Capitolo 19: La Forza di Vivere e Morire

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Non ho mai capito la verità dietro l'istinto e il potere di sopravvivenza di un semidio. Forse quell'istinto esiste perché una delle prime cose che viene detta a un semidio, appena scopre quello che è, è che i semidei muoiono velocemente e in modi dolorosi. Immagino che permetta ai semidei di essere sempre pronti, a pensare sempre al peggio. Questo porta agli istinti combattivi a prendere il controllo di un semidio quando affronta un pericolo o una minaccia. Indipendentemente dalle sue probabilità o da quanto sia forte il nemico, un semidio combatte sempre fino al suo ultimo respiro.

Quella caratteristica, o potere, come potrebbero vederla alcuni, è qualcosa da apprezzare e onorare, secondo me. È qualcosa da rispettare e riconoscere.

È anche qualcosa che mi fa male, perché credo di non averla. Ho combattuto in precedenza, ho combattuto molte volte, ma ho anche gettato la spugna e sono caduta in ginocchio quando Percy ha preso il trono.

Se fossi un vero eroe o una vero combattente, avrei lottato fino al mio ultimo respiro. Non mi sarei inginocchiata davanti a lui se fossi una vera semidea. Non sarei diventata una sua preda, non mi sarei piegata al suo volere.

O forse sì, perché è Percy il vero eroe della storia. Forse sono io il cattivo. Dopotutto, Percy è il semidio che era disposto a combattere fino alla morte se avesse significato che il suo popolo sarebbe stato libero.

Non è questo a renderlo un vero semidio? Un vero eroe? Ma che cosa sono, allora, io?

Non lo so e non lo voglio sapere.

Però so una cosa e mi perseguiterà fino alla fine. Ho perso la forza di combattere o sopravvivere molto tempo fa. Non me ne è rimasta neanche un po'.

Che cosa sono ora? Non lo so.

-Dal diario di Annabeth Chase, pagina 6

~

Continuava a perdere e riprendere i sensi. Il mondo sembrava girare tutto intorno a lei e non era sicura se fosse per i lividi o per la stanchezza. Il mondo sembrava sempre girare intorno a lei, intrecciando una storia in cui i suoi incubi peggiori prendevano vita. Era una storia, la sua, che forse era stata scritta molto tempo prima, prima ancora che lei esistesse.

I fati avevano sempre saputo che sarebbe finita in quel modo? Sapevano che la sua vita sarebbe finita così facilmente? Avevano almeno scritto che avrebbe avuto una possibilità di lottare? Avevano almeno scritto che sarebbe stata un eroe o una guerriera che aveva combattuto fino alla morte? C'era almeno una possibilità di avere quel finale? Una minuscola possibilità?

Forse l'avevano scritta per essere e finire come una schiava impotente che veniva massacrata a morte? Una schiava non combatte, si inginocchia davanti ai suoi nemici e basta, come una codarda. Era così che sarebbe stata intitolata la sua storia?

Invece che renderla un eroe che alla fine sarebbe stato vittorioso, per lei avevano scritto il ruolo in cui si trovava in quel moment: piena di lividi e tremante per la paura e il dolore. Il suo vestito era strappato e dipinto di sangue e sporcizia. Anche i suoi capelli, ora corti, erano sporchi.

Annabeth sapeva esattamente dove si trovava. Sapeva bene quale fosse la fine che Stella aveva preparato per lei, la fine che quella strega malata aveva deciso di darle. Si trovava dietro al cancello dell'entrata dei gladiatori nella grande arena che veniva usata per le esecuzioni o le competizioni annuali di combattimento.

Sapeva che cosa sarebbe successo. Poteva sentire i canti e le grida della folla che si era raccolta per vederla morire. I suoni echeggiavano nelle sue orecchie, rimbombando sulle mura di pietra che la intrappolavano.

Ricercato: Il Regno Oscuro [Traduzione di Wanted: The Dark Kingdom ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora