19-Finché morte non vi separi

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Quella notte dormii molto bene, come se mi sentissi al sicuro sotto gli occhi di Marcus.
Feci un bel sogno, ma più provavo a ricordarlo, più mi sfuggiva dalla mente.
Quel mattino chiesi esplicitamente ad una guardia di voler fare una doccia e ora vi descrivo:
ogni volta mi portavano in una stanza grande e vuota, aprivano un getto di acqua fortissimo e freddo al limite del sopportabile che lentamente si convertiva nella lava di un vulcano in eruzione.
Una guardia donna teneva il tubo dell'acqua e me la sparava sul corpo.
Spesso riportavo anche delle escoriazioni e dei lividi.
Prima di questo però, mi davano del sapone che dovevo passarmi sul corpo, un corpo tremendamente magro che non apparteneva a me, i sieni quasi secchi, le gambe minute...volevo le mie curve, quel corpo non apparteneva a me.
Dopo aver terminato la doccia, mi rivestii con la divisa nuova e fui scortata in cella.
Ora volevo rivolgermi alla mia mente, fare una specie di escursione nel mio cervello e riflettere sul motivo per il quale i miei occhi il giorno prima avevano dimostrato un accenno ai miei poteri.
Esclusi il contatto umano con Marcus, ma presi come valida ipotesi il fatto che stessi raccontando parte della mia vita e del mio trascorso.
Analizzai i contenuti e le parole.
Thor, Loki, Nashira, divinità, Heimdall, mia madre.
Questo era ciò che ci eravamo detti.
Trovai un collegamento con la frase di Loki:
il re e non la regina.
Intendeva di Asgard? Ovviamente, non poteva trattarsi dei sovrani di Midgard, non avrebbe avuto senso.
Thor era stato il re.
Quindi la frase era:
Thor e non Nashira.
E con questo? Avevo scoperto tutto e non avevo scoperto niente.
In quel momento passò Marcus per la ronda diurna.
Mi alzai, ma non potevo raggiungere la porta per il fatto della flebo.
Ovviamente optai per la cosa più ovvia: mi strappai via l'ago e corsi alla porta.

-Ciao!

Esclamai felice come una pasqua.

-Detenuta cosa stai facendo? Perché ti sei staccata l'ago?

Inserì le chiavi e poi entrò come una furia.
Mi travolse e mi portò seduta.

-Cosa ti è preso?

-Volevo solo salutarti.

-Per quale motivo?

Provai a riflettere un minuto.

-Perché sei la guardia che mi hanno affibbiato, no? E volevo essere riconoscente.

Mi stavo comportando da stupida, me ne ero accorta.

-Allora...

Si mise in ginocchio di fronte a me e prese molto delicatamente il mio polso pieno di ematomi neri che lentamente sfumavano in verde, in blu e in giallo.
Tastò un po' con le sue dita grandi, poi trovò il punto che gli interessava e mi inserì molto lentamente l'ago.
Non mi fece male affatto.
Poi dalla cintura tirò fuori una benda e mi coprì il polso fino a metà braccio.
Si alzò in piedi ovviamente sotto il mio sguardo attento che cercava di scrutare ogni angolo del suo corpo scultoreo e in punta di piedi agganciò la sacca.

-Perché è di plastica? Non potete optare per una boccia di vetro?

-Pazza come sei saresti in grado di buttarla a terra, romperla e tagliarti con i vetri.

Sollevai le spalle.

-Così avete da controllare soltanto Loki per tutta l'eternità e vi togliereste me dalle scatole. In fondo sono solo un nome ed un peso, non ho la mia identità, non ho diritti, mi avete sfigurato e in più non posso vedere nessuna delle persone che amo.

Ormai era tutto così scontato, non mi interessava più nulla, ero quasi divertita da questa situazione.

-Ti prego uccidimi, ti prego. 500 anni sono incalcolabili. Sono troppo sottona per suicidarmi. Ormai non ho più nulla da perdere. UCCIDIMI!

Crush on Mr. Bad Boy-2 L'Alba del ReameDove le storie prendono vita. Scoprilo ora