Prologo

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Ero alle Hawaii in vacanza, che mi godevo il sole, la spiaggia e i cocktail freschi.
Il calore che la luce solare sprigionava sulla mia pelle mi induceva a chiudere gli occhi per assaporarne appieno la carezza gentile.

Il tutto con il sottofondo delle onde del mare che si frastagliavano contro la costa, rinfrescano la spiaggia con i suoi movimenti. Per non parlare del cocktail esotico che avevo in mano, aveva il sapore di libertà, tranquillità e pura pace.

Poi tutto sparì con l'arrivo di un suono terribile, quello che segnava la fine del divertimento e l'inizio di una dolce morte, anche più comunemente chiamata sveglia. Avessi avuto alla portata di mano una bella mazza da baseball e l'avrei messa a tacere per sempre.

Purtroppo quella non ce l'avevo e quindi quel suono infernale continuava a suonarmi nelle orecchie nel chiaro tentativo di buttarmi fuori dal letto - volente o nolente - facendomi diventare, di conseguenza, una belva inferocita di prima mattina.

Mi alzai di malavoglia lanciando le coperte chissà dove, tanto poi le avrei sistemate una volta tornata da scuola, forse.
Andai in bagno e mi feci una doccia veloce - con tanto di acqua gelata - la cosa migliore per svegliarsi e rilassarsi. O per non riaddormentarsi di botto sul banco come presa da un ictus soporifero.

Presi dei vestiti a caso dall'armadio e li indossai con calma pettinando quell'ammasso di nido per uccelli che avevo in testa. Se una volta uscita di casa qualche uccellino ci si fosse appoggiato non sarei stata sorpresa.
« Tesoro sbrigati, è arrivata Britney a prenderti » urlò mia madre dal piano di sotto per avvisarmi dell'arrivo del mio passaggio.

Vi state chiedendo chi è Britney?
Beh lei è la mia migliore amica da tutta una vita, nonché compagna di sventure. Insieme ne combiniamo di tutti i colori. Questo da... beh, da praticamente tutta la vita.

« Adesso scendo » gridai in risposta a mia madre. Presi la borsa con dentro un quaderno, una penna, le chiavi e l'inseparabile cellulare e scesi di sotto per salutare mia madre con un bacio sulla guancia.

« Fai la brava. » Le solite noiose raccomandazioni.
« Si mamma, saluta quella peste da parte mia » non aspettai la sua risposta che ero già fuori casa.

Tanto avrebbe sicuramente detto che mio fratello non era una peste. No, aveva ragione; lui era un approfittatore e manipolatore, cosa ben diversa.

Ecco questa sono io: Eryn Ward, una qualunque liceale che frequenta il terzo anno in una scuola prestigiosa - a mio parere un po vecchia - ma tanto il mio parere non conta.

Entrai nella macchina di Brit che subito mi salutò con un abbraccio. « Inizia di nuovo il divertimento » esultò. Mi allacciai in silenzio la cintura di sicurezza e lei partì.
« Quando mai l'inizio della scuola è considerato un divertimento? » Ero nera dalla rabbia.

Oltre al complotto della sveglia - ancora non capivo perché dovessi tenere in camera una sveglia elettronica quando avevo un cellulare di ultima generazione - ah si, per non farlo finire a terra spaccato in migliaia di piccoli pezzettini - ci si metteva a anche lei.

E brava la mamma per questa sua trovata geniale. Così si che si assicurava che abbandonassi il mio comodissimo lettone per andare a scuola. Ci credete che non avevano neanche un letto - se non quello dell'infermeria s'intende.

Se avessero messo dei letti anche lì, come era all'asilo, ci sarei andata con più voglia e spirito di entusiasmo. Oggi era il primo giorno di scuola e già non vedevo l'ora che quest'inferno finisse.

Odio + Amore = Fisica AttrazioneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora