Epilogo

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Era una giornata autunnale come tutte, le strade di Riverdale erano occupate da auto che lentamente si incolonnavano una dietro l'altra, le persone indaffarate riempivano i marciapiedi e la calma che di solito contraddistingueva quel piccolo borgo, sembrava ormai un ricordo lontano. I rumori ripetitivi e stridenti dei clacson riempivano la gran parte delle strade, c'era chi doveva raggiungere il suo posto di lavoro, chi sarebbe già dovuto essere seduto alla sua scrivania, ma si trovava ancora bloccato in un ingorgo sorprendentemente grande per le dimensioni di quella città. I bordi delle strade erano occupati da donne che apparivano pressoché uguali, indossavano lunghi cappotti dai colori neutri, i quali erano tenuti chiusi sul collo da una mano esile, per ripararsi del vento, mentre con l'altra mano mantenevano i loro ombrellini richiudibili decorati da fantasie floreali, per proteggere i loro capelli perfettamente ordinati delle goccette sottili e ripetitive che cadevano giù dal cielo, ormai da circa un'ora, i piedi che procedevano spediti, con passi corti e veloci, come fossero zampette.

Toni era seduta su un divanetto rosso di POP'S, quello che la accompagnava da anni, la pelle alla base era leggermente rovinata, ormai per lei era diventato un vizio giocarci quando era nervosa o semplicemente annoiata. Aveva la fronte posata sul vetro e alternava lo sguardo tra le gocce che vi scivolavano lente e la frenetica vita che si svolgeva fuori quel piccolo locale. Adorava soffermarsi a pensare a come potesse essere la vita di ognuna delle persone fuori, fissava i colori delle auto incolonnate, le persone che passavano, immaginava i motivi della loro fretta, nonostante non fosse difficile intuirli, pensava a tutti gli imprevisti che potessero aver avuto. Trovava davvero strano immaginare le vite monotone e ripetitive di quegli automi, come li definiva lei. Effettivamente non aveva mai provato molta simpatia per le "famiglie perfette dei piccoli borghi".

Quel cielo grigio, che ogni tanto gocciolava, la leggera foschia delle sette di mattina, il profumo bagnato dell'erba delle aiuole che si trovavano sparse un po' ovunque per la cittadina, trasmettevano alla ragazza un benessere sorprendente: adorava quel tempo, al contrario di quanto capitava a molti, le trasmetteva tranquillità e serenità, nonostante tutta la confusione fuori.

A svegliarla dai suoi pensieri fu il rumore secco del sedere di SweetPea che in maniera poco leggiadra si sedeva - per così dire - accanto a lei. Era abituato a vederla assorta nei suoi pensieri quindi non rimase affatto sorpreso quando la vide sobbalzare leggermente e posarsi una mano sul petto dopo aver perso un battito.
Ridacchio, avvicinandole la sua colazione: un frappè al cioccolato e un cornetto alla Nutella. Non le diede nemmeno il tempo di commentare il suo modo poco garbato di accomodarsi che inizio a parlare:« Cazzo ragazzi» esclamò, guardando fuori dal vetro e posando un braccio attorno alle spalle di toni « Guardate che casino lì fuori, fortunati noi qui al calduccio» rise, seguito da Toni e bevve un lungo sorso del suo cappuccino. Un ragazzo più basso e esile di SweetPea, con un cappellino grigio e l'aria sofferente rispose, con la bocca piena dopo aver addentato il suo hamburgher:« Pea goditi la tua tranquillità, perché non durerà ancora a lungo, quando metterai piede nella scuola del northside dovrai vedertela col re del football, la malvagia regina delle cheerleaders e con le occhiatacce che ti rivolgeranno non appena noteranno il serpente sulla tua giacca» rise anche Jughead, che tentò di nascondere una leggera amarezza dando un altro morso al suo panino; intervenne Toni, che, dopo aver addentato il suo cornetto, si era sporcata tutto il labbro superiore di Nutella, si accoccolò leggermente sotto il braccio di SweePea, approfittando ancora per un po' del calduccio che emanava e disse:« Ragazzi dai non mi mettete altra ansia, dopo il crollo della scuola nel southside, non ne va una giusta» Pea aggiunse velocemente:« Che c'è? Ti aspettavi di restare a casa fino a Natale? Siamo solo a ottobre e ovvio che ci avrebbero spostati in un altro istituto» La ragazza borbottò in risposta:«Si però uffa, io non ci volevo andare nella scuola dei ricconi e poi dopo che hanno chiuso metà del southside per uno stupido crollo dovremmo anche farci mezz'ora di ingorgo prima di arrivare» fece una breve pausa e proseguí:« E Jugh, non me ne frega un cazzo della malefica regina o del pompatissimo re, io la mia giacca non la tolgo per nessuna ragione al mondo» Fangs, che era seduto di fronte a lei e accanto a Jugh e che fino a quel momento non aveva aperto bocca, non riuscì a trattenere una risata guardandola:« E se ti obbligano a toglierla che fai Pablita Escobar?» disse riferendosi ai baffi di cioccolato «Li spari tutti?» a quel punto tutti risero guardando Toni, inclusa lei stessa, che, finalmente si pulí i suoi baffoni bruni, dopo aver fatto alcune boccacce, imitando il famigerato fuorilegge, ai suoi amici.

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