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HARRY'S POV


Aspettai doverosamente ammanettato nell'ufficio di Dimitri Juriç convinto che da un momento all'altro sarebbe entrato con qualche uomo e mi avrebbe conciato per le feste usando il bastone di gomma appoggiato sulla sua, stranamente ordinata, scrivania. Diedi un'occhiata alla stanza notando le pareti rivestite di legno scuro e piene di fotografie in bianco e nero che ritraevano i suoi trentacinque , o forse più, anni nelle forze speciali. Oltre quelle, vidi qualche medaglia, pugnali di diverse annate e modelli che addobbavano una vetrina alle spalle della poltrona verde dinanzi a me. Un paio di mensole che reggevano dei fascicoli ed una vetrata contenente tutti i gradi e gli allori che l'uomo aveva probabilmente conquistato in battaglie. Mi domandai a chi lo avesse succhiato per essere arrivato fin lì essendo un uomo così spregevole e che non aveva niente a che fare con il rispetto e l'onore , finché udii dei passi e oltre alla voce di Dimitri riconobbi anche quella dell'ufficiale.

«Aspetterò qui fuori, se non le spiace.» Mormorò colui che sin dal primo istante non mi aveva mai voltato le spalle e sicuramente era un intoppo per Juriç.

«No, non mi dispiace affatto.» Rispose il superiore dirigente anche se non sembrò per niente felice di avere l'ufficiale tra i piedi. «Ma badi bene a chi si mette contro Ufficiale Flynn! Non mi sta affatto piacendo il suo atteggiamento e nel caso dovesse continuare con questi capricci da uomo perbenista o ero dei miei stivali, allora...»

«Cos'è...? Una minaccia, signore?»

Udii Juriç ridacchiare divertito. «No, solo un avvertimento affinché lei possa mostrarsi giudizioso, in futuro.» Fece una pausa. «Non so perché le stia così tanto a cuore quel ragazzo...» si riferì a me «...ma se qualcosa dovesse uscire da qui, la minima cosa, sappia che dopo Styles lei sarà il prossimo a saltare in aria.» Minacciò ammutolendo l'uomo. «E dopo di lei toccherà alla sua adorabile famiglia.»

«Ripeto, signore, mi sta minacciando?»  Sputò Flynn non demordendo, mentre Juriç non disse più nulla e poco dopo entrò nella stanza, alle mie spalle. Chiuse la porta lentamente mentre sentii il suo sguardo perforarmi la nuca.

«Mi domando come mai il mio uomo ti abbia così a cuore, Styles.» Esordì mentre aspettai che si sedesse dinanzi a me affinché potessi rispondergli guardandolo negli occhi.

«Io mi domando come abbiano fatto uomini onesti e coraggiosi a combattere per uomini come lei.» Risposi facendolo ghignare di gusto finché si sistemò sulla poltrona per poi accendersi un sigaro. «Quei gradi ed i riconoscimenti che lei ha appeso alla parete, non varrebbero un cazzo senza gente come Flynn.» Assecondai il suo ghigno mentre l'uomo annuì, palesemente ironico.

«Perciò lei sta affermando che uomini come me macchiano l'onore della nostra professione?» Chiese, anche se non si aspettò una mia risposta. «Io dico invece che questo mondo ha bisogno di gente come noi. Gente che mostri i denti, che non perdoni, che ne punisca uno affinché insegni una lezione ad altri cento. Non crede anche lei? Diciamo che uomini come me hanno più un compito assegnato, che è quello di lasciare un'impronta in questo mondo sregolato e ribelle, ridandogli una stabilità ed un equilibrio.»

«E chi dice questo? Lei?» Non che m'importassero molto le sue estreme idee di dittatura, ma ero in vena di ridere.

«Esatto.» Sorrise. «Incominciando ad eliminando gente come te.» 

«Perciò, gente per bene accusata di crimini che non ha commesso per coprire uomini corrotti e spietati come Reid, non è così? È questo il mondo a cui allude?» Sputai arrabbiato mentre l'uomo lanciò un'occhiata fugace verso la porta, alle mie spalle, prima di ordinarmi di abbassare i toni. «Stronzate!»

𝚜 𝚞 𝚍 𝚍 𝚎 𝚗 𝚕 𝚢   𝟸 // 𝚑.𝚜  {𝙰𝚄}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora