Capitolo 23: Una Tregua?

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Ogni giorno e notte ho paura di tornare nella cella in cui Percy mi ha ordinato di stare. La odio. La parte peggiore è che si trova nella zona più bassa dei sotterranei del palazzo. Lì, l'aria è pesante, la polvere copre i pavimenti e sul soffitto ci sonno ragnatele così grandi che a volte non riesco a dormire. Ogni tanto vorrei potergli chiedere condizioni migliori, perfino implorarlo. Ma probabilmente è quello che vuole, che implori pietà, che implori un fato migliore di quello che mi ha assegnato. E se mi facesse sopportare qualcosa di ancora più orribile? Sempre che esista una condizione del genere nel palazzo.

Forse un giorno potrò vivere di nuovo normalmente. Ma di certo non sarà per mano sua.

-Dal diario di Annabeth Chase, pagina 400

~

Il giorno seguente, mentre Annabeth stava facendo colazione, entrò una guardia entrò dicendole che il re la voleva vedere nel suo ufficio. Finì immediatamente il cibo e si vestì. Si sentiva un po' più forte del giorno prima. Le sue ferite facevano meno male e le fasciature erano meno pesanti. La stanchezza non le pesava più sulle spalle a ogni passo e le costanti ondate di mal di testa e nausea non la perseguitavano più.

La mattina presto, il palazzo era silenzioso, tranne che per i servi e gli schiavi che si affrettavano per il palazzo per svolgere i loro incarichi. Ora che non c'era più Stella, tutto le sembrava più tranquillo e sicuro. La faceva stare bene il pensiero che ogni suo passo non fosse più controllato da Stella o le sue Alte Guardie. Non aveva visto nessuna delle vecchie Alte Guardie da quando Percy aveva strappato loro il titolo e i privilegi.

Annabeth raggiunse l'ufficio di Percy solo per trovare le porte spalancate. Percy era seduto su una delle sedie davanti alla sua scrivania. Indossava una maglietta nera con collo a V, pantaloni neri e stivali neri. Annabeth non ricordava l'ultima volta che l'aveva visto vestito con qualcosa di diverso dal nero, ma non le importava. Il nero gli stava bene. Aveva delle borse sotto gli occhi e nonostante il suo impegno per sembrare di stare bene, sembrava esausto. Lei non ci cascava. Seriamente, quando era stata l'ultima volta che aveva dormito?

"Chiudi la porta." Le ordinò mentre entrava.

Obbedì e si fermò davanti a lui, inchinandosi profondamente. Percy le fece cenno di sedersi sulla sedia vicino a lui e, quando fu a posto, si avvicinò a lei, appoggiando i gomiti sulle ginocchia.

"Ultimamente ho pensato alla tua posizione." Iniziò.

Annabeth sentì i brividi correrle lungo la spina dorsale. Che cosa aveva intenzione di farle? Il giorno prima era rimasta tutto il tempo nella sua camera, a lavorare per trovare la posizione del secondo gioiello, ma non avevano avuto successo. In base a quello che le aveva detto, Hazel e gli altri avevano lavorato sulle altre parti della profezia.

"Che cosa della mia posizione?" Chiese Annabeth per farla finita.

Percy sospirò profondamente, come se avesse atteso a lungo di dirlo. "Non voglio più che dormi nei sotterranei."

Annabeth si bloccò. Il sollievo le riempì il corpo. Sentiva le lacrime formarsi negli occhi, quindi spostò immediatamente lo sguardo per non mettersi in imbarazzo. Per così tanto tempo aveva avuto paura di andare là sotto ogni giorno. Odiava quella piccola cella. Odiava come la soffocasse ogni volta che lasciava l'aria aperta del palazzo ed era costretta a dormire in quella che sembrava una tomba. Era questo la sua cella. Una tomba.

A parte la piccola lampadina che pendeva dal soffitto, che non le era sempre permesso accendere, non c'era luce. La prima notte lì, Annabeth aveva scoperto di aver paura del buio. Non aveva paura di ciò che poteva nascondere, ma di quello che le aveva fatto l'oscurità di Percy. Si rigirava all'infinito in quel letto che sembrava una bara. A volte, le venivano degli attacchi di panico e si costringeva a rimanere in silenzio fino a che non passava, perché non voleva disturbare le guardie appostate fuori dalla sua cella. Le capitava di piangere fino ad addormentarsi quando la sensazione di solitudine e paura non la lasciavano. Quella cella era un posto fatto per farla marcire, un posto per farla morire. Era una tomba. E ora lo vedeva.

Ricercato: Il Regno Oscuro [Traduzione di Wanted: The Dark Kingdom ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora