32. OHMFLUKE Special

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Non avrei mai immaginato di trovarmi Ohm davanti alla porta del mio appartamento. Lo fissai con occhi sgranati, notando come la sua figura fosse leggermente bagnata per colpa della pioggia. I capelli scuri erano umidicci, mentre la camicia blue navy aveva delle parti più scure, segno che non aveva preso in considerazione l'idea di usare l'ombrello nero che teneva tra le mani.

Il volto di Ohm non era mai stato così cupo e potevo tranquillamente dire di conoscere alla perfezione le sue espressioni.

Ero sicuro che non lo avrei più rivisto, non dopo la cazzata che avevo combinato ormai un mese prima. Avevo baciato P Kao per ripicca nei confronti di Ohm, convinto che mi sarei sentito subito meglio. 

Invece no.

Quel giorno Ohm mi aveva guardato con disprezzo, lasciandomi nel parcheggio da solo senza voltarsi, prima di tornare all'interno del locale per seguire Fluke e P Kao. Ero andato a casa con la consapevolezza di aver esagerato e che non avrei potuto mettere a posto le cose in nessun modo.

Avevo perso Ohm definitivamente, o almeno era quello che avevo pensato fino a quella mattina, prima di aprire la porta di casa e trovarmelo davanti.

"Entra..." dissi spostandomi, lasciandogli così lo spazio per passare.

Ohm avanzò, lasciando prima l'ombrello fuori dalla porta. Si tolse successivamente le scarpe, lasciandole vicino alla porta come faceva di solito, prendendo il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, con le chiavi e il cellulare e mollando tutto sul piccolo mobile all'entrata. Si fermò guardando il punto in cui aveva appoggiato i suoi effetti, rendendosi conto di quei gesti automatici.

Non dissi nulla e andai in bagno a recuperare un asciugamano pulito, tornando poi verso il salotto dove lo trovai ancora in piedi al centro della stanza. Gli indicai il divano ma lui negò, mostrandomi i suoi vestiti umidi. Lo spinsi delicatamente contro il divano, obbligandolo così a sedersi.

"L'ombrello è fatto per essere usato..." dissi tamponandogli i capelli, sentendolo sbuffare con fastidio.

Sorrisi senza dire altro, beandomi di quel momento così di assoluta normalità che ormai era solo un lontano ricordo. Pensai di essere nel bel mezzo di un sogno ad occhi aperti, ma mentre ero andato in bagno a prendere l'asciugamano mi ero fatto un paio di pizzicotti sul braccio e avevo percepito vero dolore.

Non poteva essere un sogno.

Strofinai leggermente la cute di Ohm, sentendo il suo profumo invadermi le narici. Era da così tanto tempo che non sentivo più quel profumo in casa mia, nonostante tenessi ancora qualcosa sua maglietta usata nel letto, così da poterci dormire la notte per evitare di piangere.

Smisi di tamponargli la testa e gli passai le dita tra i suoi capelli, guardando i suoi occhi chiudersi e bearsi del mio tocco. Continuai ad accarezzaglieli con lentezza, fingendo che tutto quel tempo lontano da lui non fosse mai passato e che tra noi le cose non fossero mai cambiate. Ci sperai con tutto il cuore, ma la realtà mi piombò addosso di colpo, come la mano di Ohm che semplicemente spinse la mia lontano dalla sua testa.

Lo guardai con tristezza, sentendo il cuore battermi prepotentemente nel petto. Avrei voluto abbracciarlo ma non avrei retto a un suo rifiuto, così rimasi bloccato in piedi davanti a lui, che nel frattempo aveva abbassato lo sguardo e fissava un punto a me sconosciuto della stanza.

Ripensai al passato, a come un giorno ci fossimo incontrati in un bar e le nostre ordinazioni fossero state scambiate per sbaglio. Ci ridemmo su e senza rendercene conto ci ritrovammo a parlare dai nostri tavolini, raccontandoci aneddoti, parlando delle nostre vite.

Ci incontrammo altre volte, sempre in quel bar, ricordandoci delle nostre ordinazioni sbagliate, finendo per sederci allo stesso tavolo e parlare del più e del meno, fino a che non diventò quasi una routine trovarci lì il giovedì pomeriggio, a bere bubble tea al mirtillo. 

Midnight ~ Se tu vorrai... io ti aspetterò ~Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora