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Alex torna dentro casa barcollando come uno zombie. Si siede alla sua postazione e, mentre fissa una conversazione in chat fra due colleghi americani, si sfiora le labbra con le dita.

Sente ancora il suo sapore in bocca e quel profumo di spezie e agrumi che riconoscerebbe anche in mezzo a una folla di mille persone. È così piacevole e rilassante che vorrebbe sentirlo sempre addosso.

– Ha detto che era stanco, – mugugna contro il palmo della mano, mentre scorre le offerte di lavoro, – chissà da quanto mi aspettava. Gemma aveva gli occhi fuori dalle orbite. Dio, adesso mi tempesterà di domande! – Gli cade l'occhio sul cellulare. Ha quasi la tentazione di chiamarlo, chiedergli se abbia fatto l'iniezione, se stia tornando verso casa. – Magari lo disturbo. – O magari, pensa, ha già cambiato idea su di lui. – In fondo, non è che l'ho accolto tanto bene, – dice rivolto al piccolo drago in plastica che tiene incollato sulla tastiera, trovato in un sacchetto di patatine alla paprika.

Afferra il cellulare e digita: "Spero che tu stia bene, mi dispiace se ti sei stancato." Fa per inviarlo, ma di colpo si rende conto della situazione. Di chi sia lui e di chi sia Anton. E capisce che non ha il diritto di dare false speranze a quella temporanea follia. Cancella il messaggio e digita invece: "Anche se ti ho detto quello che ho detto, per favore non venire più a cercarmi. Non cerco amicizia e nemmeno amore. È meglio così per entrambi." Invia il messaggio, chiude gli occhi e cerca di calmare i battiti del suo cuore, placare quel dolore sordo che prova al petto.

Era la cosa giusta da fare, pensa. Ne è ancora più convinto quando ricorda la conversazione avuta con sua madre pochi giorni prima. Sessantamila euro. Ha dovuto frenarla dal rivolgersi a strozzini che non avrebbero fatto altro che peggiorare la situazione; ha poi chiamato la banca il giorno stesso e in videoconferenza ha parlato con il direttore, cercando un compromesso. Ha ottenuto una dilazione e rateizzazione del debito, ma questo significa che ogni mese lui dovrà versare una quota ingente all'istituto, oltre ad aiutare sua madre a pagarsi l'affitto e mangiare. Il ché significa che dovrà lavorare a palla 24 ore su 24, senza sosta, accettando qualsiasi ingaggio disponibile.

Si passa una mano sulla fronte, pregando che la sua attrezzatura non decida di lasciarlo a piedi proprio adesso. – Coraggio, signorine, dobbiamo carburare, ok? Abbiamo tre pc, un buon giro di conoscenze e un'ottima reputazione, possiamo accettare tre mandati alla volta. Se riesco a guadagnare almeno 4.000 euro al mese ce la potrò fare... – chiude gli occhi ficcandosi le dita tra i capelli, sentendosi di colpo disperato. – Dio... quanto sono stanco, – sussurra.

Gli tremano le labbra e un nodo di angoscia prende a salirgli in gola, mozzandogli il respiro. Espira forte e solleva la testa. – No! – esclama. – Ce la faccio. Ce la posso fare! – sbatte le mani e si sforza di sorridere. – Avanti, Alex! Oggi sei stato pure baciato da un principe, che non ha la più pallida idea di quanto tu sia patetico e perdente. Non può andare così male! Vediamo se siamo fortunati e troviamo qualche azienda in difficoltà... – Si siede meglio sulla sedia e comincia a cercare ingaggi.

Verso notte, quando si prende una pausa per sgranchirsi, in attesa che gli aggiornamenti lanciati si completino, d'impulso apre il motore di ricerca e digita il nome di Anton Lacroix.

Butta un occhio sul sito più cliccato e legge la breve biografia.


"Anton Lacroix (Firenze, 19 settembre 1991), è un pittore e scultore italofrancese, fondatore e ideatore della corrente artistica contemporanea della "crumb art" *. Laureatosi in legge alla Sorbona di Parigi, ha frequentato l'Accademia delle Belle Arti di Venezia senza laurearsi, proseguendo poi da autodidatta. Espone per la prima volta a quindici anni presso la prestigiosa galleria d'arte paterna a Lione, ed è subito successo. Le sue opere sono presenti nelle collezioni di arte contemporanea dei principali musei internazionali. Dal 2012, alla giovanissima età di 21 anni, viene messo a dirigere l'azienda del padre, l'imprenditore Bernard Lacroix, di cui il fratello Quentin è consulente. La "Lacroix Art et Vision" si occupa di valorizzare il patrimonio artistico attraverso l'import/export di opere antiche e nuove, progetta spazi espositivi e collabora a iniziative commerciali e culturali internazionali..."


Alex smangiucchia una merendina, mentre osserva la foto di Anton sul profilo dell'articolo. Ci clicca sopra per ingrandirla e sfiora lo schermo con le dita, tracciando i lineamenti di quel volto serio, che lui sa può diventare dolcissimo e delicato. Sospira a fondo. Chiude gli occhi, prende fiato, li riapre e clicca su "immagini".

Il respiro resta bloccato in gola per qualche secondo, mentre sul monitor compaiono una carrellata di foto di sculture e quadri attribuiti all'artista. In formato ridotto, tipo bollino postale, sono sopportabili, gli creano solo un leggero disagio. Stando bene attento a non passarci sopra con il mouse, le scorre lentamente una a una, rimanendovi affascinato.

Si rende subito conto che l'arte di Anton non vuole sbalordire ma incantare. È poesia fatta a colore e pietra. A ogni foto associa il suo profumo, il suo calore, la gentilezza dei suoi modi e impara a riconoscerlo in un tratteggio, in un movimento rapito dalla pietra, nella scelta di un colore, nell'inclinazione di uno sguardo.

Scopre un sito dove affermano che Anton abbia creato la sua Gioconda personale, un quadro speciale e privato, che conserva in una delle sue ville. Alcune voci ufficiose dicono che sia un capolavoro e, qualora venisse esposto al pubblico, consacrerebbe l'artista come uno dei più grandi pittori che la storia abbia mai conosciuto.

Alex si reclina sullo schienale, pensando che quella stessa persona, una manciata di ore prima, tremava davanti a lui per chiedergli un bacio. – È impazzito, – mormora mordicchiandosi le dita, – troppo stress, forse. Troppo lavoro. Ha dato di matto. Spero che suo fratello lo faccia rinsavire. Quello sì che sembra avere la testa sulle spalle, altroché.

Resta in silenzio per qualche istante. Torna a guardare la foto di Anton. – Sei una bella persona. Davvero una bella persona, Antonio. Ti meriti il meglio. – Allunga una mano, come a lanciare una magia. – Sii felice. Ok? Sii felice, anche per me.

Scuote la testa e tira su con il naso strofinandoselo con forza. Chiude il motore di ricerca e riprende a lavorare. L'angoscia dei debiti di sua madre torna a tormentarlo.

– Se trovassi qualcosa di succulento, – fa pensoso mentre cerca ingaggi tra i suoi committenti, – magari una web application integrata **, potrei estinguere quasi tutto il debito in un colpo solo, anche se mi ci vorrebbero minimo otto mesi, – sospira, – e non ho tutto questo tempo. Dove siete andati tutti, quando ho bisogno di voi? Perché nessuno chiede la progettazione di software di backoffice  o la creazione di un sito e-commerce? Dai ragazzi, fatemi vedere gli attributi!

Tra le varie offerte di lavoro, scartate tutte quelle che richiedano una sua presenza in situ, ne trova una da parte di un'azienda inglese, dove promettono un compenso di tremila euro per l'implementazione, da remoto, di un software che elabori dati bancari. Di solito non accetta ingaggi alla cieca, perché c'è sempre il rischio di sconfinare in situazioni poco chiare e, soprattutto, illegali, ma questa volta non può fare lo schizzinoso. Legge le specifiche e contatta il mittente per accettare l'incarico.



(*) Crumb art = termine fittizio.

(**) Web application integrata = Si tratta della creazione di un software complesso che gestisce tutti i processi aziendali e i servizi di terze parti (es, banche, commercialista, etc.) 

Come petali di Veronica persicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora