Gli uomini intorno a Tom aspettavano quel compito da più di un'ora. Erano intrepidi e spavaldk, con una grossa conoscenza del mostro dentro di sé, con una grossa conoscenza della Valle e delle loro creature.
-Lui è qui. Proteggete la mia famiglia, proteggete mia figlia. Lui è qui per lei.-
-Se credi che io possa lasciarla nelle sue mani, ti sbagli di grosso.- ringhiò Xander adirato. I suoi occhi avevano assunto la sfumatura rossa e le iridi rubino gli davano quell'aria mostruosa da predatore. -Non si tocca ciò che mi è sacro.-
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-Mamma. Ti prego aiutami ad alzarmi, non voglio stare a poltrire tutto il giorno in questo letto... -
-Talìa! - la rimproveró la madre, scuotendo la testa, -Sei tremenda, non ti sei ancora ripresa dal colpo al fianco.--Sto bene. Se sto seduta qui o sul divano cambia qualcosa?- Lisa fece una smorfia, Talìa aveva ereditato la stessa cocciutaggine del padre, con disapprovazione aiutò a sollevarsi dal letto e a camminare verso il salotto. Talìa tremava leggermente per lo sforzo di stare in piedi, ma riuscì comunque ad arrivare sul comodo divano.
-Vuoi che ti prepari qualcosa da mangiare? -
-Non ho fame.-
-Talìa... -
-Odio quando dici il mio nome in quel modo, uff. Bene, credo che mi farebbe piacere una tazza di latte caldo, mamma. -
Rispose lei, spostando un cuscino dietro la schiena, con un certo sforzo. La madre annuì con enfasi e sorrise, allontanandosi alle spalle del divano.
-Credi che stiano bene? -
-Lo so per certo. - rispose la madre mentre trafficava nei cassetti della cucina. -Hai un collegamento fisico con papà? -
-Non proprio. Ma come succede per te e Xander, se io sto bene, lui non avrà ferite peggiori di un graffio. -
-Quindi in poche parole, siamo noi...a tenerli in vita. -
-Esattamente.- rispose la madre, avvicinandosi a lei e porgendole una tazza fumante di latte e cannella.
-Dovrebbe aiutarti un po' a risollevarti l'animo. -
Talìa scosse la testa, bevendone un sorso. - Non credo sia possibile dopo tutto ciò che è successo.-Lisa si sedette in fondo al divano , allungando le mani per prendere una coperta per avvolgere le gambe della figlia, con gentilezza, le si appoggiò alle gambe piegate. Mentre Talìa le porgeva la tazza ancora piena.
-Perchè credi sia tornato adesso? Dopo questo tempo?-
-A questo posso rispondere io.-
Talì si voltò di scatto, mentre Lisa si alzava in piedi coprendo totalmente la figlia alla vista dell'uomo.
-Ortros!- gracchiò.
-Ci rivediamo cognatina.- L'uomo compì pochi passi di lato. -Oh, su, Lisa. Fammi vedere mia nipote. Dopotutto sono qui per lei. - ridacchió Ortros, mentre la donna cercava di proteggere la figlia dal suo macabro sguardo. Si eregeva con la sua figura sottile completamente vestita di nero, con i capelli lunghi fino alle spalle e la barba incolta. Aveva il viso pallido e scarno, cereo, con gli occhi rossi e il tremore degli arti.
-Ah, un vero splendore la mia nipotina. Davvero caruccia!- rise l'uomo esponendo alla vista delle donne i denti appuntiti all'interno della bocca, mentre si spostava di lato al divano. Erano denti aguzzi, macchiati e tipici da cane, ingombranti nella sua bocca, fuoriuscivano dai lati delle labbra. Talìa deglutì a fatica, quello non era un uomo...era un mostro. La fissó attentamente con sorriso ambiguo.
-È un piacere conoscerti, mia cara! -
Tirando su per il naso, come un cocainomane da troppo tempo in astinenza, cercò di avvicinarsi a Talìa.-Ti consiglio di rimanere al tuo posto.- Lisa gli sbarró la strada. Il suo corpo tremava leggermente m anon si diede per vinta.
-Oh, andiamo. Non vorrai negarmi questo piacere. --Cosa vuoi Ortros? -
Lui si aprì in un grosso sorriso, iniziando a passeggiare sotto lo sguardo delle sue con non chalance.
-Un tipo, come te assai intelligente, mi chiede cosa voglio? Sai benissimo come mi serve! - urló d'un tratto, spaventando entrambe. Talìa sussultó ancora impietrita sul divano.- Voglio lei! Mi serve per tornare com'ero! -
-Beh, non puoi averla! -
-E che mi fermerebbe? Tu? Una debole mortale? - ridacchió con una strana luce negli occhi.-No. Lo farò io!-
Dalla porta principale entró Clarisse, lo sguardo duro, mentre avanzava verso di loro. Fra le mani reggeva ancora le chiavi.
-Lei non ti serve. Non ti aiuterà a gestire ciò che hai detto, Ortros! -
-Lei è una Lira! Mi aiuterà di certo! -
-No. Non lo è! Non è come Lisa.-
-Chi lo dice? - con un salto le balzó in avanti a pochi centimetri dal viso. Nel frattempo, Lisa aveva aiutato sua figlia ad alzarsi e si erano spostate più lontane da loro. Talìa tremava, rimanendo a stento in piedi sulle gambe mollicce.
-Lo sai benissimo. Non funziona così. -
Ortros piegò la testa di lato ambiguo, quasi terrorizzando la sorella. Il sorriso era sparito lasciando posto a occhi freddi e adirati. Nelle iridi luccicava una strana fiamma di dolore, Clarisse sapeva benissimo che non c'era solo questo.
-Non può aiutarti, non è un Lira! - tentò di calmarlo parlando a bassa voce. Cercò di avvicinarsi a lui, in fin dei conti era suo fratello! Compì un solo passo verso di lui, lentamente.
-Ortros, fidati di me. Sono tua sorella... -
Lui scosse la testa confuso, improvvisamente impanicato, le mani gli tremavano mentre se le passava fra i capelli.
-Certo che lo è! Mi basterà assaggiare il suo sangue e questo mostro sparirà del tutto dal mio corpo! -
-Ortros. - mormoró, un attimo prima che cadesse al suolo.
-Non sarai tu ad impedirmelo, sorellina!-

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His Soul Mate
WerewolfTalìa. Una giovane ragazza si ritrova a tornare a casa dopo anni. Per lei sembra tutto uguale. Eppure non capisce che qualcosa di diverso sta spaventando la valle con incidenti sempre più frequenti. Talìa si ritroverà a fare da spola tra il negozio...