~37~ gioco

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entrambi in imbarazzo ci girammo dalla parte opposta e ci sedemmo a tavola.
durante tutta la cena non ci rivolsimo la parola, se non per chiedere dell'acqua.
poi, nell'attesa della mezzanotte, ci sedemmo sul divano e guardammo un film.

11.05 pm
Marco si addormentò, mamma e Maria andarono in cucina a discutere su quale tipo di pentola fosse meglio usare quando si cucinano i ravioli, io ed Enrico rimanemmo sul divano, sempre separati da quel dannato cuscino, a "guardare il film", anche se entrambi stavamo pensando a tutt'altro.

arrivati i titoli di coda, spense il televisore e controllò l'orario.
-porca miseria! sono ancora e 30!- esclamò deluso.
-perché tutta questa fretta?- chiesi.
-beh, voglio aprire i regali.
palese, no?- rispose.
io annuii.

...

rimanemmo senza dir nulla per qualche attimo,
poi lui ruppe il silenzio con un'esclamazione a dir poco inaspettata:
-ti va di scendere in cortile?
-ehh..- rimasi a pensare per un po', poi accettai.
prendemmo i giubbotti e, senza far rumore per non svegliare mio fratello, uscimmo di casa.

arrivati giù, ci sedemmo su una panchina, come facevamo di solito quando stavamo insieme.
-ricordi quel seme che piantammo tempo fa?- chiese lui sorridendo.
-si mi ricordo- confermai.
-guarda. ci è cresciuta una pianta- continuò lui, indicandola.
-wow- dissi io -ma siamo stati bravissimi!- continuai ironicamente.
entrambi ridemmo.

forse per quella sera, potevo davvero lasciarmi tutto alle spalle.
forse per quella sera, avrei potuto riprovarci, ad essere felice.

-senti, so che non è il momento, però mi dispiace- disse lui dal nulla.
-per cosa?- chiesi.
-ho saputo che tu e Alberto vi siete lasciati..- rispose lui timidamente.
-ah..- continuai io alzando gli occhi al cielo.

-non preoccuparti- continuai.
-come stai?- chiese.
-non posso dire di stare bene..- dissi facendo una premessa.
-..però era la cosa giusta da fare- conclusi.

-giusta per chi?- chiese.
-per entrambi.- risposi.
-per quale motivo?- continuò.
io esitai a rispondere, in effetti non ci avevo mai pensato veramente.
-Ire- disse lui prendendomi la mano.
-ti conosco da 6 anni e ti conosco come nessuno ti conosce, perché ti ho amata e ti amo tutt'ora.- continuò.
mi girai verso di lui.

-non fraintendermi.
ho sbagliato lo so, ti ho fatto del male.
ma farei di tutto per rimediare e adesso ne ho l'occasione- concluse.
-ma che dici?- chiesi io confusa.
-l'unico modo per non farti provare più dolore, è renderti felice.
e tu con Alberto lo eri, li ho visti i tuoi occhi.
quelli erano gli stessi occhi che guardavano me.- rispose.
-si ma mi ha usata. ero solo una scommessa per lui!- risposi alterandomi.

-no Irene, non era per niente un gioco per lui- disse lui, confondendomi.
-come fai a saperlo?- chiesi.
lui fece un sospiro, poi mi rispose, dicendomi una cosa che mi lasciò a bocca aperta.

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