Chiusi la porta con difficoltà, cercando di portare P Kao verso la sala, sedendomi insieme a lui sul divano. Notai che il suo viso era decisamente arrossato, mentre a stento riusciva a stare seduto per bene.
"P Kao, hai bevuto?" domandai preoccupato, cercando di spostarlo dall'abbraccio in cui mi aveva bloccato, toccandogli le guance.
Era caldo, sudato e a malapena teneva gli occhi aperti. Lo feci appoggiare con la schiena al divano, sentendo le sue mani stringermi gli avambracci, cercando un contatto il più possibile.
"Torno subito P... aspetta un attimo." dissi accarezzandogli la fronte, alzandomi lentamente dal divano e dirigendomi in cucina.
Aprii il frizer, prendendo del ghiaccio istantaneo e una bottiglietta d'acqua, tornando poi verso P Kao per sedermi di fianco a lui. Il maggiore sembrava aspettarmi, guardandomi con occhi stanchi, mentre la sua mano mi toccò il polso.
"Earth... scusami. Non dovevo venire..." biascicò con stanchezza, mentre io presi il ghiaccio istantaneo e lo passai sul suo collo, sentendolo lamentarsi.
"Perché hai bevuto così tanto P..." chiesi preoccupato, spostandogli i capelli bagnati dalla fronte, mentre il suo volto si rilassava leggermente.
Non rispose subito. Pensai che a breve si sarebbe semplicemente addormentato sul mio divano, ma alla fine aprì gli occhi stanchi e cercò di guardarmi. "Gli ho detto che è finita..." mormorò.
Io impallidii, mentre la mia mano si fermò a mezz'aria con il sacchetto del ghiaccio istantaneo, cercando di capire le sue parole, anche se non potevano di certo essere travisate.
"P... perché?" domandai, sentendo il mio cuore che iniziare a sbattere violentemente contro il petto.
Una parte di me voleva sapere perché P Kao avesse deciso di lasciare il suo ragazzo, mentre l'altra era in preda al panico più totale. L'host era ubriaco, completamente perso in chissà quale mondo, distaccato dalla realtà che ci circondava. Come potevo chiedergli spiegazioni in quel momento? Se mi avesse detto qualcosa e al mattino se ne fosse completamente dimenticato? O peggio, se alla fine se ne fosse pentito?
Avrei preferito non iniziare quel discorso, ma ormai P Kao sembrò intenzionato a rispondermi, visto che si impuntò con le mani sul divano, tentando di tirarsi meglio a sedere, mentre io lasciai il ghiaccio istantaneo su un tavolino a lato del divano.
"Lui... è andato via Earth. Mi ha chiesto del tempo e io gliel'ho dato..." cercò di spiegare, tirandosi indietro i capelli, mentre altre lacrime iniziarono a scendere dai suoi occhi.
Un nodo alla gola mi impedì di bloccare le sue parole, percependo la voglia di piangere e abbracciarlo forte a me. Vederlo così inerme, distrutto sentimentalmente e psicologicamente, non mi sembrava reale.
"So che non c'è più niente da salvare... lui non ha accettato le mie scuse... non ha accettato niente. L'ho lasciato andare..." disse nuovamente, guardandomi con malinconia, mentre mi lasciai sfuggire qualche lacrima.
La sua mano si appoggiò sul mio volto e con il pollice mi strofinò il viso. Lo abbracciai senza pensarci, sentendolo arretrare con la schiena per stendersi sul divano e tenermi addosso a sé.Non volevo più pensare a niente, se non al fatto che dovevo piangere e così feci. Singhiozzai contro il suo petto, stringendogli la camicia nera che indossava.
Non so bene quanto tempo rimanemmo in quella posizione, ma alla fine smisi di piangere, sentendo la sua mano accarezzarmi lentamente la nuca, inoltrando le dita tra i miei capelli.
Mi addormentai senza nemmeno rendermene conto, rimanendo addosso a lui tutta la notte, consapevole che il giorno dopo avrei dovuto guardare in faccia la verità.
***
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La luce mattutina mi infastidì il viso e mi domandai per quale motivo avevo lasciato la finestra aperta senza aver tirato le tende. Solo dopo aver sbattuto un paio di volte le palpebre, mi resi conto che ero sdraiato sul divano con una coperta addosso.
Il pensiero di P Kao ubriaco in casa mia mi colpì in pieno viso e mettendomi seduto guardai la mia sala, dando uno sguardo alla cucina, chiedendomi se P Kao fosse davvero venuto da me o me lo fossi semplicemente inventato.
Quando puntai lo sguardo sulla finestra, vidi le spalle del maggiore sul balcone, mentre se ne stava appoggiato alla ringhiera e probabilmente fumava una sigaretta. Mi alzai quindi dal divano, stiracchiandomi un po' e sentendo i muscoli indolenziti, sicuramente a causa della posizione in cui mi ero addormentato.
Mi avvicinai a P Kao, che non si scompose appena appoggiai gli avambracci sulla ringhiera, perdendomi a guardare l'orizzonte. Il cielo era nuvoloso, ma non sembrava volesse piovere.
"Mi dispiace." disse P Kao a quel punto, il tono di voce più grave del solito.
Io negai, anche se il maggiore non mi guardò. "Non c'è nulla di dispiacersi... preparo la colazione." dissi tornando in casa, entrando in cucina e cercando qualcosa da poter preparare, ricordandomi della zuppa di miso istantanea che avevo comprato qualche giorno prima.
Visto che P Kao era praticamente in post sbornia, optai per mettere sul fuoco un po' di riso e l'acqua per la zuppa. Apparecchiai la tavola con due tovagliette colorate, posando sopra i cucchiai, le bacchette e dei bicchieri spaiati che mi erano rimasti da un paio di set che avevo rotto nel tempo.
Sistemai il riso in due ciotole e la zuppa in altre due, notando P Kao rientrare dal balcone proprio in quel momento. Sembrò stupito di trovare tutto pronto, avvicinandosi al tavolo con palese sconforto.
"Avrei voluto aiutarti..." disse spostando la sedia, ma io negai, sedendomi dopo di lui. "Non essere sciocco... ci ho messo un attimo, infondo è una semplice zuppa istantanea." risposi prendendo le bacchette, mangiando prima un po' di riso.
P Kao partì invece dalla zuppa, soffiando leggermente sul cucchiaio prima di assaggiare il brodo. Mi resi conto che fu di suo gradimento, così mangiammo lentamente e in silenzio, senza fare domande inopportune, almeno non in quel momento.
Sapevo che prima o poi avremmo toccato l'argomento, anche perché ero deciso stavolta a farmi dire la verità. Si era presentato a casa mia in lacrime, mi aveva praticamente avvisato che la sua storia era finita, senza dei motivi su cui potermi basare. Non potevo continuare a sopportare quella sensazione di vuoto che ormai sostava sul mio petto da troppo tempo, dovevo riempirla in qualche modo e P Kao avrebbe fatto la sua parte.
Quando anche P Kao finì di mangiare, presi i piatti e mi spostai verso la cucina, sentendo il corpo del maggiore seguirmi e portare i bicchieri. Riempii d'acqua il lavandino e misi all'interno un po' di sapone, lavando le poche cose che avevamo usato. Quando le sciacquai, P Kao era già pronto di fianco a me con uno strofinaccio pulito tra le mani, anche se non mi ero minimamente accorto che lo avesse preso, e iniziò ad asciugare ogni oggetto con cura.
Quel piccolo momento mi fece semplicemente andare in crisi, cercando di mantenere il controllo del mio volto, senza finire a sorridere o arrossire, anche se non ci riuscii per niente.
Con la coda dell'occhio notai il maggiore fare una smorfia e toccarsi la tempia, così mi asciugai le mani, dopo aver fatto scendere l'acqua dallo scarico del lavandino. "Hai mal di testa? Vuoi una pastiglia?" dissi preoccupato, portando una mano sulla sua fronte.
P Kao mi guardò con imbarazzo, puntando i suoi occhi contro i miei. Abbassai così la mano, chiedendo scusa subito dopo e spostandomi da lui, cercando la scatola con le medicine nel mobile in bagno.
Quando tornai in sala, P Kao era seduto sul divano con il volto incastrato tra le mani. Si alzò nel sentirmi arrivare, probabilmente sul punto di dire qualcosa, quando gli porsi una pastiglia da tenere sulla lingua. Lui non fece obiezioni e si mise la pastiglia in bocca, fino a che non si appoggiò contro il divano sospirando pesantemente.
"Dobbiamo parlare..." dissi io con tono piatto, anche se dentro di me si stava scatenando un uragano di sentimenti.
P Kao annuì, arricciandosi le maniche della camicia nera. Mi resi conto in quel momento che non lo avevo mai visto con una camicia così scura addosso, se non quella blu navy durante la serata al Favela. La collana d'oro rosa era sparita e, senza accorgermene, le mie dita toccarono il suo collo, come alla ricerca di quell'oggetto.
"Scusami... non so che mi prende." dissi smettendo di sfiorargli la pelle, abbassando lo sguardo.
Non potevo fare a meno di toccarlo, di controllare ogni cosa sul suo corpo, come se fossimo due magneti dai poli opposti, impossibili da tenere lontano l'uno dall'altro.
La mano di P Kao toccò la mia, accarezzandomi la pelle con lentezza, attirando così la mia attenzione su di lui. Lo sguardo assente della sera prima era sparito, anche se ancora potevo notare la stanchezza sul suo volto. Mi sedetti meglio sul divano, posando sopra le nostre mani unite sulle mie gambe.
"Direi di partire dall'inizio..." dissi io facendo un sorriso tirato.
Lui annuì sospirando, probabilmente alla ricerca delle parole giuste per iniziare, o magari dall'effettivo inizio di quella storia.
"Non ho mentito ieri... ricordo perfettamente ciò che ti ho detto." cominciò a parlare, tirandosi indietro distrattamente i capelli. "Ho detto basta al mio ragazzo... ma ti garantisco che non l'ho fatto solo per quello che è successo tra me e te." si fermò nuovamente, respirando con calma, guardando il cielo nuvoloso fuori dalle finestre ancora aperte.
Spostai la mano dalla sua, posandola sopra il suo dorso, accarezzando così la sua pelle e infondendogli un po' di coraggio per continuare.
"Stavamo insieme da sei anni. Ci siamo conosciuto all'università di economia e le cose sono andate sempre bene tra noi. Le nostre famiglie non si sono opposte e abbiamo vissuto momenti indimenticabili... fino a che non è successo..." si bloccò mordendosi le labbra, mentre i suoi occhi assunsero una leggera patina di lucidità.
"Non sei obbligato P..." dissi subito, spostando la mano sul suo avambraccio e stringendolo delicatamente, sentendomi in colpa per averlo quasi costretto a parlare.
Lui negò, strofinandosi gli occhi, che si arrossarono di più. "Ero il vice Direttore in uno degli alberghi di mio padre e tutto andava per il meglio, quando due anni fa lui e il suo socio sono semplicemente spariti e io mi sono ritrovato immerso tra i debiti e una denuncia per truffa. Ho dovuto vendere tutto per tirare fuori mia madre e mia sorella dai guai... Ho perso ciò che avevamo costruito con fatica, mandando all'aria persino la mia vita." terminò a fatica quel racconto, mentre alcune lacrime scapparono dai suoi occhi, correndo veloci sulla sua pelle per cadere sul tessuto dei suoi pantaloni.
Mi spostai indietro, prendendo un pacchetto di fazzoletti dal mobiletto di fianco al divano, passandoglielo con gentilezza.
"Ero talmente preso da tutto quello che stava accadendo, che avevo iniziato a trascurare l'unica persona che voleva starmi vicino. Non mi sono reso conto di nulla fino a che non siamo diventati praticamente degli estranei..." continuò, tamponandosi il volto con uno dei fazzoletti.
"Quando provai a riavvicinarmi, mi resi conto che non sarei più riuscito a sistemare le cose. Cercai comunque di fare di tutto per salvare la nostra storia, chiedendogli perdono per tutto ciò che avevo sbagliato, ma lui non accettò mai niente di tutto questo." Si prese del tempo prima di continuare, toccandosi distrattamente il collo, come a cercare qualcosa che mancava. "Da un anno a questa parte a malapena ci parlavamo o sfioravamo. Ho avuto la sensazione che il suo cuore ormai fosse di qualcun altro, ma che non riuscisse effettivamente a lasciarmi andare." i suoi occhi smisero di lacrimare, puntando poi su di me.
"P Mew mi sta aiutando a rimettermi in piedi, ma avevo bisogno di lavorare e ho accettato di fare l'host... tenendolo nascosto a Fluke."
Sentire quel nome mi fece quasi tremare, percependo la solita strana sensazione di fastidio dilagare all'interno del mio petto. Non sapere come si chiamasse era forse un modo per non dargli un volto, per rimanere distaccato e non farmi influenzare dalla sua esistenza. Mi sentivo quasi protetto nella mia ignoranza, ma sapevo che sarebbe stata una questione di tempo prima che il suo nome venisse fuori.
"Ho mentito, sperando che qualcosa in lui scattasse, che mi facesse per lo meno una scenata o che mi dicesse la verità, ossia che la nostra storia era giunta al termine. Gli stavo dando tutte le chance per allontanarsi da me... e alla fine lo ha fatto. Il giorno dopo la rissa, quando sono rimasto a dormire con te, Fluke mi ha chiamato al mattino e quando sono arrivato a casa lui non c'era più."
Gli strinsi il polso, sentendomi colpevole per quello che era successo, percependo i miei occhi bruciare per le lacrime che stavo cercando di trattenere.
"Mi ha chiesto del tempo per riflettere, ma sapevo che non c'era più nulla per cui valesse la pena farlo. Non l'ho più cercato, sperando che stavolta prendesse in mano la situazione e mettesse le cose in chiaro, ma alla fine non lo ha fatto. Ieri ho deciso di chiudere quella porta che si ostinava a tenere aperta, più che altro perché si era sempre sentito in colpa di non aver lottato abbastanza per me, quando ne ho avuto più bisogno."
"P Kao..." lo chiamai ormai in lacrime, avvicinandomi a lui e aggrappandomi alle sue spalle, incastrando il volto sul suo collo e respirando a pieni polmoni il suo profumo.
Lui mi strinse le braccia intorno alla schiena, tirandomi addosso a sé, così che finii seduto sulle sue gambe. Percepii le sue lacrime bagnarmi la pelle, così iniziai ad accarezzargli la nuca, beandomi della morbidezza dei suoi capelli.
Sapevo perfettamente che non avrei dovuto tirare troppo la corda, abbracciarlo in quel modo e lasciarmi tenere stretto così forte al suo corpo, contando quanto fossimo stati pericolosi al Favela. Eppure non avevo voglia di pensare ad altro se non a tenerlo vicino a me, a dargli un po' di conforto per quanto potessi, comprendendo che dietro al suo sguardo di ghiaccio si nascondeva una persona fragile, tradita dal suo stesso padre. Non giudicai nemmeno per un secondo il comportamento del suo ragazzo, perché non ne avevo semplicemente il diritto visto che non avevo vissuto in prima persona la loro storia.
"Lo ami ancora...?" mormorai sottovoce, rimanendo con il volto appoggiato alla sua spalla, sentendo le sue mani accarezzarmi la schiena
P Kao sospirò pesantemente mentre il suo sguardo si spostò di nuovo verso le finestre, dove dei deboli raggi solari si inoltravano nella stanza. "Non posso dirti di aver completamente dimenticato ciò che ho provato per lui... sarebbe una bugia e non voglio mentirti. Sei troppo importante per me." disse con serietà, mentre la sua mano salì dalla mia schiena alla nuca.
Alzai il volto verso il suo, notandolo abbassarsi verso di me, fino a che le sue labbra non si posarono sulle mie in un leggero bacio. Non percepii altro e non mi mossi dalla mia posizione, lasciando le nostre labbra unite in quel tocco puro e semplice, ma carico di tensione.
Quando P Kao si staccò da me, i suoi occhi erano più espressivi che mai. "Non lo amo... non come prima. Qualcosa ancora nel mio cuore mi ricorda lui e tutto ciò che c'è stato, ma da quando ti ho visto il primo giorno di lavoro, ho capito che non avrei avuto più il controllo di me stesso..."
Respirai a pieni polmoni il profumo che proveniva da tutto il suo corpo, lo stesso che avevo addosso anche io, sentendo il mio cuore battere a velocità doppia rispetto al normale.
"Non so cosa provi per me, Earth... io... non so nemmeno se chiederti di aspettarmi..." disse di nuovo, mentre le sue dita mi toccarono con delicatezza la guancia, passando sulle mie labbra.
Gli baciai i polpastrelli, chiudendo gli occhi per bearmi di quel tocco. C'erano ancora un sacco di domande che stavano girando nel mio cervello, ma non ero mai stato così sicuro in vita mia su una persona.
"Provo qualcosa che non riesco a descriverti P... e se tu vorrai, io ti aspetterò."
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Midnight ~ Se tu vorrai... io ti aspetterò ~
FanfictionQuando al Midnight arrivò un nuovo host, Earth pensò semplicemente che ci fosse qualcosa di strano sotto. Per quale motivo P Mew non lo aveva avvisato di una notizia del genere? Non era di certo qualcosa che avrebbe potuto tenergli nascosto! "Earth...