~33~ falsità

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tornata a casa sbattei forte la porta della mia camera e mi chiusi a chiave.
-Irene le porte!- mi urlò mamma dalla cucina, come era solita fare.
io la ignorai con ancora il viso pieno di lacrime.

mi sedetti sul letto ed estrassi dal comodino alcune delle tante polaroid di me e Alberto.
la guardai fissa, senza distogliere lo sguardo nemmeno un secondo, come la prima volta che lo vidi.

i nostri sorrisi collegati tra di loro dall'amore, o almeno quello che credevo amore.
nel frattempo continuavo a piangere ininterrottamente, non riuscivo a fermarmi.
dentro di me si era rotto qualcosa, di nuovo.

ma questa volta, a differenza di quanto capitato con Enrico, la delusione era maggiore.
perché ci avevo creduto.
e ci avevo creduto tanto, forse troppo.

"è stata in parte colpa mia" continuavo a ripetermi in testa.
"non sarei dovuta tornare ad amare".

avrei voluto strappare quella foto in mille minuscoli pezzettini, così da non dover più rivedere quei sorrisi e quella felicità.
ma qualcosa mi bloccava.
in quel momento non sapevo cosa fosse, come non lo so adesso.
ma per qualche strana ragione non ebbi la forza fisica e mentale di ridurre in niente quelle due facce che emettevano felicità da tutti i pori.

pochi attimi dopo entrò Elisa fiondandosi su di me e avvolgendo le sue braccia intorno al mio collo.
-Alberto mi ha detto cosa ha combinato- sussurrò.
-siamo d'accordo tutte e due sul fatto che sia un coglione?- continuò cercando di ironizzare un po'.
io annuii, mentre lasciavo che le mie lacrime scivolassero sulle guance fino a bagnare la sua spalla.

mentre mi accarezzava i capelli mi disse con voce rassicurante:
-ei! va tutto bene, abbiamo superato Enrico, supereremo anche Alberto.
e parlo al plurale perché io sono qui con te, non ti lascio sola. non lo farò mai.-

arrivò anche mia madre e vedendomi in quella situazione chiese cosa fosse successo.
Elisa mi fece coricare e uscì con mia madre fuori, raccontandole l'accaduto.

il tempo che entrambe rientrassero nella mia camera, io mi ero già addormentata.
e avevo, almeno per la durata di una notte, dimenticato i problemi che mi affliggevano.

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