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HARRY'S POV

Ero palesemente in anticipo, ma volevo coglierla con le mani nel sacco sapendo bene a quale guaio sarei andato incontro. Sorrisi immaginandomela piagnucolare in lungo ed in largo se solo mi fossi presentato al teatro prima dell'ora stabilita, domandandole beffardamente se avesse bisogno di aiuto con gli addobbi e le varie sistemazioni per il mio compleanno. Sembravo un deficiente al volante pensando e ripensando a cosa si fosse inventata di tanto eclatante da, addirittura, prenotare l'intero edificio e sorridevo di continuo godendomi quell'inesprimibile sensazione di felicità che scorreva nelle mie vene. Sentii squillare il telefono nella tasca dei miei jeans, ma non appena frugai goffamente, diminuendo anche la velocità per prenderlo, mi scivolò via dalle mani cadendomi sul tappetino accanto al pedale del freno, quasi a risparmiarmi quella conversazione che di lì a poco, non avrebbe fatto altro che procurarmi guai. Accostai e lo afferrai tra le mani non appena smise, era Emma, ma non avevo la minima intenzione di parlare con lei . Riallacciai la cintura ma prima ancora che potessi rimettermi in carreggiata, squillò nuovamente e conoscendo quanto fosse persistente, cedetti e risposi.

"Styles!" Esclamai secco, udendola sorridere dall'altra parte.

"Quanto tempo, mister Styles." Mormorò mentre alzai gli occhi al cielo. Era diventata insopportabile ed ero sul punto di perdere le staffe con lei, tant'è che non vedevo l'ora che se ne ritornasse in Inghilterra.

"Ti serve qualcosa?"

Mugugnò, come se stesse bevendo o sgranocchiando "In realtà ho chiamato per farti gli auguri di compleanno e per dirti anche che la mia permanenza qui è giunta al termine. Il progetto può fare anche a meno di me e tra poco, consegnerò le copie delle chiavi dei cantieri a Miller, perciò, questa sarà la mia ultima notte qui."

Anche Mike e David che non sentivo da un paio di giorni sarebbero rientrati a Londra assieme a lei, ma io no, anzi, la prima cosa che avrei fatto una volta tornati a casa sarebbe stato fare l'amore con Abigail, e la seconda, spaccare quel muro di cartongesso che divideva i nostri appartamenti.

"Emma..." farfugliai "..senti, io in realtà avrei da fare..."

"Dai, Harry! Dopotutto, siamo amici ed abbiamo lavorato fianco a fianco per oltre un anno, no? Mettiamo in disparte l'ascia di guerra e salutiamoci come si deve."

Diedi un'occhiata all'orologio da polso. Avevo ancora una trentina di minuti a disposizione.

"Allora?" Insistette. "Ti ruberò solo un paio di minuti."

"Okay. Dimmi dove ti trovi?"

Una volta giunto nel bar luogo dove la ragazza si trovava, poco distante da dov'ero ed in compagnia di facce note che lavoravano nel progetto, mi chiese se avessi avuto modo di accompagnarla al cantiere, dato che avrebbe dovuto incontrare Miller lì. Accettai solo perché il teatro era proprio lì accanto e comunque ci sarei andato lo stesso.

«Mi mancherai.» Esclamò sospirando ed infine abbozzando un lieve sorriso amareggiato, tipico di una persona rassegnata o delusa. Finalmente, anche lei, si era messa in testa che non avevo occhi per nessuno se non Abigail Anderson .

«Che farai una volta tornata a Londra?»

Si era raccolta la chioma rossa in una coda di cavallo ed indossava un top abbastanza scoperto sul petto ; un outfit parecchio bizzarro per dover solamente incontrare il sindaco in cantiere con lo scopo di consegnargli varie scartoffie e le copie delle chiavi.

Scrollò le spalle. «Le solite cose. Lavoro e casa, ovviamente. Sai che sono una workaholic! Tu sei proprio certo che non vuoi tornare?»

Annuii convinto.

𝚜 𝚞 𝚍 𝚍 𝚎 𝚗 𝚕 𝚢   𝟸 // 𝚑.𝚜  {𝙰𝚄}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora