29.

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-Talìa, svegliati. Apri gli occhi, tesoro.- la ragazza battè le palpebre, confusa. Le orecchie le fischiavano un poco e un senso di nausea le occupava lo stomaco. Sopra di lei, Xander se ne stava sospeso appoggiato con il braccio sul letto, nella sua camera.

-Cosa è successo? Mamma e papà?- domandò di getto, la bocca incredibilmente secca. -E zia Clarisse? Oh, dimmi che si è riapresa per favore..-

Con dolcezza Xander, le baciò le labbra a stampo. -Stanno bene. Tua zia si è ripresa subito, ha detto dirti che hai un buon lavoro di cucito.- ridacchiò, ma i suoi occhi stranamente non si accessero di quella solita luce.

-Ma io per quanto tempo ho dormito?- chiese confusa, mentre cercava di tirarsi su dal letto, con enorme sforzo. Infagottata nel letto, fra un spumoso piumino , le riusciva difficile scivolare in posizione dritta.

-Tre giorni...ho quasi temuto che non ti svegliassi più.-

-Ma...tre giorni?- Xander annuì in risposta alla sua domanda, afferrandole le mani con dolcezza e portandosele alla bocca.

-La mia è stata una mossa azzardata e ti prego di perdonarmi. Avrei potuto ferirti gravemente o persino ucciderti.-

-Xander...amore, di che parli?-chiese lei turbata.

-Beh...forse non te lo ricordi, ma ho rotto la finestra, spargendo vetri e pezzi di legno dappertutto, uno di essi ti ha colpito alla tempia...-

Talìa aggrottì la fronte portandosi la mano sulla testa, nessuna cicatrice o bozzo, a parte un piccola punta di dolore lungo la tempia destra. -Xander, non crucciarti. Non mi fa nemmeno male.-

-Avrei potuto ucciderti.-mormorò lui con sguardo basso. Talìa allungò le mani afferrandogli con tenerezza il viso. I suoi occhi scuri incrociariono la torbida tempesta dei suoi azzurri. -Sono qui. Sto bene. Ma ti prego, dimmi degli altri.-

 -Ortros è morto.-




La finestra era scoppiata con un boato, i vetri erano volati in tutta la stanza, mentre Ortros aveva mollato la presa su Talìa ed era caduto a terra sui cocci. Una figura gli era passata davanti afferrando la donna che poteva essere la sua unica via d'uscita da quella vita di odio e furia. mAveva tentato di sollevarsi ma il dolore alla schiena glielo aveva impedito. Talìa era scomparsa e nella stanza erano rimasti solo lui e suo fratello Tom. La sua via di scampo, la sua sola àncora era svanita. -No!- gracchiò, ma era troppo tardi. Tom si era chinato sul fratello maggiore, controllando le sue ferite alla schiena. Il sangue sgorgava da una di esse, più profonda, tra le spalle.

-Guarirai in un batter d'occhio.- disse. In effetti la ferita aveva già iniziato a rimarginarsi.

-Mi...dispiace.- mormorò con gli occhi lucidi. -Non era questo che volevo...Volevo solo tornare come prima.-

Tom annuì con sguardo basso. Per la prima volta da anni, rivedeva suo fratello. -Lo so, fratello mio.-

Ortros chiuse gli occhi, una piccola lacrima scese a bagnargli la guancia. -Non ho mai voluto questi poteri. Tom, questo non era un dono.-

-Ortros...era nostro compito riuscire a calmare la bestia. Non dovevamo adattarci a lei, ma lei avrebbe dovuto adattarsi a noi. Eravamo uniti, Ortros. Ma prima il tuo desiderio di dominare gli umani e poi i tuoi omicidi ci hanno allontanato. Non ho mai voluto che finisse così.-

-Perdonami.-mormorò a voce bassa, mentre il suo corpo si riempiva di spasmi e le ferite riportate, da cui sgorgava sangue nero come il petrolio, risanassero sotto il suo sguardo. -Non riuscivo a trattenerla, la bestia si nutriva di sangue e l'unico modo per farla smettere di urlare nelle mie tmpie era nutrirla. Non ho mai voluto uccidere ma non potevo farne a meno.-

Dalla porta entrarono a grandi passi cinque agenti del Consiglio, con mimetica nera e anfibi. Rimasero fermi e sbalorditi davanti al caos del salotto. Uno di loro, alto e bruno si chinò su di loro.

Tom si voltò e solo in quell'istante capì che era troppo tardi. Con respiro mozzato, parlò a bassa voce.

-Sai bene cosa succederà ora.- Tom si alzò, indicando gli agenti con un cenno del capo. -Gli Anziani decideranno cosa fare, avrai la tua punizione, Ortros. Mi spiace fratello...-

-No, Tom! Non farmi questo! Non lasciarmi in mano loro!!- Tre agenti si avvicinarono afferrando Ortros. Tenuto in piedi dalle loro mani, Tom si accorse che il fratello aveva preso a tremare.

-Non posso fare nulla...- affranto vide gli agenti sollevare Ortros e portarlo via.






-Si è...tagliato la gola poco prima di arrivare al Consiglio. Sapeva di non avere altra via di uscita. Gli anziani avrebbero potuto decidere anche di fargli di peggio, per questo lui ha deciso di farla finita.- 

Talìa si strinse le braccia attorno al corpo, improvvisamente gelido e attraversato da brividi.-Xander..-sussurrò un attimo prima di scoppiare in singhiozzi. -Lui non era cattivo come credi...Lui non..sapeva gestire ciò che era...-  Xander la strinse a sè in un abbraccio urgente e bisognoso, la sua bocca occupò quella di lei in un bacio che la lasciò senza fiato.

-Credevo di averti persa...invece eccoti qui, a piangere per un uomo che si era pentito dei suoi sbagli. Hai un cuore così grande, mio dolce amore.-

-Papà come sta?-  si asciugò le lacrime dalle guance con le dita.

-Si è chiuso in sè stesso. Non parla con nessuno. Tua madre ha deciso di partire questa mattina, era dispiaciuta, ma credeva fosse un bene per loro allontanarsi da questa città.-

La ragazza annuì comprensiva. Avrebbe teolefonato loro più tardi...In realtà non sapeva neanche che ore fossero.  -E adesso cosa succederà?-

Xander sorrise, alzandosi dal letto e dopo aver scalciato le scarpe e tolto i vestiti, si infilò nelle lenzuola con lei, stringendola sul suo petto.

-Scriveremo un nuovo inizio e ci ricorderemo sempre che non tutte le persone che compiono cattive azioni, sono persone cattive.-








Queste ragazze mie è l'ultimo capitolo...o meglio prima dell'epilogo! Fatemi sapere cosa ve ne pare nei commenti e alla prossima!!xx

His Soul MateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora