Il mattino dopo Anton esce presto per fare jogging. Quando rientra a casa, cerca Alex per fare colazione insieme, ma non lo trova da nessuna parte. Per un terribile istante pensa che se ne sia andato, offeso ed esacerbato dall'ennesima cena carica di tensione con la sua famiglia, magari turbato dall'incontro con il vecchio Lacroix.
Forse ha esagerato, bruciato i tempi, ma non sa come rimediare. Sente di conoscere Alex da una vita. Di amarlo da una vita. Non ha davvero pensato che avrebbe potuto gestire il tutto con maggiore delicatezza.
Quando l'angoscia comincia a raggiungere livelli intollerabili, ha un'intuizione. Gira sui tacchi e raggiunge di corsa i propri appartamenti. Vede la porta della camera da letto aperta e si sporge dentro.
Si aggrappa allo stipite con un sospiro di sollievo e cerca di dare alla voce un tono normale.
– Perdonami, ti prego, per ieri sera. Papà è un inquisitore di natura, – esordisce avvicinandosi.
– Non importa, si vede che ti vuole bene, – risponde Alex. – Cerca solo di proteggerti.
Anton lo abbraccia da dietro. – Immaginavo che l'avresti saputo fronteggiare senza problemi. Ho sbagliato a non avvisarti che sarebbe stato presente, ma non volevo farne una questione di Stato. Spero che tu lo capisca.
Alex si appoggia su di lui. – Non fa niente.
Restano abbracciati così per un tempo che pare infinito. – Ti piace così tanto il mio dipinto? – mormora Anton sui suoi capelli. Si trovano, infatti, davanti al quadro del ritratto di Alex.
Lui annuisce. – È l'unica opera d'arte che non mi faccia paura.
Anton sorride all'idea. – Cinque strati di imprimitura a colla e gesso ci ho dato a quella tela! Una campitura in verde veronese per rendere lo sfondo uniforme e tanto olio di gomito. Volevo che fosse perfetto...
– E lo è. – Alex sospira poi si volta a guardarlo. – La WLAN di casa tua era poco protetta, ho aggiornato i firmware, sistemato i protocolli di codifica e le password.
– Grazie... Alessandro.
Lui abbassa lo sguardo. – Mi piace quando pronunci il mio nome.
Anton fa un sospiro tremolante. – Posso baciarti?
– Sì.
È un momento di paradiso quando le loro bocche si incontrano, modellandosi l'una all'altra. Rimangono presto senza respiro e si staccano controvoglia, ridendo come ragazzini.
– Il tuo primo bacio? – chiede Anton, tenendolo per la vita.
Alex devia lo sguardo, leccandosi le labbra umide. – Niente di che.
– Avanti.
Lui fa un sorriso teso. – Hai una domanda di riserva? Non voglio rovinarti l'umore.
– No, davvero, voglio saperlo.
Alex sospira e si stacca da lui, andando a sedersi sul letto. – Fu una richiesta.
– Una richiesta? – fa Anton mentre si accomoda accanto a lui.
– Sì, di un mio compagno di scuola. Mi prese da parte, si dichiarò e mi chiese un bacio. Mi piacque. E pensai: ehi, non solo il solo a essere "strano" in questo accidenti di mondo!
– Beh, piuttosto dolce, direi.
– Uhm.
Anton si acciglia. – C'è qualcosa che non mi stai dicendo...
Alex inclina la testa. – Quel bacio era un pretesto. Non era vero niente. Si erano messi d'accordo, volevano... volevano solo confermare che fossi gay.

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Come petali di Veronica persica
RomanceCosa faresti se la tua anima gemella facesse proprio il lavoro che ti terrorizza? Il famoso artista Anton Lacroix e il genio informatico Alessandro Spada, affetto da Sindrome di Stendhal, si incontrano nel museo di un castello, dove gli spettacolar...