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Alex allunga le gambe e agita i piedi nudi al calore del fuoco. Terminato di consumare il brunch, si sono spostati davanti al caminetto, a fare due chiacchiere e sorseggiare una tisana calda, distesi in comode poltrone-letto.

– Che pace... Grazie, Antonio, – fa Alex con un sospiro profondo, girandosi a guardarlo, – per tutto. Mi ricorderò di questi due giorni, quando sarò nella mia tana. Ricorderò di un pazzo furioso che ha snaturato la sua casa solo per aiutarmi con la mia fobia e mi ha fatto banchettare a cristalleria e argento.

Anton sorride. – Non l'avrei fatto con nessun altro, perché avrei avuto paura di legarlo... ma so che il tuo "grazie" è sempre libero e gratuito.

– Con me puoi stare tranquillo.

– Lo so, non sei tipo da farti impressionare facilmente.

Le spalle di Alex sussultano e Anton si accorge che sta ridacchiando. – Per uno che sviene davanti al marmo del Canova, – esclama, – direi che è tutto il contrario!

Anton si acciglia. – Perché lavori così tanto, Alessandro?

Preso alla sprovvista, Alex risponde senza riflettere. – Perché devo aiutare... – lascia poi cadere la frase e si morde le labbra.

Lui si sporge un poco, emozionato da quell'improvvisa apertura. – Chi? Chi devi aiutare?

Alex scrolla le spalle. – Nessuno. Non preoccuparti.

– Alessandro...

– Si?

Anton si sposta sedendosi di traverso sulla poltrona per guardarlo bene in faccia. – Io... lo ricordo a memoria il messaggio che mi hai scritto: "non cerco amicizia e nemmeno amore". Posso capirlo. Credimi. Ma... è davvero così che vuoi vivere la tua vita. Lontano da tutto e da tutti?

Alex annuisce fissando il fuoco. – Ci hai preso in pieno.

– Non... non ti importa di noi?

– Non c'è nessun "noi". Io e te non siamo niente. – Si pente nel momento stesso in cui l'ha detto. Ma ormai non può più tornare indietro. Pensa che adesso Anton lo mandi a fanculo e lo sbatta fuori di casa. Invece, come sempre, lo sorprende e si mette a ridere.

– Sei così forte che mi intimidisci! – esclama.

Alex si gira a guardarlo. – Io, forte?

– Sei una roccia. Vai avanti a testa bassa. Non ti appoggi a nessuno. Non ti lasci influenzare, né abbattere. Affronti le tue paure con coraggio. Un'affascinante pietra che dispero di poter sfiorare... – Abbassa lo sguardo, fissando le mani intrecciate e dà voce a tutto ciò che ha dentro: – Forse non sono abbastanza in gamba per te.

Alex si solleva a sedere. – Anton, apri gli occhi una buona volta! Io non sono affatto quel superuomo che ti sei stampato nel cervello: sono solo un patetico sfigato con una vita piena di problemi. Tu non... – si blocca quando la bocca di Anton si storce in una smorfia di dolore, e si sente perdere. – Vuoi sapere perché lavoro come un idiota? Vuoi sapere perché non dormo di notte? Te lo dico, allora! Lavoro per pagare i casini che combina mia madre. Ecco, adesso lo sai.

Anton solleva gli occhi. – Tua madre?

– Sì, ogni due per tre si mette nei guai, guai economici, debiti, casini legali. Ha un modo di vivere molto... spensierato, per non dire altro. Io cerco di aiutarla come posso, ma non sono molte le aziende che si fidano abbastanza da assumere qualcuno che non possono incontrare di persona.

– Questo ti rende onore.

– Ma quale onore.

– Come si chiama?

Come petali di Veronica persicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora