Capitolo Uno: Una Normalissima Giornata

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"Ci risiamo, una normalissima giornata come tutte le altre" pensa Andrea sorseggiando una tazza di caffè. Anche oggi si è svegliato alle sei e mezza, si è lavato, vestito, ha salutato frettolosamente i genitori ed è uscito come ogni mattina. Arriva alla fermata dell'autobus puntuale come un orologio e sale sul mezzo, diretto verso la sua scuola. Mentre Il mezzo dà il via al suo monotono ritmo di fermate e di partenze, Andrea si guarda intorno annoiato: Cosa si potrebbe fare per spezzare la monotonia? Un giro in bici con i compagni di classe? Incontrarsi in un bar? Andare al cinema? Lui ha provato a invitare qualcuno, ma dopo un po' ha gettato la spugna.

Il posto subito accanto al suo è vuoto, come sempre. La gente si siede accanto a lui soltanto quando non c'è alternativa. Generalmente gli altri passeggeri si voltano inorriditi e cercano un altro posto. Andrea sa bene il motivo: la parte destra del suo viso è coperta da una macchia scura che dà un'aria sinistra al suo aspetto. Andrea l'ha avuta sin dalla nascita, ma lo sanno in pochi. Di solito la gente non chiede.

Dopo mezz'ora di strada il mezzo finalmente raggiunge la scuola. "Liceo Scientifico Nikola Tesla." Bel nome, per una gabbia di matti come quella. Andrea scende, ringrazia il conducente ed entra nell'edificio scolastico. Appena entrato vede i suoi compagni di classe tutti riuniti in un angolo del corridoio, uno accanto all'altro. Loro lo chiamano Fuffi, perché è macchiato (e impaziente) come un cane. Il ragazzo al centro del gruppo si chiama Pietro Marchesi, appartiene a un'altra sezione ma si è unito a loro comunque. Pietro si avvicina ad Andrea, che lo saluta freddamente. Sa già che cosa vuole.

"Ehi Fuffi, sabato sera di nuovo da solo?" lo provoca scherzosamente Pietro.

"Te l'ho detto un milione di volte, non mi devi chiamare in quel modo!"

"Tranquillo, stavo solo scherzando. Senti, l'hai fatta quella cosa di chimica che ti avevo chiesto?"

Andrea tira fuori un paio di fogli dallo zaino, li consegna a Pietro e risponde contrariato: "Due pagine di relazioni di chimica per il tuo lavoro di gruppo. Ti conviene non prenderti tutto il merito come al solito, altrimenti cambio idea e non ti scrivo più un bel niente."

"Tanto il progetto di chimica è del mio gruppo, il merito se lo prendono loro."

Al sentire quelle parole Andrea inizia ad innervosirsi. Avrebbe voglia di prenderlo a calci per ogni volta che rompe le scatole in quel modo, ma per fortuna la campanella è suonata prima che riesca a mettergli le mani addosso. A quel punto entrambi ritornano nelle proprie classi. Da lì in poi, la giornata riprende come al solito: I compagni che lo ignorano fino a quando non gli serve qualcosa, gli esercizi di matematica, le lezioni interessanti solo a metà... Tutto perfettamente normale.

Suona la campanella, tutti abbandonano le classi per godersi la ricreazione, specialmente i compagni di Andrea, che si riuniscono nel cortile discutendo animosamente su cosa fare per il sabato sera, come al solito.

"Oggi è sabato, che si fa?" chiede impaziente uno di loro.

"Niente! Non hai sentito? Ieri notte due ragazzi sono andati in giro per la città, e adesso non se ne hanno più notizie. Sta succedendo ogni notte!"

"Avanti, credi ancora a queste storie?"

"Già, sei spaventata per caso?"

Uno dei ragazzi prende iniziativa: "Sarebbe il caso di verificare la notizia. Andrea, ti andrebbe di fare una cosa per me?"

"Più tardi, sono... occupato." risponde lui mentre fa del suo meglio per evitare gli altri. 

Una volta in corridoio Andrea svolta l'angolo, procede per un paio di metri e bussa alla porta dell'aula di Pietro. In classe c'è solo il professore di chimica di Marchesi, un uomo sulla trentina coi capelli scuri e ricci. Il ragazzo saluta il professore e chiede: "Professore, posso parlarle per un attimo?"

Una Macchia Sul VoltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora