21. Silence Moon

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Iniziai ad avvertire un senso di vuoto nel petto, quando ci fermammo davanti a un cancello che P Kao aprì con un telecomando che aveva estratto dal vano porta oggetti vicino al cambio. Passammo quindi per un vialetto illuminato lateralmente da dei faretti, notando verso la fine, una villetta dai colori chiari, anche se, con il buio della notte, feci fatica a mettere a fuoco i particolari.

P Kao entrò all'interno di un garage, laterale alla villa, che si era aperto in automatico. Quando spense il motore io uscii, notando che il locale era così ampio da poter contenere probabilmente altre due macchine. L'immensa stanza però era vuota, quasi spettrale, come se mancasse effettivamente qualcosa. 

"Vieni..." mi chiamò il maggiore vicino alla saracinesca del garage. Lo seguii, trovandomi davanti il vialetto da cui eravamo passati poco prima, intorno si estendeva un giardino enorme con alberi e cespugli.

P Kao si avviò sulla sinistra, salendo un paio di gradini che conducevano all'entrata della villa. La porta blindata ricordava le case in stile occidentale ed entrando venni accolto da un piccolo corridoio spoglio, dove lasciammo le scarpe.

Il salone che mi si presentò davanti subito dopo era arredato in modo semplice, quasi minimalista. Due divani grandi, una tv appoggiata su un mobile basso, al di sopra del quale c'erano delle mensole con dei dvd ben organizzati e tutta la parete sulla destra era fatta da grandi finestre, nascoste da tende doppie bianche e blu.

P Kao proseguì dritto e così lo seguii verso la grande cucina, anche questa in stile moderno con linee morbide e semplici, dove il colore blu oltremare dei mobili spiccava sul bianco candido nei muri, mentre le grandi finestre sulla destra davano su un terrazzino rialzato che potevo intravedere dalle tende lasciate aperte sui lati.

Il maggiore prese un paio di bicchieri e li riempii d'acqua, posandoli poi sulla grande isola che prendeva mezza stanza e fungeva anche da tavolo. Mi sedetti su uno degli sgabelli dotati di schienale e presi il mio bicchiere bevendo con calma il liquido fresco.

"La casa una volta era molto più accogliente... ho dovuto eliminare molte cose per la crisi finanziaria. In realtà sono ormai giunto all'idea di venderla." disse con un po' di malinconia nella voce, guardandosi intorno come a ricordare la casa nei suoi tempi d'oro.

Un senso di fastidio si impossessò del mio cuore, guardando attentamente i mobili della stanza, rendendomi conto che anche lì mancava effettivamente qualcosa. Non si trattava solo degli oggetti, ma di calore umano che una persona lascia all'interno della sua casa, semplicemente vivendoci.

Mi chiesi quante volte Fluke si fosse seduto al mio posto a bere da quel bicchiere o a cucinare davanti a quei fornelli insieme a P Kao.

Mi domandai se le cose di Fluke fossero ancora intorno a me o se avesse portato via tutto, ma alla fine pensai semplicemente che quella casa era stata di Fluke e P Kao per molto tempo, sentendomi a quel punto di troppo.

Guardando verso sinistra, fuori dalla porta della cucina, notai così una rampa di scale che portava al secondo piano. Chissà quante volte Fluke era salito da quelle scale per entrare nella loro stanza, dormire sul loro letto, o semplicemente farsi una doccia. Non lo conoscevo, ma potevo immaginare la sua figura ferma sui quei gradini, magari inseguita da P Kao in un momento di gioia, per poi abbracciarsi e baciarsi contro la ringhiera.

Ero entrato nella loro casa, nel loro nido d'amore, e quel vuoto che percepivo costantemente nel petto tornò a farmi visita. Nonostante la loro storia fosse finita, mi sentivo seriamente in colpa di aver varcato quella soglia.

"Forse non sarei dovuto venire..." dissi posando il bicchiere sul tavolo e scendendo dallo sgabello.

P Kao mi bloccò per un polso, tirandomi verso di lui e abbracciandomi forte a sé, impedendomi di muovermi, di scappare. Avrei voluto farlo, ma sentire il suo cuore battere forte contro il petto mi lasciò bloccato, incapace di reagire.

Sentii il suo respiro contro il mio collo, mentre la sua mano si muoveva lentamente sulla mia schiena per darmi conforto.

"Non voglio che pensi a questa casa come a un posto dove non dovresti stare... questa casa ormai non è nemmeno più casa mia... ma per adesso è l'unico luogo in cui posso vivere." la sua voce attutita dal mio corpo risuonò nel mio cervello forte e chiara, lasciandomi un velo di tristezza addosso che mi fece tremare.

Portai le braccia intorno alla sua vita, rendendomi conto che nemmeno lui era a suo agio nella sua stessa dimora, probabilmente per via di tutti i ricordi che gli riportava alla mente ogni singola stanza.

"Questa casa me l'ha regalata mio padre... già solo questo mi fa incazzare." continuò P Kao con un leggero tremito nella voce, spostandosi poi di poco da me per potermi guardare in faccia. "Ma non devi preoccuparti... ho una stanza degli ospiti. Vieni." terminò la frase, allontanandosi dal mio abbraccio e prendendomi per mano.

Uscimmo dalla stanza, passando sulla destra rispetto alla rampa di scale, dove un altro piccolo salotto era stato arredato con due poltrone, un tavolino basso e una libreria contro il muro davanti a noi, mentre altre finestre sulla destra prendevano tutta la parete. Mi immaginai per un attimo una giornata soleggiata, l'ambiente intorno a noi avvolto dalla luce naturale e P Kao seduto su una di quelle poltrone, intento a leggere un libro.

Il maggiore mi tirò verso l'unica porta sulla sinistra rispetto al salottino, entrando così in una stanza grande, dalle pareti bianchissime e un letto matrimoniale proprio davanti a noi, avvolto da coperte blu scure e lenzuola bianche. Sulla parete opposta c'era una grande finestra, dotata anche questa di un piccolo terrazzino esterno, mentre sulla destra era posta una cassettiera bianca, sulla stessa parete di fianco alla porta.

"Ti porto degli asciugamani e un pigiama..." mormorò P Kao, lasciandomi solo per dirigersi probabilmente al secondo piano.

Io feci un paio di passi verso il letto, guardando con attenzione le coperte, poi voltai lo sguardo alla finestra. Mi avviai verso di essa e aprii l'anta, lasciando entrare una leggera folata di vento caldo e guardando le ombre degli alberi in giardino.

Notai a quel punto una porta sulla sinistra e così curiosai all'interno, guardando con stupore il grande bagno che comprendeva una vasca più grande del normale, oltre che un box doccia. Il lavandino era in marmo, posto su un mobile bianco che pareva nuovo, forse mai usato, mentre un grande specchio era posto sopra di esso.

Avevo i capelli scombinati, la camicia leggermente stropicciata e con ancora i primi bottoni aperti, mentre le guance erano più rosse del normale. Cercai di sistemarmi, aprendo un secondo l'acqua del lavandino e bagnandomi un po' il viso, cercando di rallentare il battito del mio cuore e far andare via quella fastidiosa ansia dal mio petto.

Le mani di P Kao sui miei fianchi mi fecero sussultare per un attimo, mentre il suo volto si avvicinò al mio collo, lasciandomi un bacio casto sulla pelle. Alzai lo guardo sullo specchio, notando la figura del maggiore dietro alla mia, i nostri occhi si incrociarono nel nostro riflesso.Era bello, maledettamente bello.

"Ti ho messo gli asciugamani qui..." disse indicando gli oggetti vicino al lavandino. "Il pigiama è sul letto..." continuò contro il mio orecchio, lasciando che il suo respiro contro la mia pelle mi facesse tremare.

Sapevo che quella situazione era sbagliata, che P Kao voleva fare le cose con calma e che probabilmente gli avevo reso le cose difficili fino a quel momento, ma non riuscii ad evitare di spostarmi, girarmi nel suo abbraccio e guardarlo negli occhi.

Fu un attimo e nemmeno ci pensai, agganciai le mie labbra alle sue e portando le braccia intorno al suo collo.

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Midnight ~ Se tu vorrai... io ti aspetterò ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora