Aveva bussato alla porta di Daniel in modo a dir poco insistente, incontrollato, quasi come se avesse il diavolo alle calcagna. Ed era proprio così, ne era certo, perché Sergej avrebbe potuto presentarsi lì da un momento all'altro per spedirlo fuori dall'URC a calci in culo.
«Apri questa cazzo di porta, devo parlarti!» Il tono confidenziale, la voce alta e la paura che Garner potesse raggiungerlo prima ancora di Sergej. «È importante!» Ringhiò a denti stretti, bussò ancora, convulsamente, e poi si sentì mancare un battito nel vedere il volto allibito di Daniel.
«Cosa cazzo vuoi da me?» Scandì questi, restringendo le palpebre per poi sollevare il mento con stizza. A differenza della prima volta, però, non si fece remore nel presentarsi sull'uscio con dei panni puliti e i capelli ancora umidi. «Ti è stato proibito di vedermi, ti è stato proibito di venire a trovarmi, ti è stato chiesto di starmi alla larga...» iniziò a elencare automaticamente, acidamente. Storse addirittura il naso, mostrandosi ostile e per nulla incline al dialogo. «Eppure sei qui, Hunt!» Esclamò seccato. «Sei una piattola o cosa?»
«Devo parlarti, è importante» ripeté. Si guardò attorno, poi si umettò le labbra e, dopo averle morse, si fece largo nell'appartamento di Daniel nello stesso modo cui aveva fatto Sergej qualche giorno prima – senza invito, senza permesso.
«Ed è questo il modo?» Daniel sollevò un sopracciglio, schioccò la lingua e chiuse di scatto la porta per posarvi contro le spalle. A braccia conserte, allora, osservò Jeremy nella penombra del corridoio. «Non sai trovare un modo meno invasivo e pericoloso per farti avanti?»
«No, non so farlo» ammise a malincuore. O forse avrebbe potuto, già – magari al Poligono, magari in mensa, magari lungo la strada. Deglutì a vuoto, abbassando lo sguardo al suolo per poi chiudere le palpebre di getto. Imbarazzato e ancora scosso, ricordò le parole di Sergej e inspirò a fondo. «Ma non posso più aspettare, Daniel.»
«Capitano Begum» rimarcò aspro. «E falla finita con questo tono informale, cazzo! Mi dà fastidio, mi fa saltare i nervi!»
«Non me ne frega un accidente» sbottò l'interpellato, fulminandolo sul posto. Poi sentì bussare alla porta di Daniel e deglutì a vuoto. Non pensò neppure per un istante che Sergej potesse essere già arrivato, ma che Garner lo avesse intercettato. Così restrinse lo sguardo e disse: «Nascondimi, cazzo.»
«Perché dovrei?» Inconsciamente, sentendolo parlare piano, Daniel abbassò la voce. «Sei stato ripreso dalle telecamere della sorveglianza, Hunt, sei stato immortalato su VHS! Probabilmente staranno avvisando il Comandante in questo preciso momento...»
«Non è il comandante» soffiò.
La voce dall'altro lato della porta si presentò con un sonoro: «Capitano Begum, sono Garner.» E fece deglutire Jeremy, fece aggrottare le sopracciglia a Daniel.
«Un momento» schioccò in tutta risposta, indicando a Jeremy una delle porte più in fondo al corridoio – la sua stanza da letto, sì, perché tutti i membri dell'URC avevano la stanza in quell'esatto punto. «Arrivo» aggiunse laconico, dopo aver chiuso il suo problema a chiave oltre la soglia proibita.
«Hunt è qui?» Quella fu la prima domanda che Garner fece faccia a faccia a Daniel, la prima a cui si sentì rispondere con un secco:
«No.»
Così storse le labbra, indurì i muscoli del viso e inclinò appena la testa. «Non voglio coprire nessuno, Capitano Begum» disse.
«Neanch'io» mentì. «E stavo finendo di lavarmi, perciò...» Storse le labbra, non aggiunse altro, indicò l'uscita a Garner come se questi avesse osato anche solo muovere un passo per penetrare nel suo appartamento. Allora lo vide retrocedere fino all'ascensore, fare il saluto militare e congedarsi senza ulteriori domande.
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Butterfly Theorem
ActionJeremy Hunt ha perso tutto, ogni cosa: non ha un posto dove stare, tantomeno un motivo per continuare a vivere. Ma non è il né il primo né l'ultimo. Sono ancora gli anni Settanta, tuttavia sembra che le lancette del tempo si siano fermate da un pezz...