Capitolo 30

1K 50 2
                                    

Taylor's POV

Guardavo la gente nel parco dove ero andata dopo essere uscita da casa di Neymar.

Avevo bisogno di fermarmi un attimo e riflettere da sola, senza i suoi tentativi di scusarsi.

Mi sedetti all'ombra di un albero.

Poco più in là c'erano due bambini che si rincorrevano e ridevano, così spensierati e senza problemi per la testa. Guardai quei sorrisi stampati in faccia, ma non per fingere. L'ultima volta che ero stata così spensierata era stato con i miei genitori... mi mancavano tanto.

Sentii la mamma dei bambini che gli urlava di non correre, ma loro continuavano a fare ciò che volevano, mano nella mano, perché credevano di poter conquistare il mondo. Credevano ancora nelle favole, nei principi e nelle principesse, nei regni incantati... Convinti che un giorno i loro sogni si sarebbero avverati, sempre insieme.

E cosa gli importava di chi avevano intorno? Erano loro due, e non avevano bisogno di nessun altro.

Poco più in là c'era una ragazza che camminava, con lo sguardo basso e le cuffiette nelle orecchie. Non si guardava intorno, non alzava lo sguardo dal terreno polveroso e si stringeva nella sua felpa.

Non potei fare a meno di paragonarla a me, prima che arrivasse Neymar.

Camminava senza un obiettivo o una meta precisa, voleva scappare da tutto e da tutti. Sembrava che stesse per mollare, che si stesse aggrappandosi all'ultimo pezzo di speranza che arrivasse qualcuno a portarla via dall'incubo in cui lei stessa aveva fatto in modo di finire.

E cercava di uscire dal buio, ma non poteva farlo da sola, sapeva di non essere forte.

Ad un certo punto vidi che alzava per un secondo gli occhi e stringeva i pugni, nel tentativo di salvare se stessa.

Perché poi è questo che avevo fatto io, perché nessuno resta al tuo fianco per sempre.

Persino le persone che hai amato di più prima o poi si dimenticano.

Il migliore amico dell'asilo o delle elementari, per esempio, con cui hai giurato di passare il resto della vita, prima o poi non te lo ricorderai più.

Un giorno ti ricorderai di lui, uno di quei pomeriggi di inverno, in cui stai accanto al camino e vedi un film, ti chiederai dov'è, con chi è e cosa sta facendo.

Perché sono pochi i rapporti che attraversano le difficoltà e il tempo.

Un po' distante da me c'era una coppia di fidanzati.

Si tenevano per mano, la testa di lei appoggiata sul petto di lui.

Il pensiero corse subito a me e Neymar.

Lei guardava il suo ragazzo nello stesso modo in cui guardavo il mio.

Con gli occhi lucidi di emozione, con tutto l'amore che si poteva trasmettere attraverso uno sguardo.

Lui la stringeva a sè per accertarsi che quello non fosse solo un sogno.

Si scambiavano qualche bacio ogni tanto, sempre sorridenti.

I problemi svanivano perché erano il loro tutto.

Erano felici, ecco la parola giusta.

Questa felicità che nella mia vita non restava più di due settimane.

Infine c'era un signore anziano seduto alla panchina di fronte, mentre leggeva il suo giornale.

Ogni tanto gettava uno sguardo a ciò che succedeva accanto a se.

Nei ragazzi rivedeva se stesso anni prima, rivedeva i suoi errori, le persone che aveva amato, i rimpianti di cose che avrebbe voluto fare.

Tutte le volte in cui era stato capace di perdonare, e tutte le volte in cui aveva sofferto.

Magari a casa aveva una moglie ad aspettarlo, dopo i suoi giri quotidiani.

Una donna con cui aveva condiviso tanto, con cui aveva vissuto per anni, eppure ripensandoci continuava a valere la pena di aver detto quel "si" per lui.

Fin da piccola amavo guardarmi intorno.

Forse era per riempire il vuoto che provavo dentro, perché tutti quei colori, quelle persone... mi aiutavano a non sentirmi sola.

Guardando negli occhi della gente riuscivo a capire cosa provavano, e mi accorgevo di non essere l'unica.

I miei pensieri tornarono a Neymar.

Chissà cosa aveva fatto dopo che me ne ero andata.

Forse si era semplicemente arreso.

Il resto della giornata lo passai girando per la città senza una meta, tra negozi e ristoranti.

Non mangiai nulla, perchè avevo un nodo alla gola che non riuscivo a far andare via.

Ogni tanto la mia mano correva sul mio cellulare, in cerca di un messaggio o una chiamata, ma nulla.

Avevo sbagliato anche io.

Tante volte provai a chiamare, ma non lo feci mai per paura di non so nemmeno io cosa.

Non sapevo cosa volevo.

Continuavo a dirmi di comprare un biglietto per andare via da qui per sempre, e poi la mia parte ingenua mi diceva di chiamare, per far tornare tutto come prima.

Ma era quel briciolo di dignità rimasta a impedirmelo.

Prima mi aveva tradita, poi mi aveva lasciata in un aeroporto con le sue parole in testa, senza voler provare a far funzionare le cose.

Sarei stata pronta a perdonarlo, ma nessuno poteva assicurarmi che non avrebbe sbagliato ancora.

E così al tramonto mi trovavo seduta sulla stessa panchina dove eravamo stati io e Neymar, a osservare il sole scomparire e la notte iniziare.

Allungai una mano dove si era seduto lui, ma trovai solo la fredda pietra a dimostrazione della sua mancanza.

Buttai giù due righe di addio da lasciare prima di partire, ma era tutto troppo patetico nei confronti di ciò che avevamo passato.

Proprio mentre mi stavo alzando, sentii il telefono squillare.

Era Neymar che mi pregava di andare a casa sua.

Non ci pensai due volte e mi diressi verso quel posto che ormai conoscevo bene, chiedendomi cosa sarebbe successo.

Dopo una mezz'ora arrivai al cancello che era già aperto.

Entrai nel grande giardino lentamente, fin quando arrivai alla porta.

Presi un respiro profondo e bussai.

Quando vidi ciò che avevo davanti sorrisi, spalancai gli occhi, che si inumidirono per la prima volta in tutto il giorno, e dovetti combattere l'istino di abbracciare Neymar, che stava sulla soglia della porta.

||Giulia❤

I don't wanna lose you now(a Neymar Jr fanfiction)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora