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– Vuoi farglielo conoscere? Tu es devenu fou?! (="Sei impazzito?!") – sbotta Quentin appoggiando entrambe le mani alla scrivania. – Papà lo polverizzerà e la nostra famiglia è già abbastanza incasinata di suo, senza che abbia bisogno di adottare un cane randagio.

Anton, seduto all'altro capo del mobile, congiunge le mani e vi appoggia il mento. In tono impassibile, dice: – Non mi aspetto che tu possa trasformarti in un essere umano, ma pretendo che tu gli chieda scusa non appena lo vedi per il tuo pessimo comportamento. Papà ha detto che vuole venirci a trovare in anticipo quest'anno: per Natale ha un impegno di rappresentanza e non potrà stare con noi; sarà una cena di famiglia, niente di troppo formale. È l'occasione perfetta per presentarglielo. E se torni a insultarlo, giuro che ti prendo a pugni fino a sfondarti quel tuo naso rifatto dalla chirurgia plastica coreana*, fratello maggiore o no!

Quentin si porta una mano al viso e fa una smorfia seccata; scuote la testa e cambia tono: – Senti, io capisco la questione del quadro e tutto il resto: è una coincidenza, un'incredibile coincidenza, te lo concedo, ma da qui a volerci costruire qualcosa sopra...

– Perché non dovrei pensarci?

– Sei davvero serio con lui? Ti rendi conto di che persona hai fatto entrare in casa nostra? Un completo sconosciuto che sarà un miracolo se non si farà intestare un paio di appartamenti prima di lasciarti. Uno che odia quello che tu, invece, ami alla follia. Uno che ha l'aria di dovere essere protetto anche quando va in bagno. Sei davvero certo di volere una persona del genere al tuo fianco? E quando avrai bisogno tu di aiuto e sostegno, a chi ti rivolgerai?

– Alessandro è più forte di quello che pensi. E quando sono con lui, mi sento più forte anch'io, come se potessi affrontare qualsiasi cosa. La tempesta è forte, ma lo è anche l'acqua, quando goccia a goccia, in silenzio, scava la roccia. In ogni caso non è di questo che volevo parlarti, quando ti ho fatto chiamare. – Anton indica il pacco di documenti posato davanti a sé. – C'è un grosso problema, Quentin: la joint venture con la Corea del Sud, il progetto su cui stai lavorando, ha un buco di cinquecento milioni. Cinquecento milioni, Quentin!

– Ho prelevato io quella cifra, per ungere un poco i nostri contatti, pensavo di rientrare con l'avvio del progetto.

– Quali contatti?

– I membri della commissione d'appalto, c'est évident!! (="È ovvio!") 

Anton si ghiaccia e impallidisce di colpo. – Quentin, quella si chiama frode!

Il fratello si alza in piedi cominciando a gesticolare. – Se vuoi sfondare, devi agire così! Tu sei troppo... ingenuo. Pensi davvero che contratti di quel calibro si conducano a porte aperte? Che sia davvero il progetto migliore a vincere? Non si gestiscono così le gare d'appalto.

– Tu sei impazzito. – Anton si passa una mano sulla fronte.

– Sono sul pezzo, invece! – ribatte lui. – Questo progetto farà decollare la nostra holding come mai prima d'ora. Nuove collaborazioni, nuovi mercati: raggiungeremo il cielo! Finalmente i Lacroix entreranno nel giro delle famiglie che contano.

Anton batte un pugno sul tavolo. – No, non è così che la Lacroix Art et Vision deve andare avanti! Non in questo modo immorale! Non violando la legge! E soprattutto: non sotto la mia direzione!

Quentin fa un sorriso ironico. – Perché credi di stare vivendo in questo lusso? Nostro padre ha fatto di peggio, credimi.

– Preferisco non vivere nel lusso ma essere onesto.

– Ecco perché non sei tu quello che avrebbe dovuto condurre la nostra società, – afferma il fratello con una smorfia amara. – Vuoi davvero fare le cose onestamente? Vuoi vivere della tua arte? Difendere gli innocenti in Tribunale con la tua abilitazione di avvocato? Andiamo, Nino, svegliati: la tua camicia di seta, le tue scarpe su misura, le migliaia di euro in marmo e tele che hai depositati nei tuoi atelier, perfino quella costosa terapia per il tuo diabete, sono frutto delle capacità imprenditoriali di nostro padre... e della sua disonestà. Sapresti farne a meno?

– Quentin!

Lui fa schioccare la lingua. – Zut, con una laurea alla Sorbona e tre Master in economia aziendale devo farmi dare lezioni da uno che ha solo sassi e tempera nel cervello? Vai dal tuo clochard, Nino, e pensa a quello, che è meglio.

Anton ansima stringendo le mani a pugno. – Quentin, qui non si tratta di nostro padre o della tua competenza: hai usato soldi che non erano destinati a quello... abbiamo gli stipendi da pagare ai nostri dipendenti, gli acquisti da estinguere, le società da gestire... è una cifra che non possiamo assolutamente permetterci di perdere! Con gli investimenti fatti negli ultimi anni e quelli che ci sta risucchiando questo tuo progetto, il capitale disponibile è limitato e... E, ripeto, si tratta di frode, è una cosa illegale, se venissimo scoperti, altro che raggiungere il cielo, il nome dei Lacroix verrebbe infangato, papà ne morirebbe! Come facciamo adesso!?

Quentin gira la scrivania e addolcisce la sua espressione. Gli posa entrambe le mani sulle spalle. – Si tratta solo di un ammanco momentaneo. È del tutto normale, si fa così negli affari. Se non compri, non guadagni: è la legge della domanda e dell'offerta. Bisogna avere le palle per rischiare, altrimenti meglio restare a casa a fare cruciverba. Cinquecento milioni non sono nulla rispetto a quelli che guadagneremo. Il progetto andrà in porto, è sicuro ormai. Nessuno si accorgerà di niente.

Anton scuote la testa. – Ma se quei soldi non ci saranno al momento del bisogno...

– Ci saranno quando servirà. I nostri profitti decolleranno, la società ne uscirà pulita e ai massimi livelli; potrai anche dare un aumento ai tuoi dipendenti e comprarti tutto il marmo delle Alpi Apuane che vorrai! Andrà tutto bene, credimi.

Anton dà un occhio all'orologio. – Adesso devo andare. Alex mi aspetta. Gli ho detto che andavo a prenderlo in auto per portarlo alla villa.

Quentin gli dà una pacca sulla schiena. – Vai e non preoccuparti di niente. Impara da chi è più grande di te... a diventare ancora più grande.

Anton esce dal suo studio con l'angoscia nel cuore.


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(*) La Corea del Sud è considerata la "patria" della chirurgia estetica. Il mito della bellezza senza difetti è particolarmente sentito dalla cultura asiatica, tanto che farsi regalare un ritocco al naso per i diciotto anni è considerato del tutto normale. 

Come petali di Veronica persicaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora