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Alex si irrigidisce, quando nota dove si sono fermati. – Quella è la tua camera da letto...?

Anton annuisce. – Devo chiederti di fidarti nuovamente di me. Non voglio in alcun modo sconvolgerti, ma è importante... davvero importante. Resta lì per favore. Quando ti senti pronto, apri la porta della mia camera; ti chiedo solo di sporgerti a guardare dentro. Troverai un letto matrimoniale e, a destra, un caminetto a parete. Tra di essi, vicino alla finestra, un cavalletto con un quadro. È distante dall'ingresso. Ha una cornice semplice. Ti chiedo solo il favore di guardarlo. Solo uno sguardo. Sarà sufficiente.

Alex sbatte gli occhi. – Non so se sarò in grado di...

– Fa' come puoi, – esclama lui parando le mani in avanti.

– Se dici che è importante, ci provo. Ci provo, ok? Non c'è altro là dentro, giusto? Solo quel quadro e i mobili?

– Non c'è altro, hai la mia parola.

Alex afferra la maniglia della porta, l'abbassa, prende un respiro e spinge in avanti il battente di pochi centimetri. Vede un'immacolata parete grigio perla, abbellita da discreti stucchi e decorazioni geometriche, poi la testiera di un letto in noce chiaro, sormontato da un patchwork a inserti verde acqua, e un pavimento in lucido parquet. Apre ancora un poco e scorge la lunga parete opposta finestrata, dalla quale entra potente la luce del primo pomeriggio, una plafoniera a forma di rosa stilizzata al soffitto e la punta di uno scrittoio dai tratti settecenteschi. Stringe i denti e apre di più.

Comincia a intravvedere ora la gamba di un cavalletto e l'angolo di quella che sembra essere una tela. Il suo cuore comincia ad accelerare e la gola gli si secca. Benedice la sensibilità di Anton, che attende paziente al suo fianco senza fiatare parola. Se anche solo si schiarisse la voce in questo momento, Alex salterebbe come una molla e scapperebbe via a gambe levate.

Stringe la maniglia della porta fino a farsi male, continuando a dirsi che, qualsiasi cosa i suoi occhi vedano, ha il potere di richiuderla. Ha il potere di chiudere quella dannata porta. Ha lui il comando. Si afferra allo spigolo con l'altra mano e, usando il battente come scudo, si sporge a guardare.

E quello che vede gli mozza il respiro in petto.

...

...

...

Il suo volto.

Il suo volto impresso a tela.

I suoi occhi viola. I suoi capelli neri. La sua bocca, con il labbro inferiore più carnoso. L'invisibile piccola cicatrice sul bordo dell'occhio destro. Fiori blu.

Piccoli fiori blu tutt'intorno. E uno sfondo a prato color smeraldo. E un cielo con fiocchi di nuvole a panna montata.

Il suo volto.

Il suo volto a olio. Tratteggiato, sfumato. Così vero che potrebbe dire di stare guardandosi allo specchio.

Alex perde la presa sulla porta, che si spalanca soffice sulla stanza, rivelando, come Anton gli aveva detto, il caminetto a parete e due poltroncine sull'estrema destra.

Si sente perdere. Tremare. Com'è possibile? Chiede stordita la sua mente. Com'è possibile?

Fiori blu. Gli stessi del quadro di Anton che gli era piaciuto su internet, il suo preferito. Quelli di cui gli aveva parlato, quando era venuto nel suo appartamento.

Alex boccheggia. Annaspa tra il desiderio di scappare e quello di restare. Combattuto tra due correnti opposte che lo attraversano e incendiano il suo corpo di emozioni. La sua Gioconda. Alex non ha il minimo dubbio. Quella è la Gioconda di cui parlavano su internet. Il capolavoro privato che serbava nella sua casa.

Il corpo di Anton, la sua presenza, gli fa resistere quel tanto che basta per permettergli di voltarsi verso di lui ed esalare: – Antonio!

Lui lo guarda con una dolcezza che travalica ogni ragione. Sconfitto e rassegnato a essere stato per tutta la vita il solitario custode di un simile mistero.


Come petali di Veronica persicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora