– Cosa vuole?
Anton sobbalza di paura quando vede comparire all'improvviso al suo fianco una signora anziana, con i bigodini in testa, uno scamiciato a fiori rossi, occhi da killer e coltello sporco di sugo in una mano.
Ha ancora il dito appoggiato sul campanello dell'appartamento, accanto a quello da cui è appena uscita la donna, paralizzato sotto quello sguardo indagatore.
– Chi è lei, che accidenti vuole? – ripete in tono burbero.
Anton deglutisce e cerca di ricomporsi. – Buongiorno, – esordisce con un piccolo cenno di capo, – stavo cercando Alessandro. Alessandro Spada. È qui che abita, vero? Sa se sia in casa, forse?
La fronte della signora si aggrotta ancora di più al suono di quella voce elegante e ben impostata, mentre fa scivolare lo sguardo, senza alcuna delicatezza, lungo il blazer blu in cashmere, sormontato da una sciarpa in seta bianca misto lana, i jeans a piega e le scarpe stringate in pelle. – Chi lo vuole sapere? – chiede fermandosi sul volto adesso, a registrare quei caldi occhi verdi e i capelli biondo oro, mossi come quelli di un cherubino.
– Un suo amico, – rispondono labbra gentili.
– Il mio Alex non ha amici.
Lui si tende, sbattendo gli occhi addolorato. – Davvero... non ha amici?
– Chi è lei?
– Io... – esita a disagio, – sono Anton Lacroix, signora, molto lieto. E lei...?
– Io sono la signora Gemma, la sua padrona di casa, – ribatte impettita. – Non ha risposto alla mia domanda, che cosa vuole dal ragazzo?
Anton fa un sorriso incerto e si passa una mano dietro la nuca a disagio. – Io... – poi inclina la testa, – mi perdoni, ma non sono sicuro di cosa dovrei dirle. Lei, forse, è una sua parente?
Gemma inclina la testa di lato, facendo dondolare il coltello fra le dita. – Quel ragazzo non ha certo bisogno di altri parenti! Io sono una sua amica. Una carissima amica. E conosco molto bene Alex.
Anton la guarda adesso con uno scintillio divertito negli occhi. – Sono sollevato nel sapere che abbia almeno qualcuno su cui contare. Non si allarmi, signora, non ho cattive intenzioni, – infila una mano in tasca e le porge un biglietto da visita. – Uhm, lavoro nel campo delle opere d'arte, ho conosciuto il nostro Alex al museo del castello. E... credo che mi piacerebbe entrare nel novero di "persone speciali" su cui lui possa contare.
Gli occhi di Gemma si distendono. – Un artista, dunque?
– Scultore e pittore, signora, certo quando gli affari me lo permettono. – Fa vagare lo sguardo su quell'anonimo pianerottolo e quindi ritorna sul volto della donna. – È tanto che non mi prendo del tempo per creare, sa? Mi manca davvero. – Si guarda le mani. – Macchiarsi le dita di colore, avere le unghie spezzate e sporche di polvere di pietra. Queste mani sono troppo curate, non trova? Manicure impeccabile. Non sembro nemmeno io, – mormora sottovoce, quasi a se stesso.
– Venga dentro.
La voce di Gemma lo riscuote, solleva il volto su di lei, sorpreso. Un sorriso ingiallito, ma carico di affetto, trasfigura il volto della donna, facendola sembrare per un istante bellissima e luminosa, come doveva essere stata da giovane.
– Venga, – fa prendendolo sotto braccio, – ho spedito quell'eremita a farmi la spesa, altrimenti non sarebbe uscito fino alla prossima settimana. Intanto che lo aspetta, le offro un caffè. Lo vuole un caffè, vero? – chiede quasi minacciosa.
Anton annuisce incapace di rifiutare.
Mentre Gemma gli serve il tutto nel servizio "buono" di casa, lui si guarda attorno incuriosito. Nega gentilmente l'offerta di zucchero e sfiora il bordo della tazzina con interesse. – Uhm, che porcellana fine, disegni fatti a mano?
– L'unica dote che ho portato al mio matrimonio. Questo servizio da tè apparteneva a mia nonna.
Anton solleva la tazzina rigirandola fra le mani. – Ha un piccolo gioiellino in casa, signora, lo sapeva? Sul mercato questo set varrebbe non meno di duemila euro...
– Alex odia le opere d'arte, – interloquisce lei senza dare segno di avere ascoltato.
Lui si fa serio e annuisce, posando l'oggetto sul tavolino. – Sì, lo so.
– E lei ne crea e ci lavora.
Anton sospira, rimanendo in silenzio.
– Quanti anni ha, signor Lacroix?
– Ventinove.
Gemma sorseggia il suo caffè pensierosa. Quindi lo posa sul tavolo con un colpo secco e si decide a dire: – Conosco Alex da molto tempo, lo conosco bene, e mi sono affezionata a lui. Beh, non è certo difficile. È buono come il pane e ha una sensibilità fuori dal comune. Ed è fin troppo onesto... chiaro come acqua di fonte.
– Lo penso anch'io questo... di lui.
La donna inala a fondo, accigliandosi. – Quel ragazzo ha una vita complicata. Lavora come un pazzo dalla mattina alla sera. A volte non esce di casa per giorni interi. Non dorme, si trascura... Io cerco di aiutarlo come posso, ma non faccio miracoli.
– Sono certo che per Alex lei sia un punto di riferimento importante.
– Sì, ma io non sono quello di cui ha bisogno.
Anton si sporge sul tavolo. – E di cosa avrebbe bisogno?
Gemma scuote la testa. – Di qualcuno che lo salvi dal suo destino.
– Che intende dire?
Lei si riscuote, come se si fosse accorta solo in quel momento di avere pronunciato a voce quei pensieri. – Niente. Lasci perdere i vaneggiamenti di una vecchia. Lei mi sembra una persona a modo, signor Lacroix, mi scusi se prima l'ho aggredita, ma mi sento molto protettiva nei confronti di quel ragazzo. Non voglio che soffra o che abbia problemi di alcun tipo. Sono pronta a combattere per questo, se necessario.
Anton ricorda il coltello con cui l'ha ricevuto e ha un lampo di divertito affetto negli occhi. – Ascolti, Gemma, se è vero che vuole bene ad Alessandro, sappia che anch'io provo qualcosa per lui. Lo sto cercando per dirglielo. Per tentare di conoscerci meglio. Non ci penso proprio a farlo stare male, mi creda.
– Quand'è così, sono più tranquilla, – dice. Poi solleva gli occhi rugosi e stanchi, impregnati di grinta, e aggiunge: – Ma se si azzarda a farlo soffrire, se anche solo capisco che lo sta prendendo in giro, le sguinzaglio addosso i miei tre figli. Uno è nella finanza e gli altri due sono avvocati di grido. Quei piccoli mostriciattoli, che mi sono portata in grembo per nove mesi e che ho allevato con santità e sacrifici, sono ingrati, cinici e quando mordono non lasciano più la preda. Sono dei Rottweiler sanguinari, addestrati a uccidere. Mi sono spiegata, vero?
Nel silenzio che segue, si sente solo il deglutire a vuoto della gola di Anton.
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Come petali di Veronica persica
RomansaCosa faresti se la tua anima gemella facesse proprio il lavoro che ti terrorizza? Il famoso artista Anton Lacroix e il genio informatico Alessandro Spada, affetto da Sindrome di Stendhal, si incontrano nel museo di un castello, dove gli spettacolar...