– Antonio!
Alex si alza a sedere e subito una fitta gli trapassa la testa. Boccheggia stordito.
– Sta' disteso, figliolo, sei ancora molto debole, – è la voce di Bernard che parla. Poi anche la sua figura si fa chiara.
– Dov'è Antonio? Come sta?
– Si sta riprendendo. Grazie a te. – Quentin si avvicina al letto posandogli una mano sulla spalla.
Alex si scosta, spingendolo via. – Bastardo schifoso! Osi anche parlare, dopo quello che hai fatto?!
Lui si gira verso gli altri con un sorriso accigliato. – Credo che sia poco lucido per il trauma. Farnetica.
– Tu mi hai preso il cellulare, mi hai impedito di chiamare i soccorsi; sapevi dov'era il glucagone, sapevi che era in camera sua, ma non l'hai preso!
– Cosa? Io non sapevo affatto della crisi di Anton! L'avevo appena lasciato dopo una chiacchierata alla dependance e mi ero diretto in cucina a fare uno spuntino. Tutti i domestici possono testimoniarlo. Se fossi stato con lui almeno qualche secondo in più, forse... ma tu lo hai salvato. Sei stato incredibile: entrare là dentro... con la tua fobia.
Alex prende fiato sentendosi senza forze. – Non pensare di scamparla! Tu sapevi che si era sentito male. Lo invidi da una vita, era l'occasione perfetta. Anton era stordito, vero? Confuso, non è così? Se anche fosse sopravvissuto, non avrebbe mai potuto accusarti. In ogni caso, ne saresti uscito pulito come un neonato. Ma c'ero io! Questa si chiama omissione di soccorso, brutto pezzo di merda!
– Alex, calmati! – esclama Gemma. – È vero, – fa rivolta ai presenti, intercettando in particolare lo sguardo di Bernard, – era sconvolto quella sera: diceva che Quentin lo stava ricattando e che avrebbe fatto del male al fratello, se lui non avesse ubbidito.
– Attenti a quello che dite, questa è un'accusa molto grave! – scatta Quentin in tono severo. – Qui c'è mio padre e non tollero che si parli in questo modo di fronte a lui. Abbiate un poco di rispetto! Ti perdono, Alex, solo perché devi essere ancora sotto farmaci. Ma non esagerare.
– Signorino mio, – fa Gemma puntandosi le mani ai fianchi e fronteggiandolo come una lottatrice di wrestling, – ho due figli avvocati, che non mi calcolano, ma sono dei geni del foro. Mi basta una telefonata per...
– Per cosa? Signora, mi creda, qui si tratta solo di turbamenti mentali di una persona psicologicamente molto fragile, come tutti noi ben sappiamo. Capisco che lei voglia difendere il suo protetto, ma non è necessario.
– Signor Bernard, lei deve credermi! – interviene Alex. – Dovete credermi! Anton si è svegliato? È sveglio?
L'uomo lo fissa accigliato. – Non ancora, – risponde pacato, – ma i medici sono fiduciosi in una rapida ripresa.
Alex solleva una mano e la punta contro Quentin. – Tenetelo lontano da lui! Non fatelo entrare in stanza!
Francoise sbotta: – Alex, ma sei impazzito?! Quentin è suo fratello. Perché dovrebbe fargli del male?
– No, non sono pazzo, no! E non mi interessa di passare la vita in prigione. Signor Bernard, devo parlarle, è molto importante. Francoise, sorveglia tuo marito, non staccarti da lui, non permettergli di avvicinarsi ad Antonio!
– Alex, – fa Quentin sorridendogli, – sii ragionevole. Non sei tra nemici. Si tratta solo un malinteso. Forse, nel panico di quei momenti, ricordi male quello che è accaduto. Anche se abbiamo avuto divergenze in passato, c'è sempre modo di appianarle. E questo non è il mom...
– Appianati il culo, coglione! – Alex si alza e barcollando gli assesta un gancio in pieno volto. Quentin viene sbalzato contro il muro e lui crolla sulle ginocchia ansimando. – Bernard, mi deve ascoltare...
– Chi dovrebbe ascoltare, sentiamo?! – sbotta Quentin trattenendosi fra le mani il naso sanguinante. – Sei stato accolto nella nostra famiglia a braccia aperte, ci siamo fidati di te. E tu ci hai pugnalati alle spalle!
– Che significa, che vai dicendo, Quentin? – domanda Bernard.
Lui fa un sorriso trionfale. – Ho le prove che Alessandro abbia sottratto dati sensibili a un'azienda per cui lavorava, in associazione con un altro hacker. E probabilmente non è la prima volta. L'ho messo di fronte all'evidenza, dicendogli che se non la smetteva, avrei reso pubblico tutto. L'ho ricattato, sì, – fa rivolto a un'accigliatissima Gemma, – ma solo perché non volevo che Anton ne soffrisse. Lui ha preso a odiarmi per averlo scoperto. Per questo ora mi accusa. Non sei credibile, Alex, e a questo punto non ho più motivo di proteggerti.
– Fa' quel che credi, cazzone, non mi interessa! – urla adesso Alex. – Tanto la mia vita è sempre stata uno sbaglio, fin dall'inizio. Non ha valore. Non ne ha mai avuto. Cosa vuoi che mi importi delle tue false accuse? L'onore, la reputazione: quelle sono cose che valgono solo per i damerini come te. Ma tuo padre deve sapere quello che stavi per fare a tuo fratello. Deve sapere che serpe ha covato in seno per tutti questi anni. E anche se non mi crederà, non importa. Ma non voglio avere sulla coscienza la vita della persona che amo, solo perché non ho avuto i coglioni abbastanza quadrati per proteggerla con tutto me stesso. E lo griderò al mondo che sei un assassino! Anche se nessuno mi crederà. Lo griderò al mond... – i contorni delle cose si annebbiano, improvvisamente non ha più forza.
– Alex! – la voce di Gemma.
Qualcuno che lo afferra e lo sostiene. La sua bocca si storce in una smorfia disperata, per la sua debolezza, la fragilità. Perché doveva spiegare, parlare, chiarire, ma il suo corpo invece lo trascina via, lo zittisce, lo ostacola, lo tradisce. – Antonio... – esala piangendo, prima di perdere i sensi. – Antonio...
STAI LEGGENDO
Come petali di Veronica persica
RomanceCosa faresti se la tua anima gemella facesse proprio il lavoro che ti terrorizza? Il famoso artista Anton Lacroix e il genio informatico Alessandro Spada, affetto da Sindrome di Stendhal, si incontrano nel museo di un castello, dove gli spettacolar...