28. Remember

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Questo capitolo lo stavo aspettando da... praticamente l'inizio di questa fanfiction. Devo chiedere scusa per la mia lentezza nel postare gli ultimi capitoli, ma sono stata un mese solo questo. Non è stato facile perché ho usato un solo POV, ossia quello di Earth, e mi ero abituata a pensare come lui e basta, evitando di intrecciare troppe persone, ecco perché appena ho utilizzato Kao, il mio cervello si è praticamente spento e non mi piaceva niente di ciò che stavo scrivendo.

Anche quando sono andata avanti ho faticato per capire cosa volevo effettivamente fargli fare, e purtroppo ancora non ho effettivamente finito, ma siamo, giuro, agli sgoccioli!

Quindi, ecco a voi il primo e unico POV di P Kao. Spero di aver trasmesso le emozioni giuste, o almeno di aver scritto in maniera decente xD Buona lettura!


KAO POV

Mi ero sempre immaginato la mia vita in un certo modo, con un lavoro ben pagato, la mia famiglia sempre presente, una bella casa e, ovviamente, il mio ragazzo.

Poteva sembrare strano, ma avevo sempre avuto interesse solo per i ragazzi, e questo lo avevo capito dalla mia prima cotta alle elementari per un mio compagno di classe. Mia mamma mi lo ricordava sempre come, ogni santissimo giorno, gli dicessi di volergli bene e che un giorno lo avrei sposato. Ovviamente lui si è sposato, ma non con me.

Questo non mi ha fermato ovviamente e sono andato avanti per la mia strada, trovando sempre il modo di farmi valere, nonostante questo piccolo "difetto", come lo chiamavano gli altri. Come se essere gay fosse effettivamente qualcosa di cui vergognarsi.

Quando io e Fluke ci siamo innamorati, avevo capito di aver finalmente trovato la persona giusta, con la quale avrei potuto costruire un vero futuro in quella che sarebbe stata la nostra futura casa. C'erano state delle piccole difficoltà, ma alla fine avevo coronato il mio sogno e niente sarebbe potuto andare meglio di così.

Mi sbagliavo di grosso.

Mio padre mi tradì, pugnalandomi alle spalle, distruggendo la mia vita in una sola notte, rovinando ciò che avevo costruito senza nemmeno darmi una minima spiegazione. Sparì dalla mia vita e da quella di mia madre e mia sorella, lasciandoci sommersi dai debiti, per i quali dovetti pagare, fino all'ultimo baht.

Ero rimasto senza più nulla. Nessun lavoro dove tornare e nulla per cui sorridere, nemmeno per la persona che amavo, con la quale avevo passato dei momenti indimenticabili. Fluke era rimasto al mio fianco, cercando di sostenermi in tutti i modi, ma alla fine io lo avevo semplicemente dimenticato, preoccupato solamente della catastrofe che si era creata intorno a me.

Ho sempre saputo di essere io la causa della rovina del nostro rapporto. Non l'ho mai biasimato per avermi lasciato da una parte, smettendo di provarci, di starmi vicino, di darmi conforto. Come puoi aiutare qualcuno che non ti vuole, che non ti guarda, che non ti considera più, che nemmeno ti bacia al mattino quando ti alzi.

Avevo lasciato che quel disastro mi tormentasse fino a quel punto, perdendo così l'amore di Fluke e il nostro futuro insieme. Nonostante questo però, alla fine, mi ero ripreso, provando in tutti i modi a trovare una soluzione, a chiedere scusa in tutte le maniere.

Ma era troppo tardi.

Fluke aveva un altro, anche se non potevo esserne certo visto che non possedevo delle prove a riguardo. Glielo avevo chiesto ovviamente, beccandomi solo delle imprecazioni, ma sapevo di essere dalla parte della ragione.

Glielo lasciai fare, aspettando solo che si decidesse a lasciarmi, ma lui evitò sempre il confronto, fino a che non presi la decisione di accettare il lavoro di P Mew come host. Mentii a Fluke sul tipo di lavoro che avrei fatto, rimanendo vago e sperando di suscitare in lui un minimo di gelosia, o semplicemente di farlo finalmente cedere, così da potermi dire tutta la verità e lasciarmi definitivamente.

***

Quando entrai all'interno del Midnight, la prima cosa che notai fu il bellissimo volto del receptionist davanti a me, completamente imbambolato a fissarmi senza nessun ritegno. Cercai ovviamente di non sembrare interessato a lui, guardandomi attorno per dare un'occhiata al locale del mio amico.

P Mew mi aveva dato l'opportunità di rimettermi in piedi, cercando agganci tra i suoi amici per potermi trovare un impiego decente, anche se il mio nome ormai era nella lista nera di molte persone, e difficilmente sarei riuscito a riprendere il mio posto nel business di Bangkok.

Conoscevo P Mew da tantissimo tempo, visto che era stato un mio senior all'università. Ci eravamo persi un po' di vista negli ultimi anni, ma appena aveva scoperto cosa fosse successo a mio padre, era stato il primo a contattarmi, a rendersi utile in qualsiasi modo. Solo ora però avevo preso in parola la sua richiesta e quindi eccomi lì, al Midnight. Conoscevo quel locale solo per la fama, ma non mi era mai capitato di passarci davanti per caso, quindi non avevo la minima idea di come fosse fatto o di cosa avrei dovuto effettivamente fare.

P Mew mi fece fare un giro del locale, indicandomi le postazioni, presentandomi ai vari host, dandomi informazioni su come comportarmi con i clienti. In realtà quella era la parte che mi preoccupava meno, visto che alla fine avrei solo dovuto parlare con delle persone e fingermi interessato alle loro parole. Ero abituato a dialogare con i clienti quando ancora ero il vice direttore dell'albergo di mio padre, e fingermi interessato di qualcosa era, ovviamente, il mio lavoro per attirare sempre più clienti. 

Bright si presentò a me con uno sguardo sognante, e quando si allontanò, P Mew mi avvisò del suo piccolo problema di dipendenza sessuale, oltre al fatto che lo avevo sicuramente colpito nel profondo.

Parlai con gli altri host, scambiai quattro chiacchiere anche con Gulf, che mi preparò subito un Manhattan appena glielo domandai, per poi voltarmi e dare uno sguardo all'entrata. Earth era dietro alla sua scrivania, con il volto attaccato al computer, e capii immediatamente che mi stava sicuramente scrutando.

***

Quando iniziai a lavorare al Midnight a tempo pieno, tutta la mia vita si ribaltò nel vero senso della parola. Lavoravo fino alle due o alle tre di notte e dormivo di giorno, svegliandomi solo nel primo pomeriggio.

Fluke a malapena mi parlava e ovviamente io feci lo stesso, continuando a pensare solamente al lavoro e alla possibilità che Fluke decidesse di dirmi qualcosa, sia positiva che negativa.

P Mew mi aveva specificato che Bright era l'unico con una vera e propria patologia, ma man mano che il tempo passava, mi resi conto che, in realtà, ero circondato da un branco di pazzi.§

Zee si frequentava con un ragazzino di nome Saint, dal carattere instabile, visto la sua doppia personalità. Nonostante questo riuscii a dialogare con loro più di una volta, venendo subito accolto dal minore con entusiasmo.

Off e Gun sembravano il giorno e la notte, anche se mi accorsi subito che tra loro qualcosa non stava andando nel modo giusto. Ero convinto che avessero una relazione segreta, ma i due avevano sempre negato, lasciandomi però con il dubbio in testa.

Cooper, Frame e Nine lavoravano al Midnight poche ore alla settimana e quindi li conobbi più tardi rispetto agli altri, trovandomi comunque a mio agio anche in loro compagnia. Cooper prediligeva i clienti trans, che parevano seriamente delle donne in tutto e per tutto, mentre Nine e Frame sembravano andare in coppia, divertendosi ad avere appuntamenti soprattutto doppi. Mild rimaneva quella con meno problemi, almeno in apparenza, nonostante adorasse il contatto fisico e cercasse sempre di approfittarsi dei momenti liberi per abbracciare chiunque le capitasse a portata di mano.

Nonostante tutto però, in qualche modo rimasi interessato solamente a una persona: Earth.

Inizialmente credetti che Bright fosse il suo ragazzo, visto che le voci di corridoio che arrivarono alle mie orecchie, e il fatto che quei due se la spassassero da molto tempo. Mi resi conto però che tra i due non scorreva sicuramente quel tipo di relazione, se non una buona amicizia.

Earth era meraviglioso, soprattutto quando pensava di non essere visto da nessuno e si nascondeva per bene dietro agli schermi sulla sua scrivania per spiare qualcuno a sua insaputa. Aveva un viso da ragazzino e un taglio di capelli corto, con una frangetta sbarazzina che sistemava troppo spesso. Era probabilmente più basso di me di una decina di centimetri, e sembrava prediligere le camice bianche o nere, magari un po' trasparenti, oltre che pantaloni attillati che gli fasciavano anche troppo le gambe magre.

Non so bene perché, ma iniziai a prendermi seriamente troppo per lui, così da arrivare a non rivolgergli nemmeno la parola, se non strettamente necessario.

Ero innamorato di Fluke, su questo ci avrei messo anche la mano sul fuoco, ma per la prima volta provavo attrazione per qualcuno che non fosse lui. Inutile dire che la cosa mi fece paura, perché l'ultima cosa che volevo era tradire Fluke in qualsiasi modo, anche con il cervello.

Nonostante la nostra relazione fosse ormai alla deriva, ero seriamente intenzionato a sistemarla in qualsiasi modo, o a chiuderla, ma sempre rimanendogli fedele.

Mi resi conto che il mio comportamento fece storcere il naso a Earth più di una volta, ma evitai di pensarci e continuai a ignorarlo.

***

Quando incontrai Ohm per la prima volta, era passato più di un mese dal mio arrivo al locale. P Mew mi aveva già informato della sua esistenza e sul fatto che stesse cercando di sistemare al meglio il suo nuovo lavoro per potersi finalmente licenziare come host, per questo non avevo avuto il piacere di conoscerlo prima.

Qualcosa scattò dentro di me, quando vidi Earth saltargli praticamente addosso per salutarlo, tanto che strinsi i pugni senza rendermene conto. Ero ancora nella fase "ignora Earth che andrà tutto bene", e pensavo che in qualche modo avessi superato la cosa, ma probabilmente mi sbagliavo di grosso.

Earth mi presentò Ohm, e io cercai di rimanere tranquillo e gentile come al solito, sorridendogli come se nulla fosse. Quando i due si sedettero nella postazione sei, quella più appartata rispetto alle altre, guardai Gulf davanti a me. "Sono molto amici?" domandai come se nulla fosse, sorseggiando il mio Manhattan.

Gulf alzò lo sguardo verso di me e poi lo puntò su Earth e Ohm, che parlottavano tra di loro in maniera molto intima. Gulf sorrise, annuendo successivamente. "Già. C'è stato un momento in cui ho pensato che tra qui due potesse nascere qualcosa, ma sono sempre rimasti solo buoni amici... Ohm ha pure il ragazzo adesso... o quasi."

Annuii leggermente, dando un ennesimo fugace sguardo a Earth, il quale aveva assunto uno sguardo triste, mentre Ohm gli accarezzava distrattamente la schiena. Provai un senso di fastidio invadermi il petto, e senza rendermene conto chiesi a Gulf un nuovo Manhattan.

"Non hai ancora finito quello..." mi fece notare il barman, arricciando le labbra e finendo di asciugare un bicchiere.

Io sorrisi. "Earth ha finito il suo drink... potresti portarlo a lui."

***

Fortunatamente Ohm non fu un vero e proprio problema, visto che ci pensò Bright a crearne uno peggiore, decidendo di non fare più sesso con nessuno a causa della sua infatuazione per Win, un suo nuovo cliente.

Earth quella sera finii dietro al bancone del bar, e in qualche modo mi intrigò troppo il suo modo di muoversi in quella zona, tanto che mi avvicinai a lui, iniziando a parlargli senza preoccupazione. Notai il volto di Earth mutare in un espressione perplessa, quando iniziai a parlargli di mia spontanea volontà, ma alla fine si mise a preparare un cocktail, lasciandomi poi il bicchiere davanti al volto.

Quando assaggiai il liquido, rimasi esterrefatto nel rendermi conto che quel drink era effettivamente il Mai Tai, il mio cocktail preferito in assoluto e che non bevevo da tanti anni. Fluke era stato male a causa di una sbronza per colpa di quel cocktail, e alla fine avevo smesso di berlo anche io, per evitare di dargli fastidio.

Come poteva Earth, dal nulla, sapere che quello era il mio cocktail?

Pensavo di aver trovato un equilibrio con Earth, senza dare troppo retta a quella strana sensazione che continuava a sostare sul mio petto. Lo trovavo stupendo, intrigante, ma avevo deciso di andare oltre e cercare di essergli amico, quando mi disse l'unica cosa che non avrei voluto sentire.

"Cosa ti piace bere veramente, Earth? Non ti ho mai visto scegliere un drink, hai sempre accettato quello che ti veniva offerto... me ne sono accorto in questo periodo..." gli domandai curioso, guardando attentamente il suo volto delicato.

Lui rimase in silenzio e io gli accarezzai la testa, senza preoccuparmi minimamente del mio cuore che iniziò a battere più forte del normale. Earth sospirò leggermente, rispondendo solo "Daiquiri..:" con un sussurro.

Mi bloccai, smettendo di accarezzargli la testa, rivivendo una scena di tanti anni fa, quando in una serata in discoteca Fluke mi disse di amare il Daiquiri. Sapevo che non era una notizia così strana e che quel cocktail poteva essere amato da chiunque, ma Earth in quel momento non era chiunque e avrei seriamente preferito qualsiasi altra cosa, ma non quel drink.

Me ne andai lasciandolo lì da solo, consapevole allo stesso tempo di aver distrutto di nuovo quel piccolo contatto che avevo creato con lui.

***

Quando vidi Earth scappare dal locale per rincorrere Saint, mi alzai di scatto insieme a Zee, dimenticandomi del mio cliente e bloccando Ohm, che si era alzato pochi secondi dopo di me. Gli intimai di non muoversi e corsi semplicemente verso l'uscita, seguito da Zee, che mi avvisò di girare subito a destra.

Percorremmo la via fino alla strada principale, superando un paio di negozi, guardandoci intorno nel tentativo di scorgere Earth o Saint davanti a noi, ma niente, sembravano essersi volatilizzati. Fortunatamente notai un gruppo di ragazzi in una via laterale, rendendomi conto che si trattava proprio di Earth e Saint.

Quando mi avvicinai a loro, Earth era a terra e un tizio lo stava semplicemente trascinando da una parte. Gli andai incontro, tirandogli un pugno in pieno viso, dandogli poi altri colpi senza pensarci e lasciandolo andare solo quando gli uscì il sangue dalla bocca.

Guardai la faccia di Earth, sulla quale ben presto sarebbero usciti dei lividi, oltre alla ferita che aveva sul fianco, che stava già sanguinando. Avrei dovuto portarlo in ospedale, ma il minore negò subito, così lo presi in braccio senza pensarci, sentendolo lamentarsi per la mia camicia bianca, della quale me ne fregava meno di zero.

Zee e Saint ci seguirono subito dopo, tornando così tutti insieme verso il Midnight, dove Gulf ci fece subito strada nella terza stanza buia. Rimasi con Earth per tutto il tempo, medicandolo senza attendere l'aiuto di nessuno, sentendomi in qualche modo colpevole per non essere arrivato prima.

Vedere quella ferita sul suo corpo perfetto mi fece innervosire. Earth sembrò rilassarsi dopo la medicazione e così finimmo a parlare di noi, del mio strano comportamento, fino a che non si scusò per qualsiasi cosa mi avesse fatto arrabbiare.

Mi sentii un emerito deficiente e decisi di abbandonare tutte le mie insicurezze, smettendo di avere paura di Earth e di come il mio cuore battesse in sua presenza. Ero intenzionato ad essergli amico e lo avrei fatto nonostante tutto.

Rimasi così in stanza buia a parlare con Earth, fino a che questo non si addormentò senza nemmeno accorgersene. Sapevo che sarei dovuto tornare a casa, ma alla fine continuai a rimanere in quella stanza, su quel letto, mentre osservavo il volto sereno del minore.

Mi addormentai tardi e fui svegliato dalla suoneria del mio telefono, dalla quale compresi che Fluke mi stava chiamando. Provai a dargli una spiegazione seria per il fatto che non fossi tornato a casa, ma sapevo che con quella decisione avevo oltrepassato il limite.

Quando tornai a casa Fluke non c'era più e io decisi semplicemente di non cercarlo.

Midnight ~ Se tu vorrai... io ti aspetterò ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora