispondo che per me va benissimo così.

Ci sediamo. Prendo il Moёt & Chandon, trentatré euro, e provo a stapparlo, ma il tappo resiste. Mi si sbiancano le nocche per lo sforzo, ma lo stronzo di sughero sembra cementato. Mattia chiede se può provare lui. Mi sfila la bottiglia e, tenendola ferma con la mano destra, con la sinistra applica una torsione secca al tappo che, pop!, salta al primo tentativo.

Dio, com'è in gamba. Qualunque cosa faccia, gronda controllo della situazione e serena fiducia nei suoi mezzi. Se dovessi seguire il mio istinto, ora ribalterei il tavolo e gli salterei addosso per scoparmelo come una posseduta sul pavimento della cucina, ma mi trattengo. Non siamo ancora al punto di cottura.

Lo champagne scorre nei calici, che purtroppo sono flûte di plastica presi al discount; mi sono accorta tardi che in casa non c'erano bicchieri da vino. Consumando l'antipasto a base di ostriche, cinque euro l'una, Mattia dice è vero, ha bisogno di distrarsi, continuare a rimuginare serve solo a farlo stare peggio. Aggiunge che sono stata gentile a organizzare tutto questo per lui e si augura che non mi sia costato troppo tempo e troppa fatica. Io gli rispondo che no, figurarsi, è stato un piacere e intanto ripenso al video di YouTube I dieci alimenti più afrodisiaci: lo champagne è carico di molecole aromatiche che inducono l'ipotalamo a secernere ormoni sessuali, mentre le ostriche sono ricche di zinco, che stimola la produzione di testosterone, e di tirosina, un amminoacido che fa impennare la libido. Bon appetit, Mattia.

Il trillo del timer da cucina poggiato sul mobile dei fornelli mi avvisa che è ora di scolare la pasta. Fino a stamattina non avevo ben chiara la procedura, ma in pomeriggio ho fatto pratica cucinando in rapida sequenza tre dosi di pasta per due persone, poi devolute in beneficienza ai gatti randagi del circondario, e così adesso sono ferratissima. Mi alzo. Qualche minuto dopo servo in tavola due piatti di trofie alla crema di peperoncino e avocado. Il peperoncino in polvere, sette euro e ottanta per una confezione da novanta grammi, aumenta il rilascio di epinefrina ed endorfina, che sono oppiacei naturali. L'avocado, quattro euro al chilo, ha un elevato contenuto calorico ed è pieno di vitamine e grassi essenziali che migliorano la circolazione: l'ideale prima di un prolungato sforzo fisico.

Mangiamo in silenzio. Ogni tanto alziamo la testa dal piatto per scambiarci un sorriso. Arrivati alla frutta, fragole, otto euro al chilo, chiedo a Mattia com'è andata oggi. Lui dice che ha fatto le stesse cose di sempre, è andato al lavoro, in palestra, non ha parlato a nessuno di quello che è successo ieri, forse per illudersi che sia ancora tutto normale.

Gli chiedo se ha sentito la sua ex moglie. Lui sembra avere difficoltà a inghiottire l'ultimo boccone. La voce gli si incrina per un istante mentre dice che avrà provato a chiamare sua moglie almeno venti volte, ma lei non gli ha mai risposto.

Allungo una mano sulla superficie stampata a ciliegie della tovaglia e dico che è giusto così. Che non gli ha risposto perché non c'è più niente da aggiungere. Che non è tutto normale, non tornerà mai più tutto come prima, e se ammetterlo è doloroso negarlo rischia di prolungare la sofferenza all'infinito. La mia mano approda su una delle sue e la avvolge, in un'ideale sineddoche dei nostri corpi nella loro interezza. Pianto i miei occhi in quelli di Mattia, cercando di cogliere i segnali della montata ormonale scatenata dalla bomba di afrodisiaci naturali che gli ho fatto ingerire, e gli dico che il mio consiglio da amica e laureanda in psicologia è di compiere un gesto forte, fisico, che segni una cesura netta tra questo capitolo della sua vita e il prossimo. E che sulla base delle mie esperienze personali e delle mie competenze professionali la via maestra per lenire le ferite del cuore passa dall'appagamento del corpo, specie quello conseguito attraverso il, qui scandisco ogni lettera con particolare esattezza, sesso.

Il sesso, ripete Mattia, e sfila la mano da sotto la mia per metterla sopra.

Il sesso, ripeto io, e già mi sento le mutandine leggermente umide.

Entra Eva.

È a piedi nudi. Ha addosso un microtanga e un babydoll a pois. Il tanga è nero. Anche i pois sono neri. Il babydoll ha un grado di trasparenza di poco inferiore a quello dell'aria che ci circonda. In pratica, all'improvviso, io e Mattia abbiamo smesso di guardarci l'un l'altra e stiamo guardando Eva coperta solo da un triangolo di stoffa sul pube e da una leggera sfocatura a pallini, increspata dai rilievi prepotenti delle tette.

Il babydoll, appeso a quei capezzoli che sembrano manopole di una radio d'epoca, ondeggia sui fianchi come una campana mentre Eva incede con la solita falcata elastica. Vediamo il retro del tanga che scompare tra le sue chiappone quando Eva ci volta le spalle per rivolgersi al lavandino. Sentiamo l'acqua che scorre per qualche secondo. Poi Eva si gira verso di noi. Ha in mano un bicchiere colmo fino all'orlo. Lo avvicina alle labbra e, lentamente, se lo beve in un unico sorso.

Dopodiché posa il bicchiere vuoto, ci dedica un'occhiata e un mezzo sorriso ed esce.

Mattia, la bocca semiaperta e il collo ruotato a un'angolazione che non credevo possibile per un mammifero, la segue con lo sguardo finché non si accorge che io sto guardando lui. Le sue pupille saranno almeno cinque volte il normale. Mattia dice che mi ringrazia di nuovo per la cena e farà tesoro dei miei preziosi consigli, ma adesso è meglio che vada a farsi una doccia, una lunga doccia gelata e, a seguire, una bella dormita che magari lo aiuterà a schiarirsi le idee. Si alza.

I pantaloni della tuta sono tesi da un'erezione che sembra di legno, una cosa così clamorosa che è fisiologicamente impossibile ignorarla. Mattia vede che ho visto, arrossisce come un ragazzino, si copre con entrambe le mani e con tutta la discrezione che gli è possibile in un frangente del genere, cioè nessuna. Si schiarisce la gola, mi augura buonanotte e se ne va a passo spedito.

Resto sola in cucina con i piatti da lavare. Ho ancora in mano l'ultima fragola, unica superstite di una spesa da oltre settanta euro. Serro le dita e la spappolo.

L'amica genitaleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora