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Alex chiude gli occhi per un istante abbeverandosi dell'aria satura di resine ed essenze floreali che entra dal finestrino aperto. Il sole è caldo e forte, nonostante sia autunno inoltrato. L'auto sfreccia sicura attraverso un immenso parco di piante secolari, racchiuso tra vigneti e uliveti a perdita d'occhio. Anton è andato a prenderlo sotto casa, nonostante lui avesse insistito nel raggiungerlo per conto suo in taxi, e ora si ritrovano entrambi seduti nel comodissimo abitacolo posteriore della sua berlina di lusso con tanto di autista e mini-buffet allegato.

– La villa è il risultato del restauro di un antico complesso rurale risalente al 1740, – spiega Anton, indicando il gruppo di edifici in pietra che si comincia a intravvedere attraverso la vegetazione. – Me ne sono occupato io stesso, è stato uno dei miei primi progetti artistici. Avevo diciassette anni.

– Notevole, – commenta Alex impressionato, mentre varcano il maestoso portale d'accesso ad arco, impreziosito da motivi floreali e vegetali, con un fregio sostenuto da quattro lesene a capitelli corinzi, che riporta lo stemma dei Lacroix.

L'auto fa una curva dolce, costeggiando un vasto piazzale ottagonale, sul quale domina una grande fontana barocca. Alex non fa quasi in tempo a metterla a fuoco che Anton gli preme rapido una mano sul polso. – Alessandro, chiudi subito gli occhi, per favore!

Lui ubbidisce docile, mentre sente la voce calda dell'altro aggiungere: – Questa è l'unica cosa che non ho potuto evitare: l'ingresso principale; ma non preoccuparti, Daniele sta già girando la macchina in modo da impedirtene la vista. Se ti fidi di me, ti guiderò dentro e, una volta là, non avrai più niente da temere.

Alex stringe i denti. – Cavolo, Antonio, è una villa del Settecento, sarà piena di dipinti, statue, affreschi, io... mi dispiace... forse è meglio se me ne torno a casa.

La presa sul suo braccio si stringe. – Ti ho detto che non devi preoccuparti di niente! Non permetterò che tu venga sconvolto in alcun modo. Riesci a provare a fidarti di me? Almeno un pochino?

Lui espira una risata. – Ti ho concesso di vedere il mio rack, che altro vuoi?

Anton ride con lui e mormora sottovoce – A dire il vero, non ho visto solo quello.

Alex si sente arrossire, ma non ha il tempo di sprofondare nell'imbarazzo, perché l'altro lo trascina fuori e lo spinge rapido all'interno dell'edificio principale, senza dargli modo di replicare.

Alex si stringe alla sua tracolla porta-notebook, sentendo il cambio di temperatura e i suoni dei loro passi rimbalzare ovattati in quello che sembra essere un salone. C'è profumo di pittura fresca nell'aria. Ha una stretta allo stomaco, immaginandosi circondato da...

– Se vuoi, adesso puoi aprire gli occhi.

La voce di Anton lo fa trasalire. Prende un respiro e socchiude le palpebre sollevando le spalle, in allerta, ma ha un'immediata sensazione di sollievo quando si accorge di trovarsi in un luminoso atrio dal pavimento in caldo cotto fiorentino e pareti bianco avorio; finestre ampie, senza tende, una scala curva in marmo rosa a condurre al piano superiore e due archi ellittici laterali, contornati da pietra a vista, che si aprono su altrettante stanze. In fondo alla sala, una parete finestrata dà a un giardino interno dove si intravvede lo spicchio azzurro intenso di una piscina. Non una cornice, non un affresco, non una scultura. Pareti immacolate, semplicità zen. Luce che filtra ovunque.

– Vieni, ti faccio vedere la casa.

Anton gli sfiora delicato la schiena per qualche secondo e lo conduce verso destra, quindi caccia le mani in tasca e provvede a fargli da cicerone. La villa è strutturata a ferro di cavallo, con un corpo centrale e due ali laterali indipendenti. Visitano per prima la grande cucina abitabile, incontrando alcuni domestici con cui scambiano cordialità e quindi tornano indietro per l'atrio passando al salone da pranzo, sulla sinistra, nel quale campeggia un enorme tavolo rustico in rovere da dodici, a cui si collega un ampio soggiorno con caminetto, dove un tappeto persiano in lana, a motivi azzurro-cielo, e una libreria importante, in noce massello chiaro, la fanno da padroni.

Come petali di Veronica persicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora