Capitolo 6. Dentro.

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SPAZIO AUTRICE: Buonsasera a tutti, come va?? Spero bene.
Io per ora molto stanca, sto lavorando tanto e per questo non ho molto tempo per scrivere perciò vi chiedo scusa se non ho pubblicato prima.
Speravo di raggiungere i like richiesti ma purtroppo vedo che non è cosi, aiutatemi a crescere 🙏
Detto questo vi lascio al capitolo, se come detto nel capitolo precedente,  riusciamo a far arrivare questo tra i 5 e i 10 like pubblicherò il prossimo.
Scusate eventuali errori grammaticali e/o di battitura.
Grazie a tutti per la pazienza e per leggere la mia storia.  se vi va lasciate anche qualche commento e fatemi sapere cosa ne pensate.
Vi voglio bene. Buona lettura ❣

L'ansia si fa padrona di me, ma il coraggio ha la meglio, voglio saperne di più su questa storia, su di me e soprattutto voglio e devo trovare Valentina.
La fila di persone dinanzi a me è davvero lunga, ci sono donne in carne con la macchina fotografiche, gruppetti di ragazzi in gita, coppiette e famiglie con bambini, tutti allegri e spensierati. Io sono nascosta dietro, cerco di non farmi vedere e di aprire bene lo sguardo per cogliere anche una piccola sfumatura che mi faccia arrivare al mio obbiettivo.
Dinanzi il gruppetto in fila indiana, a guidare il tour presso il lungo corridoio, c'è una ragazza davvero bella e affascinante, chiunque rimarrebbe incantato a guardare la sua estrema bellezza ed eleganza; il corpo magro avvolto da un vestito rosso in velluto lungo sino al ginocchio con manica corta e scollo a V pronunciato che le valorizza il seno abbastanza prosperoso, uno spacco dalla coscia al ginocchio che durante il movimento rendono evidenti le cosce ben definite e le gambe estremamente lunghe, guanti neri fino al gomito e decolté vertiginose laccate nere lucido con tacco a spillo e suola rossa. I capelli sono di un mogano intenso con sfumature dorate, le labbra carnose al punto giusto colorate di rosso e gli occhi sono la più strana tonalità di viola, un colore che potrebbe derivare da contatti accennati in blu su iridi rosse, grandi e tirati. Una dea greca, non le davo più di vent'anni.
Si gira a guardare per qualche secondo il gruppo di turisti dietro di lei rivolgendo un sorriso alquanto sbalorditivo per poi ritornare con la descrizione dei quadri che ci passano di fianco e solo all'ora mi accorgo della sua voce sottile e setosa.
La ragazza dinanzi a noi prosegue tranquilla ed io devo cercare un modo per poter sgattaiolare.
Dopo aver superato un lungo ed alto corridoio circondato da affreschi e quadri antichi con poltrone in stile barocco e vari oggetti in oro, entriamo in un altro corridoio, più largo del precedente, qui ci sono varie porte che però non vengono aperte, la ragazza si distrae ed io ne approfitto per sgattaiolare ed entrare in una delle molteplici porte facendo meno rumore possibile.
Chiudo la porta alle mie spalle e voltandomi noto una stanza dalle dimensioni moderate, pareti bianche con rifiniture in oro, scaffali pieni di vinili e dischi di tutti i generi e forme, sul lato sinistro un vecchio stereo ed affianco ad esso un vecchio e bellissimo giradischi; un'immensa finestra circondata da tende color crema orlata con merletti anch'Essi color oro legate sui due estremi che facevano entrare una luce fantastica e, al centro della stanza, un piano a coda di Steinway & Sons nero lucido, una visione per gli occhi, mi avvicino e sfioro i tasti senza farlo suonare, sembra appena uscito dalla fabbrica, i tasti sono ancora lucidi, le corde al suo interno ancora come nuove e lo sgabello in pelle senza una piega o ammaccatura. Quando ero piccola all'orfanotrofio ho seguito un breve corso e ho imparato a suonare qualcosa, amo la musica in tutti i suoi generi.
Mentre sono immersa nei miei pensieri delle urla provenienti in lontananza mi fanno sobbalzare e distrarre da quella bellezza, scatto alla porta ma prima che potessi raggiungerla essa si apre facendo presentare dinanzi a me un ragazzino alto e magro, i capelli folti e scuri e le labbra leggermente carnose, la sua pelle e di un bianco pallido e i suoi occhi sono di un rosso tendente al bordeaux, mi guarda e spalanca ancora di più il suo sguardo
<<E tu chi sei, che ci fai qui?>> mi domanda con aria di superiorità, si avvia verso di me ed io pian piano indietreggio fino a toccare il pianoforte con la schiena
<<Sei scappata dal gruppo?>> mi domanda ancora, e molto vicino a me e mi accorgo della sua pelle quasi traslucida ma perfettamente liscia
<<No, ci sono venuta da sola>> rispondo secca e sicura di me
Il ragazzino mi prende per un braccio, ha una presa davvero forte per essere magro e per l'età che si presumi abbia, è freddo e duro come la pietra e mi trascina come se fossi un sacco di patate, ha un passo veloce a differenza del mio all'apparenza lento, scoordinato e maldestro.
La voglia sul mio braccio o meglio dire il marchio di Caino inizia di nuovo a bruciare, questa volta con intensità maggiore e cerco di stringere la mano per non pensarci e per aiutarmi a sopportare quel dolore allucinante.
Il ragazzino mi trascina sino ad un corridoio più sotterraneo e buio, cupo senza nessuna decorazione o quadro, le pareti sono di un grigio scuro quasi decadente e marcio e, il tutto, è illuminato solo da fioche luci al neon sul basso soffitto, qui l'aria oltre ad essere più macabra tende a fare più freddo rispetto alle altre stanze o alla temperatura all'esterno dell'edificio il che mi sembra davvero troppo strano.
Arriviamo dinanzi una porta in legno marrone scura con ghirigori in argento scuriti sicuramente dal tempo, alta sino al soffitto, il ragazzino neanche bussa, spalanca a tutta forza e mi spinge dentro facendomi cadere di ginocchia per terra, il marchio continua a bruciarmi ed inizio a capire che non è un buon segno.
Mi guardo intorno la stanza è ampia e alta formata da vari mattoni di marmo messi a dislivello tra loro, colonne alte sino al soffitto e grosse e, sempre più in alto, inarrivabili, tante finestre ampie che emanano tanta luce ma che non tocca terra. Guardando in alto sembra come se fossimo in una cupola.
Alla mia destra un ampio tavolo lungo e largo di un legno scuro con delle sedute dello stesso colore e, su di esso molteplici libri impilati l'uno sull' altro alcuni aperti, ma ben curati. Roteando lo sguardo, sul pavimento si intravedono delle macchie di sangue e una grata grande e buia.
Il mio sguardo si sposta successivamente su una figura minuscola e alta con capelli lisci e biondi, guardandola bene in viso somiglia molto al ragazzino che mi ha trascinata qui, si direbbe proprio che sono gemelli anche se lei ha un viso più angelico e, le labbra, sono più carnose e piene, gli occhi spalancati ma anch'essi rossi.
<<Alec, fratello, ne hai portata un'altra?>> sogghigna con una voce delicata ma il suo accento e apatico e annoiato
Guarda fisso verso di me, a fatica mi alzo e la fisso anche io
<<Sono venuta da sola!>> esclamo con aria decisa lei sorride in modo quasi di sfida per poi tornare seria e scambiarsi sguardi con il fratello all'apparenza di nome Alec, è ancora alle mie spalle.
Due figure arrivano alla velocità della luce e si posizionano ai lati della ragazzina bionda, mi guardano e sorridono anche loro, un sorriso macabro e tetro.
Il ragazzo sulla destra è alto e magro come la lama di una spada, i suoi capelli sono di un castano biondo corti, satinati e parzialmente a spillo, la carnagione leggermente olivastra con un pallore gessoso, sembra una strana combinazione; i suoi occhi sono di un rosso bordeaux intenso e di fianco all'altro sembra più minuto di quanto non lo sia.
Alla sinistra il ragazzo più alto mi ricorda qualcosa che ho già visto, sembra un armadio, il suo corpo è muscoloso e anche lui ha la pelle leggermente olivastra con lo stesso pallore gessoso, i suoi capelli sono corti e neri e i suoi occhi rossi sono più scuri rispetto a quelli degli altri presenti in torno
<<Jane, non si gioca con gli ospiti!>> sogghigna divertito il ragazzo dai capelli a spillo
<<Sono venuta da sola, non sono un ospite me ne andrò immediatamente>> pronuncio io prima di sentire una risatina provenire dalle spalle dei tre
<<Osa addirittura risponderci>> afferma ancora una voce forte e severa alle spalle dei tre. Mi scosto leggermente e solo ora noto subito dopo tre scalini, 3 troni rigidi messi uno di fianco all'altro in legno scuro tutto inciso con dei ghirigori dorati e seduti su di essi tre figure che sembrano quasi angeliche.
Il primo dei tre sembra in completa apatia, come affondato in uno strato estremo di depressione; sembra il più vecchio tra i tre i suoi capelli sono di un castano molto scuro tendente al nero lunghi fino alle spalle e all'apparenza di corporatura media. La sua pelle è bianca traslucida a differenza degli altri, con una consistenza cartacea e gli occhi rossi hanno un leggero sentore lattiginoso rispetto agli altri vampiri all'apparenza più giovani. Mi fissa in modo quasi annoiato.
Il secondo invece mi guarda con più interesse, anche lui ha la pelle bianca traslucida, sembra quasi la buccia di una cipolla e i suoi occhi sono dello stesso colore del precedente, i capelli neri che li arrivano alle spalle e il suo sguardo è intenso e penetrante.
Il terzo all'apparenza il più giovane dei tre mi guarda come se mi volesse mangiare o comunque uccidere, il suo sguardo è penetrante e crudele, la sua pelle è bianca ma meno traslucida rispetto agli altri due, i suoi occhi sono di un rosso intenso tendente al lattiginoso, i capelli biondi come la seta sono lunghi fino alle spalle, labbra carnose e un viso scolpito dagli angeli, sembra un dio greco e la sua bellezza mi ipnotizza.
Il secondo, con i capelli neri si alza in piedi mi sorride e si avvicina con passo delicato verso di me gli altri due lo seguono, i tre sono molto graziosi sembra quasi che stiano fluttuando quando si muovono.
Sempre il secondo, a questo punto ipotizzo sia lui a comandare qui dentro, ha un aria sempre allegra, si ferma qualche passo dinanzi a me
<<Cosa ti ha spinta a recarti qui tutta sola, giovane ragazzina>> palesa in modo educato e allegro con le mani giunte dinanzi al petto, i due dietro di lui ci guardano senza proferire parola
<<Ehm... mi chiamo Madelaine...Madelaine Gori Lloyd>> proferisco balbettando, il dolore al braccio mi sta distruggendo e diventa sempre più intenso ogni qualvolta uno di loro si avvicina a me.
<<Oh, carissima Madelaine. Ti stavamo aspettando!!>> esclama sorridente
<<Sto cercando una mia amica, lei mi ha lasciato una lettera dicendomi che sarebbe venuta qui>> dico mostrando la lettera di Valentina
<<Oh si, Valentina>> sorride ancora leggendo quella lettera, ad un certo punto il dolore si fa insopportabile, mi accascio a terra ed urlo in modo così forte da non riconoscermi, si accascia verso di me e guarda il marchio di caino, lo scruta e sorride
<<è davvero lei!>> esclama 

Caius - J.C.B (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora