– O Mio Dio, tu sei un genio, Quentin!
– È solo il suo biglietto da visita, zut, potevi pensarci anche tu, no? Cos'hai in quel cervello? Pappa per cani?
– Se n'è andato di corsa, non ho potuto chiedergli nulla. E anche la volta scorsa: ero così tramortito che non ho pensato di chiedergli l'indirizzo.
– Cosa hai fatto per farlo scappare così?
Silenzio.
Quentin si passa una mano sulla barbetta. – Ok, lasciamo stare, non voglio saperlo. Ma questa cosa non deve distrarti, avez-vous compris? (="Hai capito?") Tu hai le commesse del mercato europeo a cui badare e io sono preso dal progetto coreano. Non possiamo permetterci errori in questo momento. Devi essere sul pezzo, Nino. A tutti i costi.
– Lo so. Ho rimandato anche la mia personale per questo, e tu lo sai quanto ci tenevo. Non preoccuparti. Farò i compiti a casa, da bravo bambino.
Quentin gli lancia un'occhiata e prende a giocherellare con una cartella di documenti. – È per questo che hai voluto rimanere in Italia, allora. Quando l'ho visto, non ci credevo. È lui, è davvero lui. Incroyable! (="Incredibile!")
Anton spalanca gli occhi. – Come hai fatto a...
– È una vita che ci ossessioni con quel sogno. Ed è la prima volta che inviti un estraneo nel tuo studio privato. Même un idiot aurait remarqué! (="Anche un idiota l'avrebbe notato!")
Il fratello si massaggia il volto, pensieroso. – Sì, è il mio sogno ricorrente materializzato.
– E te lo sei ritrovato in quel museo.
– Ero sconvolto. Davvero sconvolto.
– Occhi viola, eh?
– Tu mi hai sempre preso in giro: "il colore viola negli occhi non esiste in natura, solo in certe rare forme di albinismo o in ancora più rare mutazioni genetiche". Dicevi che era impossibile.
– Lo era... impossibile... Almeno fino a quando non l'ho visto: quella specie di gatto randagio. Che conti di fare adesso?
– Conoscerlo. Voglio, devo, conoscerlo. A tutti i costi. Devo capire il motivo per cui lo sto sognando da una vita.
========== - ==========
– Pronto?
Alex sta camminando in fretta, il suo respiro è affannato. Ha risposto di corsa, senza nemmeno vedere il numero del chiamante. Ma quando sente la voce femminile dall'altra parte ha un piccolo sobbalzo.
– Alex? Tesoro.
Si ferma, chiude e riapre gli occhi. Fa un sospiro e riprende a camminare. Veloce. Per mettere quanta più distanza possibile tra lui e Palazzo Lacroix.
– Sabri, ciao, stai bene? È successo qualcosa?
Parole ansiose si accavallano partendo a raffica: – Sai quel progetto che volevo realizzare? Il bar che avevo rilevato? È andata male. Sono in perdita. Ho scoperto che era gravato da pendenze precedenti: stipendi e affitti non pagati, debiti verso il fisco. Quelle persone sono sparite ora e non so come pagare.
Alex sale sull'autobus e si lascia cadere sul primo sedile che trova libero. Si passa una mano sugli occhi e si umetta le labbra, sentendo ancora il sapore di Anton sulla sua pelle. Agrumi e spezie. È qualcosa di divino. Meglio ancora della cioccolata. Meglio della pizza. Meglio di un virus decriptato. Sente il suo odore nelle narici, depositato nei recettori, stampato a fuoco nella mente. E riesce a mantenere la calma, nonostante la situazione. Nonostante una vita di "situazioni" in cui quella donna svampita e impulsiva continua periodicamente a coinvolgerlo.
– Alex, ci sei ancora?
Un sospiro. – Sì, ci sono, mamma. Quanto devo mandarti questa volta?
– Sei.
– Sei-mila euro? – chiede stordito.
– Sessanta-mila euro!
Alex sobbalza sul sedile. Si morde le dita della mano per non urlare. – E dove cazzo li trovo tutti quei soldi?! – sussurra con un filo di voce.
– Non lo so! – fa lei scoppiando a piangere. – Non lo so, Alex! Ho fatto uno sbaglio. Un terribile sbaglio. Mi avevano proposto un affare: l'acquisto di un'attività commerciale; sembrava vantaggioso, finalmente un colpo di fortuna. Ho... un mutuo con la banca, che ho aperto per l'avviamento dell'attività... e ora questo. E se non pago perdo tutto. Mi hanno detto che potrei anche andare in prigione per la questione fiscale. Ti prego, aiutami!
Alex chiude gli occhi. Ripensa ad agrumi e spezie. Ripensa a quel bacio, soffice come zucchero filato. A quelle mani forti che l'hanno trascinato in salvo dall'orrore per ben due volte. Al gusto che ha ancora sulla punta della lingua, che brucia, dove è stata sfiorata.
È poco, quasi niente. Ma per lui è tutto. Basta. È sufficiente. Una piccola ricarica alle batterie consumate.
Guarda la strada scorrere rapida sotto le ruote di un autobus inconsapevole, che lo porta sempre più lontano da quel "niente" che per un secondo è stato tutto. "Grazie, Antonio," sussurra con un angolo di cuore, dicendogli addio.
Stringe il cellulare in mano e fa un profondo respiro. – Ok, ti aiuterò, non preoccuparti, ma devi spiegarmi meglio il problema. Ho bisogno di capire come organizzarmi. Quanto tempo hai per rientrare con i due debiti? Hai provato a chiedere una rateizzazione? Hai consultato un avvocato...?
La sua voce si perde nel chiacchierio dei passeggeri, mentre Firenze e la sua arte diluiscono stinte come un acquarello affogato in troppa acqua.
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Come petali di Veronica persica
RomansaCosa faresti se la tua anima gemella facesse proprio il lavoro che ti terrorizza? Il famoso artista Anton Lacroix e il genio informatico Alessandro Spada, affetto da Sindrome di Stendhal, si incontrano nel museo di un castello, dove gli spettacolar...