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Le settimane successive trascorrono rapide e serene. Alex ritorna a immergersi nel lavoro e Anton riesce a scappare dall'ufficio diverse volte per andare a trovarlo e fare colazione insieme. Si videochiamano più volte al giorno, anche di notte, visto che entrambi sono degli inguaribili stacanovisti; chiacchierano del più e del meno, scoprendo, tutto sommato, di avere molte più cose in comune di quello che pensavano.

– So che Gérart ti chiama ogni giorno, più volte al giorno... – fa Anton mentre guarda l'orologio che segna le 2:00 di notte. – Mi dispiace, Alex, non sei obbligato a rispondergli ogni volta. Fran è mortificata, mi ha detto di dirti che puoi inibire il numero in qualsiasi momento.

Alex si solleva un poco dal braccio su cui tiene appoggiata la testa e si stropiccia gli occhi, dando uno sguardo al lavoro che sta procedendo sui due monitor laterali. – Non fa niente, Antonio, – fa con voce roca. – Non mi disturba e mi fa piacere sentirlo. Ieri si è messo a raccontarmi delle barzellette incredibili, ho riso così tanto che mi è venuto il singhiozzo!

Gli occhi di Anton si sciolgono in pura melassa. – Vorrei baciarti adesso.

Alex sorride e si passa una mano tra i capelli scompigliandoli ancora di più. – Meglio di no, ho un alito che uccide e non mi faccio una doccia da cinque giorni. Che ci fai ancora lì, piuttosto? Va' a casa a goderti quel magnifico salottino privato che hai, con il caminetto e quella vista da centro benessere.

– Vorrei, ma ho un problema piuttosto serio da risolvere, – risponde lui con un sorriso teso. – Non tornano i conti e sto ricontrollando tutti i registri di quest'anno.

– Mi dispiace, – fa Alex accigliato, – vorrei poterti aiutare.

– Tu che fai?

– Sto dietro a un Melissa 99.

– Cosa?

– È il clone di un virus, – spiega lui, – che nel 1999 si diffondeva tramite un allegato mail e si auto-spediva a tutti i contatti della rubrica. L'avevano chiamato Melissa. Un gran bastardo. Questo è una sua evoluzione. Oltre a rubare dati, scatena un attacco DoS e manda in overflow il sistema, crashandolo. – Sospira e nota l'improvviso silenzio reverenziale di Anton. E si mette a ridere. – Fai impressione con quelle occhiaie, sai? Sei bruttissimo! Quasi quasi spengo il video e torno a guardare Melissa.

Anton ride con lui, passandosi una mano sulla fronte. – Dio quanto mi sei mancato oggi!

– Ci siamo sentiti stamattina...

– ...e non mi basta. – punteggia lui.

Alex caccia il viso tra le braccia incrociate sulla scrivania. – Non basta neanche a me, – mugugna.

Gli occhi di Anton hanno un lampo. – Davvero?

– Sì.

– E cosa ti manca... di me?

Alex si strofina il naso e inclina la testa. – Non te lo dico.

– Dai... fai uno sforzo, Alessandro

Dopo un certo silenzio. – Mi m... manca la tua presenza, la tua voce, il tuo odore... quando mi tocchi il braccio... la bocca...

– Cristo!

– Che succede? – fa Alex sorpreso.

Anton si nasconde il volto tra le mani, mugolando.

Lui si raddrizza sulla sedia. – Antonio? Che c'è?

– C'è che ho voglia di rapirti! – sbotta lui con aria sofferente. – Portarti via con me, da soli, lontano da tutto e da tutti! Ho voglia di baciarti e... tutto il resto.

Come petali di Veronica persicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora