capitolo 1

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Erano le 4.30 di mattina, quando sentii i genitori di Stephan urlare

«È tutta colpa tua!» urlò Anna, la madre, sentii dei colpi e poi piombò il silenzio, rimasi cinque minuti a fissare il soffitto tutta tremante e poi mi decisi di alzarmi e andare a vedere cosa stava succedendo, appoggiai il piede sul pavimento, rivestito di legno che scricchiolò, vidi Marco con le mani chiuse a pugno appoggiate sul tavolo, e Anna con le mani sui fianchi con uno sguardo terrorizzato, mi decisi a parlare per chiedere spiegazioni «Cosa sta succedendo» dissi piano con gli occhi che mi si chiudevano per la stanchezza, Anna mi guardò «Stephan è sparito» mi mancò l'aria appena capii quello che aveva appena detto Anna «Stephan è sparito? Cosa? Come? Perché?» vidi scendere delle leggere lacrime sul volto di Anna, capii che la situazione era grave e cominciai a pensare al peggio «Lo vado a cercare. Lo troverò, lo prometto» dissi senza pensare che erano quasi le 5.00 di mattina. Mi infilai i jeans e una felpa e subito chiamai Edward, il migliore amico di Stephan, un tizio un po strano.. Il telefono squillò per qualche minuto e poi rispose e subito mi misi a urlare per cercare spiegazioni:

«Dove cazzo è Stephan? Tu lo sai vero? Non torna da ieri sera! Rispondiiii»

«Non lo so, cosa cazzo mi disturbi alle 5 del mattino?»

«Ora ti alzi da quel cazzo di letto e mi aiuti a cercarlo, sono nel parcheggio del parco»

«Mhh, vabene» e subito riattaccò.

Passarono dieci minuti e poi me lo ritrovai divanti, i suoi grandi occhi scuri che mi fissavano, le sue labbra intente a dire qualcosa, tolse lo sguardo da me e disse «Da dove cominciamo?» mi sentivo imbarazzata, non ero mai stata sola con lui. «Ehm, da dove vuoi.»

E allora cominciammo a girare.

Passarono due ore, poi puntai lo sguardo su una panchina e lo vidi disteso che dormiva, mi misi a correre e mi piombai addosso a lui che subito si svegliò incosciente «Iris? Cosa ci fai qui?» lui mi prese la mano, e subito per un momento smisi di respirare «Non sei tornato a casa ieri sera, stanotte i tuoi erano disperati» lui si mise le mani fra i capelli e intanto si guardò intorno ancora intontito, abbassai lo sguardo «Ho avuto paura» dissi.

Lui sorrise e si avvicinò a me, senti il cuore battere all'infinito quasi sul punto di esplodere, avvitò le sue braccia attorno al mio collo, e mi abbracciò profondamente.

Serva me. Servabo teDove le storie prendono vita. Scoprilo ora