Capitolo 39: Fare Patti con il Diavolo

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Quella notte, Percy si trovò nello stesso incubo. Davanti a lui, la stessa orrenda scena si ripeté ancora e ancora. E ogni volta era ridotto a non potere fare altro che rimanere fermo immobile, graffiandosi e urlandosi contro dall'interno.

Lo distruggeva dover guardare sé stesso condannare la donna che amava. Era questa la sua punizione? Guardarsi fare la promessa che non poteva mantenere ogni volta che chiudeva gli occhi? E, peggio ancora, quali erano le future conseguenze? Sapeva che il sogno era solo l'inizio della sua sofferenza. Ne era sicuro. Lo sentiva.

Percy cercò di trovare uno scopo all'incubo. Era un conto alla rovescia fino a che non avesse mantenuto la promessa? Era un avvertimento? O forse era la sua preoccupazione a portare le parti più profonde della sua coscienza a creare il ricordo? Non lo sapeva. Come poteva saperlo? A chi poteva chiedere?

Sì, Chirone lo sapeva, ma che soluzione avrebbe potuto trovare il centauro? Percy aveva infranto la sua promessa e ne avrebbe pagato il prezzo. Semplice. Ma quella semplicità lo portava al limite.

Quando la scena finì per la centesima volta davanti a lui, si trovò di nuovo nell'oscurità. Da un secondo all'altro, sapeva che si sarebbe ritrovato nel suo ufficio, a guardare Annabeth essere tormenta, beh... da lui.

Ma, questa volta, l'oscurità intorno a lui non se ne andò. Di solito, durava qualche secondo prima di scomparire. Aveva contato per disperazione. Passò un minuto. Poi due. Non accadde nulla. Rimase in silenzio, ogni muscolo del suo corpo insensibile. Provò a muoversi, sperando di essere liberato dalla gabbia che il suo corpo era diventato. Ma il suo corpo non obbedì ai suoi ordini. Era ancora bloccato sul posto.

Ora, quale era lo scopo di tutto questo? Questa oscurità? Si chiese.

"Percy." Rispose l'oscurità.

No, non era l'oscurità. Ma la voce riempì l'oscurità intorno a lui. Lo circondò. Era la voce di una donna; antica, ma familiare. L'aveva già sentita. Le aveva persino parlato. Percy non riusciva a parlare, ma la sua mente stava facendo migliaia di domande. E la paura stava annebbiando i suoi sensi. La voce che aveva detto il suo nome era potente. Serena, ma dava i brividi.

"Percy." Di nuovo, la donna parlò. La sua voce echeggiava intorno a lui ora. Disse il suo nome con molta calma, ma c'era autorità dietro quella voce. Gli stava dando un ordine. E sentì il desiderio di eseguirlo.

Ma non le poteva rispondere. Non sapeva come fare. "Percy. Trova la corona."

Il suo sangue si ghiacciò. E anche se non riusciva a sentire il suo corpo, avrebbe giurato che un brivido gli fosse sceso lungo la schiena. La voce femminile aveva una forza innaturale. Una forza che gli faceva desiderare di obbedire, di essere curioso riguardo a quello di cui parlava. Ma Percy sapeva della corona. Voleva trovare la corona. Non aveva bisogno che qualcuno glielo dicesse. Quindi, di nuovo, quale era lo scopo di tutto questo?

"Percy. Trova la corona. la corona forgiata dall'oscurità per l'oscurità." Di nuovo, la voce lo lasciò freddo, a disagio e più confuso.

"Percy. Trova la corona. Tutto deve essere riunito sotto la corona. Tutti i semidei. Erebo non dovrà ami avere in mano la corona. L'ha benedetta, sì. Ma non deve mai tenerla in mano." Avvertì la donna.

A quel punto, Percy stava urlando nella sua testa. La sua rabbia e paura erano dirette contro la voce femminile sconosciuta.

Chi era? E che cosa aveva a che fare con tutto questo? Percy cercò di calmarsi. Provò a schiarirsi le idee. Provò a ricordare. Ricordare dove avesse già sentito quella voce. Antica. Potente. Autorevole. Saggia. Chi gli ricordava?

Ricercato: Il Regno Oscuro [Traduzione di Wanted: The Dark Kingdom ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora