29. Te lo vado a prendere

2.2K 163 26
                                    

JIMIN

Non lo nego: quella domanda, fatta così all'improvviso, mi aveva un po' spiazzato.
Ma, poi, la voglia di rimanere lì accanto a lui anche quella notte mi aveva fatto subito annuire con la testa senza esitazione, ottenendo come reazione un suo magnifico sorriso.

"Bello che, ormai, mi dici sempre di sì qualsiasi cosa io ti chieda" commentò dopo un po', prendendomi per un braccio e facendomi stendere, di nuovo, accanto a lui.
"Non è vero" mi lamentai io, passando le mani sui suoi pettorali definiti, definendone il contorno con le dita.
"Va bene, come dici tu" mi rispose lui ridendo, lasciando, poi, spazio a svariati minuti di silenzio in cui non facemmo nient'altro che guardarci.

"In tutto questo non mi hai nemmeno fatto prendere il dolce al ristorante" mi lamentai io dopo un po', giusto per provocarlo un po' e per mettere fine a quel silenzio.
"Vuoi del gelato? Te lo vado a prendere. Tanto la gelateria qua dietro è aperta fino a tardi" mi rispose lui in tono serio, facendomi quasi sbarrare gli occhi.

"Guarda che stavo scherzando..." mi affrettai a dirgli in tono quasi imbarazzato, cercando di rimetterlo disteso dal momento stesso in cui si alzò dal letto per raccattare i suoi vestiti dal pavimento.
"Ormai ho deciso. Poi, anche io ho voglia di gelato" sentii dire in risposta.

Dopo quelle parole decisi di desistere, rimanendo, invece, a guardarlo mentre si vestiva.

"Prendo una vaschetta da mezzo chilo, no? Tanto al massimo lo finisco io. Nocciola ti va bene?" mi chiese dopo un po', facendomi uno dei suoi sorrisetti nel momento stesso in cui notò il fatto che lo stavo fissando senza ritegno.

Annuii un paio di volte, rivolgendogli, poi, un sorriso quando mi salutò uscendo dalla porta, dicendomi, nello stesso momento, che sarebbe ritornato in pochi minuti.
Nulla da dire, se non che ad ogni gesto che Jungkook faceva solamente per me io mi stavo iniziando ad innamorare sempre di più.

*******

"Ecco, alla fine ho dovuto mangiare quasi tutto io" si lamentò Jungkook circa mezz'ora dopo, gettando, nel mentre, la vaschetta vuota di gelato nel cestino della spazzatura.
Io mi strinsi solamente nelle spalle, ben sapendo, dentro di me, che, per i miei standard, avevo mangiato anche troppo.

"Hai voglia di guardare un film prima di andare a dormire?" mi chiese dopo qualche secondo, avvicinandosi a me ed iniziando ad accarezzarmi una ciocca di capelli ribelle.
"Sì, ma non cose tristi o cose dove si ammazzano, per favore" risposi io con leggerezza, dirigendomi automaticamente sul divano.
"Come desidera" ribattette Jungkook in tono sarcastico, aprendo Netflix sulla televisione e facendo partire un film romantico che entrambi, in realtà, avevamo già visto.

Si sedette accanto a me, prendendo le mie gambe con le mani e posandole sulle sue senza che gli chiedessi niente.
Ma, ormai, era sempre così che ci mettevamo a guardare film, quindi...

Riuscii a resistere un'ora. Dopodichè iniziai a chiudere gli occhi, avvolto dalla stanchezza più totale.

"Spengo? Vuoi andare a dormire?" mi chiese lui in tono dolce dopo qualche secondo, probabilmente accorgendosi del fatto che non ero più molto sveglio.
Io annuii lentamente, alzandomi e strofinandomi un po' gli occhi mentre mi diressi verso la sua camera, piazzandomi sotto le coperte ed aspettandolo sveglio.

"Dio, sei ancora sveglio. Pensavo di trovarti già bello che andato" commentò nel momento in cui questo successe, stringendomi al suo corpo quasi con fare protettivo.
Io sorrisi, rendendomi conto che c'era una domanda che volevo fargli che mi balenava in testa da giorni, se non settimane.

E, fidatevi, lo so che non si dovrebbero affrontare conversazioni serie nel bel mezzo della notte, ma, in quel momento, l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era che volevo delle risposte.

"Kook...posso farti una domanda?" gli chiesi allora, girando lo sguardo verso di lui e notando quanto fosse bello anche illuminato solamente dalla poca luce della Luna che riusciva a filtrare dalla finestra.
"Certo".

"Tu, con me, sei così...buono, gentile e perfetto. Perchè le altre persone le hai...usate e basta? E, se non sono troppo indiscreto, perchè hai tradito la fiducia di Hobi?" gli domandai tutto d'un fiato, buttando, finalmente, fuori le parole che mi stavano tormentando da un po' di tempo.
Lui, dapprima, sospirò quasi con amarezza. Solo dopo questo gesto iniziò a parlare.

"Fin da quando avevo l'età per capire cosa fosse l'amore...credevo che quello tra i miei genitori fosse il più bello di tutti.
Erano sempre insieme, sempre felici, sempre con il sorriso stampato in faccia.
Poi, però, mio padre perse una causa importante e tutto peggiorò all'improvviso.
Il suo superiore lo licenziò, lui dovette trasferirsi a Seoul per trovare un altro posto al livello del precedente e...iniziò a sfiancare fisicamente e psicologicamente mia madre.
Non lo so...forse faceva ricadere tutte le preoccupazioni che aveva per il lavoro su di lei, non riuscendo a fare altro che farle del male.
Non l'ha mai picchiata...o, almeno, questo è quello che mi ha detto lei.
Ma...la vedevo così triste e così distrutta, perchè continuava ad amare quell'uomo che la feriva in ogni modo possibile, che mi venne paura che potessi succedermi la stessa cosa.
Ed è per questo che mi sono trasformato dal bulletto sfacciato al ragazzo strafottente e bastardo che non riusciva a legarsi emotivamente a nessuno perchè aveva paura.
Nam è stato solo una vittima di questa mia paura.
Per quanto riguarda Hobi ed il nostro insegnante di danza...io avevo scoperto della loro relazione ben prima di beccarli nello spogliatoio, ma, quando li ho visti veramente insieme, ho provato un'invidia tale per quel rapporto che avevano che non sono riuscito a fermarmi dal dirlo a mia zia.
Esatto, ero invidioso del fatto che lui riuscisse a vivere una cosa bella con qualcuno quando io, invece, ne ero solo terrorizzato al pensiero.
E sai cosa? A ripensarci adesso mi sento un coglione per tutto quello che ho fatto...".

Io rimasi lì per qualche secondo senza dire assolutamente niente, metabolizzando tutte quelle parole e pensando che anche lui aveva sofferto, differentemente da quello che pensavo.

"E con me?" gli chiesi subito dopo, non capendo, arrivati a quel punto, cosa fosse cambiato.
"Non ne ho idea, credimi. Non ho idea del perchè con te sia stato diverso. Ma...sto bene. Non è questo quello che conta?" mi rispose con aria quasi disperata, pregandomi con gli occhi per una risposta affermativa.

Io annuii, augurandogli la buonanotte ma rimanendo a guardarlo dormire con aria quasi malinconica, rendendomi conto che, effettivamente, lui era molto diverso dal tipo duro, strafottente e sfacciato che faceva vedere a tutti.

Ma...chissà, forse questa cosa la dovevo sapere solo io...

SPAZIO AUTRICE:
Grazie per le 5mila letture❤️.

•Revival {Jikook}•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora