Sergej aveva lo sguardo fisso in avanti, puntato su quello di Garner. Sembrava minacciarlo in silenzio, perfino studiarlo. E avrebbe pagato oro per leggergli dentro, per superare la sua facciata fino a sprofondargli nel cervello, nei pensieri. Perché sì, il suo tassello mancante era la comprensione.
«Avevate pianificato tutto» constatò a bassa voce. «Non è stato un gesto impulsivo, né un modo per proteggere Hunt. Più che insubordinazione, questo è un vero e proprio ammutinamento.»
«La sua nave stava già affondando, Jackson» scandì Garner. «E lei conosce molto bene le ragioni che hanno portato al tracollo.»
Disarmato e ammanettato come un criminale, disse: «Affatto.» Negò con il capo, cercò di avvalorare la sua tesi e montò un'espressione impenetrabile. «Non so proprio a cosa sia dovuto il vostro risentimento» fece. «Sono stato io a salvarvi – uno a uno.»
«Ma anche a condannarci – chi più e chi meno, ovviamente» replicò Garner.
«In che modo?» Indagò. Corrugò appena le sopracciglia, scrutandolo nella penombra, mentre il furgone avanzava verso una direzione a lui ignota. «Vi ho dato una posizione di rilievo, un'educazione militare, uno scopo per cui vivere...»
E venne subito interrotto da Garner. «Ha giocato con le fragilità e le menti delle persone, Jackson. Non è un comportamento degno per una carica come la sua.»
«Dovrei abbandonare il mio ruolo, forse?» Schioccò con una punta di divertimento. «È assurdo. L'SRF non lo permetterà mai, no.» Ghignò. «Non hai la benché minima idea di come io sia diventato Comandante della Terza Armata, Garner...»
«Ce l'ho, invece» mormorò, cogliendolo alla sprovvista. E poté leggere sul suo volto la sorpresa pura e semplice, quella che per un attimo parve fulminarlo da capo a piedi. «Lei è il risultato di un esperimento governativo, Jackson.»
«No, sono solo una persona meritevole» negò.
«Era parte di un'organizzazione criminale, un membro della mafia sovietica che è stato catturato dall'SRF e poi rinchiuso in manicomio per un progetto di lavaggio del cervello.»
«Non è vero» scandì.
«Ma era resistente ai trattamenti, perciò hanno dovuto procedere con pesanti terapie di annichilimento dell'ego...» iniziò a dire Garner, vedendogli scuotere la testa come se fosse infastidito da una mosca troppo vicina. «E ne hanno creato uno nuovo sulla base del niente, sì.»
«No.»
«Poi è diventato ciò che è adesso.» Ma non riuscì a dire altro, perché udì degli spari repentini e i sobbalzi del furgone. Perse l'equilibrio fino a urtare Moore e a cadere in terra. Poi, con gli occhi sgranati, cercò di raggiungere il proprio AK-47 e sollevarsi alla svelta. Tuttavia fu il rumore dei proiettili che ne seguì a non lasciare spazio all'immaginazione: li stavano attaccando. Allora deglutì, guardò Moore e si umettò le labbra. «Stanno arrivando» disse.
«Già.» Moore immaginò che fossero gli uomini di Mike Reed, perciò imbracciò il proprio fucile d'assalto e puntò assieme a Garner verso il portellone principale. Eppure dovette ricredersi quando, una volta spalancato, vide il volto familiare della fotografia che il Dottor Howard gli aveva posto sotto il naso giusto un paio di giorni prima. «Ryurick Volkov?» Boccheggiò.
Garner batté le palpebre con fare perplesso, non riuscendo a capire cosa stesse accadendo. In un primo momento pensò nell'imboscata di due associazioni a delinquere unite per sterminare la Terza Armata nel momento peggiore, ma poi comprese che non era affatto ciò che Ryurick aveva in mente, perché gli sentì dire:
«Consegnatemi il Comandante Jackson e avrete salva la vita. In caso contrario verrete uccisi dai miei uomini.»
Moore guardò la decina di persone armate alle sue spalle, poi deglutì e spostò gli occhi su Garner. «Cosa significa?» Balbettò crucciato.
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Butterfly Theorem
ActionJeremy Hunt ha perso tutto, ogni cosa: non ha un posto dove stare, tantomeno un motivo per continuare a vivere. Ma non è il né il primo né l'ultimo. Sono ancora gli anni Settanta, tuttavia sembra che le lancette del tempo si siano fermate da un pezz...