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Aveva dormito quella notte?
No, affatto.
L'immagine di quell'uomo, di Xander svenuto fra le braccia l'avrebbe perseguitata per sempre. Non solo si era sentita impotente ma anche in colpa per averlo lasciato alla mercé dei familiari. Era stata allontanata infatti, dal fratellino e da due losche figure, tanto alti e grossi da incuterle timore, quegli uomini l'avevano sollevato e portato via come un sacco di patate.
Non le era sfuggita però l'occhiata che Xander le aveva rivolto: un misto di sofferenza e desiderio che l'aveva lasciata sconvolta.
Si strofinó gli occhi prima di dirigersi verso il bagno per fare una doccia. Aveva quasi la sensazione del suo sangue sulle dita. Era stata una sensazione orribile, vederlo tremare dal dolore mentre la ferita sfrigolava per via delle erbe che vi erano state applicate. Dopo poco dalla ferita era iniziata a sgorgare un liquido nero, denso e con un odore forte. E poi la ferita quasi per miracolo si era rinchiusa, non del tutto, ma sembrava che i tessuti si fossero saldati da soli senza punti.
Un fatto stranissimo che per la scienza sarebbe stato impossibile duplicare.
Quella mattina la solita routine l'aspettava: sarebbe andata al negozio, da zia Clarisse, ma questa volta, pretendeva risposte e le avrebbe ottenute.
Era così strano ciò che era successo, anzi era impossibile. Dopo la doccia e un cambio veloce, ci mise undici minuti esatti per arrivare in negozio. Zia Clarisse era lì, sembrava completamente esausta, come se nemmeno lei avesse riposato bene. Nei suoi suoi jeans a zampa d'elefante con stivali alti, sembrava quasi una bambina. Quando la vide saltò sulla sedia e le rivolse un cenno. Era nervosa.
-Dobbiamo parlare... - disse facendole segno di andare con lei.
La seguì nel retro e la osservó mettersi seduta sul divano, tesa come una molla. I suoi occhi neri la  fissarono seri con un ci piglio quasi scontroso.  Talìa si aspettava di sentire di tutto. Qualsiasi assurda spiegazione. Ma non quella..
-Xander ha bisogno di te. Talìa devi andare da lui prima che succeda l'inevitabile! -
-Tutto questo è assurdo! Perché dovrei andare da lui? Non lo conosco nemmeno!! In questa dannata valle succedono cose senza alcun senso! - ribatte, fissandola con sguardo adirato. Tutto ciò non aveva senso. Non aveva senso la sua preoccupazione, non aveva senso la preoccupazione di zia Clarisse, non aveva senso che si sentisse così male.
-Devi andare da lui. Talìa se non ti avrà al suo fianco morirà!-
-Io non capisco... -
-È un uomo lupo. Metà del suo essere è la bestia che ieri ti ha riconosciuta come sua.-
-Co..Come fai a dirlo? Non è così! Ti stai sbagliando...- la sua voce tremava leggermente come il resto del corpo. Impossibile. Tutto questo era impossibile.
Zia Clarissa scosse la testa alzandosi dal divano e ponendosi di fronte a Talìa.
-La prima volta che lo hai visto, ti sei sentita in modo strano, giusto? Ti sei sentita come... -
-Colpita da un fulmine. - rispose con sguardo basso. - Non può essere vero.. I licantropi non esistono.. Tutto questo è assurdo...Questo non spiega nulla. Non può essere che d'un tratto le favole che mi raccontavi da piccola siano ver...-
Lo sguardo di Clarisse si fece eloquente. Oh, diavolo, non era possibile.
-Vai da lui. Ti spiegherà tutto ciò che vuoi sapere. -
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*
Alexander.
Era inutile. Non riusciva a fare altro che pensarla.
Poche ore prima era chinata sul suo viso, poche ore prima lo rassicurava, poche ore prima si era completamente innamorato.
Era come un sogno. Suo fratello premeva sulla ferita sul fianco e il dolore gli aveva annebbiato la mente. Non sentiva altro. Solo dolore, stanchezza. Persino il suo stesso respiro era rimasto bloccato nei polmoni. Ricordava di aver chiuso gli occhi e di averli riaperti al suono del suo cuore. Batteva veloce, sconvolto dalla sua presenza, dal suo sguardo insistente. Sembra un piccolo cerbiatto braccato da un cacciatore. Spaventata, piccola e indifesa. L'aveva divorata con pazienza, imprimendo a fuoco nella mente la sua immagine. E per un attimo si era immaginato al suo fianco, mentre passava le dita lungo le ciocche castano chiaro, sul viso dolce. Mentre la guardava negli occhi color miele, quegli occhi che l'avrebbero perseguitato ovunque. Aveva voglia di toccare la sua pelle morbida, fresca. Le curve morbide dei seni, dei fianchi, la pancia tonda e persino le gambe. Era estremamente adorabile. Era... Non c'erano parole per descriverla. Ma adesso non era qui. Mancava al suo fianco. E lui si sentiva sempre più debole, sempre più stanco.
-Xander. Fratello, cerca di restare sveglio.- si sentì scuotere, ma non aprì gli occhi. Voleva rimanere nei ricordi di lei, voleva rimanere con lei.
-C'è qualcuno che bussa. Deve essere la guaritrice. Torno fra poco. Non ti addormentare... -
Non rispose. Non voleva distruggere quel sogno. Non voleva abbandonare quella meravigliosa immagine.
Avvertì qualche borbottio, qualcuno che consiglia a Max di riposare, qualche imprecazione, poi il nulla.
Poi una fragranza di limone e miele gli ridestò i sensi. Aprì gli occhi di scatto, tanto da spaventare la sua figura. Era lei. Era al suo fianco. Non poteva permettere che se ne andasse. Cercó di tirarsi su ma i suoi arti erano così pesanti e difficili da spostare.
-No. Sta' buono. Non devi muoverti.. - mormorò. La sua voce era balsamo che scorreva lento e che lo cullata. Socchiuse gli occhi beato. Lei era lì. Voleva che si avvicinasse, che gli parlasse, che lo toccasse...
-Talìa?!-il fratello entrò con un piccolo vassoio che poggiò sul comodino. - È tutto quello che hai chiesto. -
-Grazie Max, puoi andare. Vai a riposare... Mi occuperò io di lui, adesso... -
Si! Speró dicesse sul serio. Continuó ad osservarla, si muoveva lentamente in modo impacciato. Si avvicinò al letto, ma non troppo vicino quasi lo temesse. Gli rivolse un sorriso debole, dolce, come se avesse paura che la mangiasse. E ci sarebbe davvero mancato poco, perché il desiderio di lei era crescente, cocente e gli risanava velocemente le ferite. La guardó avvicinarsi al comodino.
-Ti va di bere qualcosa? -

His Soul MateDove le storie prendono vita. Scoprilo ora