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(ho appena terminato di scriverlo, ma non ho riletto perché sono sfinita...)


ABIGAIL'S POV


«Posso sapere perché ci troviamo qui?» Chiesi per l'ennesima volta a Natasha, che in realtà scoprii si chiamasse Alissia. La donna sbuffò esausta dalle mie continue domande imprecando qualcosa in russo prima di alzarsi per cercare qualcosa in modo irrequieto sulla scrivania di Juriç. Era mai possibile che in quel carcere non ci fosse una guardia di turno che capitasse lì per caso e si chiedesse il perché ci fosse una ragazzina legata nell'ufficio del direttore? Certo, la fortuna non ere quasi mai dalla mia parte e dovevo sempre cavarmela da sola, ma che potevo fare se ogni mio gesto avrebbe comportato qualcosa di brutto nei riguardi di Harry. Sospirai afflitta dando qualche frenetica occhiata in giro per cercare qualcosa con cui difendermi nel caso mi si fosse presentata l'occasione, nonostante sarebbe stato difficile uscirne illesa.

«Ecco, così non fiaterai più!» Mi colse impreparata appiccicandomi sulle labbra del nastro adesivo mentre non feci in tempo a ribellarmi per impedirle di farlo. «Mi hai stancato.»

Mugugnai dimenandomi sulla poltroncina, sentendo in bocca il sapore di colla e plastica mentre lei afferrò la sua pistola e me la puntò in mezzo alla fronte, mandandomi in iperventilazione. Respirai attraverso le narici e troppo velocemente quando chiuse un occhio fingendo di prendere la mira, mentre il mio petto si sollevava ed abbassava senza portare l'ossigeno necessario ai polmoni. Natasha, Alissia o come diavolo si chiamava....era letteralmente pazza.

«Un solo colpo...» fiatò ghignando mentre spalancai gli occhi mostrandole il terrore che stessi provando in quell'istante «...uno solo, e -....»

«Direttore, il signor Flynn...ah, lei chi è? Che ci fa...-» Qualcuno aprì la porta mentre la donna si voltò di scatto, nascondendo l'arma dietro la schiena ed impedendomi di vedere chi ci fosse sullo stipite della porta, anche se constatai che fosse sicuramente una delle guardie. «Juriç?» Chiese allungando il collo, curioso di chi ci fosse alle spalle di Alissia mentre piagnucolai volendo attirare a tutti i costi la sua attenzione.

«Il direttore non è qui!» Rispose in fretta e furia la donna, avanzando velocemente verso la porta ed impedendogli di rendersi davvero conto di cosa stesse accadendo all'interno di quell'ufficio. Non che quel poveretto avrebbe potuto fare molto contro il suo capo, ma almeno, avrebbe avuto la decenza morale di chiamare aiuto. La vidi trascinarlo fuori dalla porta che si occupò a chiudere personalmente, lasciandomi lì da sola e forse allontanandosi con lui mentre cercai con lo sguardo la chiave o qualcosa che avrebbe potuto liberarmi dalle manette. Il tempo , però, scarseggiava ed in un batter d'occhio, Juriç o la russa sarebbero tornati, così portai il bacino in avanti e dopo un paio di tentativi andati male sommati al dolore straziante alla coscia ferita, riuscii a far passare le gambe ; sarebbe stato molto più facile con le braccia in avanti, nonostante ci avrei fatto poco dato che ero disarmata.

«Ah, sì!» Udii la voce della bionda fuori dalla stanza ed afferrai un porta oggetti di ferro, nascondendomi dietro alla porta ed aspettandola con impazienza.

«Merda!» Sbottò rendendosi conto che avesse commesso un grave errore e puntò la pistola verso la poltroncina mentre aspettai il momento giusto e la colpii priva di empatia sulla nuca, facendola svenire a terra. Levai lo scotch dalla mia bocca, e tappai la sua.

«Questa serve più a te che a me!»

Infilai le mani tra i suoi capelli e la trascinai sul pavimento nascondendola dietro la scrivania, lasciando un bel regalo a Juriç anche se il regalo lo fece lei a me dato che nonostante la perlustrai da cima a fondo, non riuscii a trovare le chiavi delle manette. Poco importava, dovevo darmi una mossa e non avevo più tempo per esitare nonostante avessi paura di ciò a cui sarei andata incontro sorpassando lo stipite di quell'ufficio. Ma la vita era una soltanto e bisognava coltivare il coraggio di ribellarsi e di non arrendersi mai, perciò, mi feci coraggio ed uscii dopo aver controllato che ci fosse il via libera. Camminai lungo due ale adiacenti evitando ascensori o di espormi troppo nei balconcini dai quali sarei stata facilmente intercettata da qualcuno ai piani inferiori. Quel posto, così poco illuminato, sembrava essere più un ospedale psichiatrico abbandonato che un carcere. Mi nascosi dietro ad un muro, udendo i passi veloci di qualcuno.

𝚜 𝚞 𝚍 𝚍 𝚎 𝚗 𝚕 𝚢   𝟸 // 𝚑.𝚜  {𝙰𝚄}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora