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– Alex vengo da te!

Anton chiude il cellulare e fa per uscire, quando Quentin gli si para davanti facendolo indietreggiare fino quasi a metà sala.

– Dove stai andando?

– Je vais chez Alessandro (="Vado da Alessandro"), devo parlargli. – Anton si caccia il telefono in tasca e rivolge al fratello uno sguardo diretto. – Ma visto che sei qui, spiegami cos'è questa faccenda? Perché Alex è sconvolto? Perché mi dice che non devo fidarmi di te? E perché accidenti sembra che sappia dell'ammanco in bilancio?

– Ti ha detto tutto, quindi? Ne ha di coraggio.

– No, non ha spiegato nulla. Era molto agitato. Coraggio? Perché dovrebbe avere "coraggio"? Cosa gli hai fatto?

– Tu non ti decidevi, così gli ho chiesto di entrare nei server della banca e mettere a posto le cose.

Anton espira sgomento. – Come hai osato coinvolgerlo?!

Una smorfia di rabbia a stento contenuta. Quentin stringe i pugni. – Se non falsiamo le cifre, la banca non ci darà ulteriore credito. Il sogno di nostro padre, la nostra holding familiare. Tutto verrà ridotto in polvere.

– Non infrangerò la legge! Assumerò le mie responsabilità e metterò a posto le cose.

Quentin scuote la testa con una risata amara. – Tu ne comprends pas. Tu n'as jamais compris. (="Tu non capisci. Non hai mai capito.")

– Ho compreso molto bene, invece. Non ti permetterò di usare Alex per rimediare ai tuoi casini!

– Usarlo? Tu non lo conosci. E mi dispiace dovere essere io ad aprirti gli occhi su quel ragazzo, ma non posso fare altrimenti.

– Cosa intendi dire?

– Le aziende che aiuta, gli ingaggi che accetta... sono tutti imbrogli. – Il suo braccio fende l'aria, a punteggiare quelle parole.

– Imbrogli?

– Alex ha una metodologia di lavoro piuttosto singolare: si associa ad altri suoi colleghi che provocano ad arte intrusioni nei sistemi aziendali con cui collabora abitualmente; lui accetta l'ingaggio, aggiusta il danno, o finge di farlo, sottraendo dati tecnici e informazioni sensibili. Così, oltre a essere pagato dalle ignare ditte che lo chiamano ad aiutarle, rivende il bottino al mercato nero. Ho le prove di quanto dico.

Anton si sente sbandare, instabile sulle gambe. – Je n'y crois pas. (="Non ci credo.")

– È tutto vero. Ho tenuto per me quei documenti, solo e unicamente perché non volevo darti un dolore, ma penso che sia arrivato il momento di destarti da questo torpore romantico in cui hai voluto indulgere. Ne ho parlato con lui e gli ho chiesto di aiutarci. Probabilmente avrà pensato che lo stessi ricattando, ma la mia è stata solo una semplice richiesta, per salvare la nostra famiglia.

– E lui cos'ha detto?

– Si è rifiutato dapprima, poi ha detto che ci penserà.

Anton si acciglia. – Non è da lui una simile risposta.

– E tu che ne sai!? Cazzo, Nino, lo conosci da quanto, due mesi? Quello è uno che a dodici anni si infiltrava nei computer del governo per gioco. Ma ti rendi conto?

Anton scuote la testa per snebbiarsi la vista. – E queste parole vengono dal santo che ha tentato di "comprare" la commissione di una gara d'appalto internazionale. Complimenti per la coerenza, Quentin!

– Qui non si tratta di illegalità, ma di sfumature. Ho solo "unto" un poco gli intenti e l'ho fatto per la mia famiglia, non per noia o disprezzo delle regole. In ogni caso, dici che Alex era sconvolto, che ti ha detto di preciso? – Vede Anton stringere le labbra. – Perché non mi rispondi?

Come petali di Veronica persicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora