Capitolo 13. Altre lacrime.

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Sono passati ormai 8 giorni da quando sono qui dentro, da quando ho scoperto la verità su me stessa e sulla mia famiglia, da quando faccio parte di un clan di vampiri e da quando la mia vita è cambiata.
Mi manca davvero tutto, mi manca l'università, il lavoro al negozio di musica, il mio migliore amico Alex, addirittura mi manca quell'arrogante bionda ossigenata di Jessica!
Ho iniziato a lavorare per loro, se lo si può chiamare tale, mi occupo dell'immensa biblioteca che hanno, rimetto a posto i libri per ordine alfabetico e categoria, lo tengo pulito e faccio sì che tutto funzioni bene, nel frattempo studio e mi preparo ai prossimi esami nonostante abbia già perso un paio di lezioni.
Non mi permettono ancora di uscire, di frequentare i corsi all'università, di vivere la mia vita da mondana;
Dio, inizio a parlare come loro!
Non ho più neanche contatto con l'esterno, mi hanno privato del mio cellulare e del mio computer.
Il tempo passa volando, non ho più la cognizione del tempo, le mie giornate fortunatamente volano in un frammento.
Su Valentina non ho scoperto ancora nulla, mi manca terribilmente, mi manca come non mai, ho bisogno dei suoi consigli, ho bisogno di lei.
Ho iniziato ad allenarmi con loro, ma per ora il marchio di Caino sembra ancora dormiente, per ora riesco a contrastare solo il potere di Jade e di Aro, ma non succede assolutamente nulla.
Hanno provato ad attaccarmi durante l'allenamento, una specie di combattimento.
Il marchio di Caino brucia molto quando cercano di attaccarmi ma rimane inerme e fermo e così ho guadagnato solo molteplici lividi su braccia e schiena.
Quando si scagliano contro di me sembra di aver a che fare con un muro di pietra, talmente duro che ogni singola volta ho paura di rompermi qualche osso del corpo.

Un ennesimo giorno è alle porte, mi sveglio stanca e dolorante e mi trascino in bagno, mi guardo allo specchio e, i miei capelli, sono una sottospecie di paglia gonfia e indomabile.
Non sopporto più queste 4 mura, non sopporto più tutto questo rosso e tutta questa mancanza di ossigeno.
Ho voglia di respirare, ho voglia di vedere il sole nascere e morire e ammirare le stelle e la luna da una finestra che non sia chiusa come questa.

Dopo essermi sistemata e, aver domato la criniera che questa mattia è spuntata sul mio capo, mi dirigo dinanzi l'armadio, prelevo una t-shirt con colletto rosa chiaro con una stampa ed una gonna a strisce blu e nere, a completare l'outfit cinturino e decolté color argento.

Dopo essermi sistemata e, aver domato la criniera che questa mattia è spuntata sul mio capo, mi dirigo dinanzi l'armadio, prelevo una t-shirt con colletto rosa chiaro con una stampa ed una gonna a strisce blu e nere, a completare l'outfit cinturin...

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Ancora non hanno vinto sul mio modo di vestire, secondo Heidi dovrei vestire più scollata ma contemporaneamente non volgare, mostrare ma con eleganza e formalità.
Non è molto il mio stile ma, sicuramente, ora non possono dire che non vesto abbastanza formale.
Successivamente aver dato una veloce occhiata al mio aspetto attraverso lo specchio in ferro battuto presente al di fianco dell'armadio, prendo i miei quaderni e mi dirigo in biblioteca molto annoiata.
Sono immersa nei miei pensieri e mentre scendo le scale in marmo dorato inciampo nei miei stessi piedi perdendo tutto ciò che avevo tra le mani e addirittura la scarpa destra; Cenerentola mi starà chiedendo i diritti.

<<Non riuscite a mantenere neanche l'equilibrio voi umani?>> mi domanda una voce acida che ormai riconosco fin troppo bene, è la voce di Athenodora, non le sono per niente simpatica,ogni volta che mi rivolge la parola o lo sguardo sembra come se mi volesse mangiare, come se io fossi quella sbagliata; degna compagna di Caius, anche lui è molto scorbutico anche se, negli ultimi giorni mi sembra diverso, o forse voglio solo mascherare così il fatto che ogni volta che i suoi occhi incrociano i miei le mie mani iniziano a sudare ed il mio cuore inizia ad andare ad una velocità incalcolabile.
Alzo lo sguardo mentre raccolgo le mie cose e mi accorgo che la bionda è in compagnia di una ragazza dagli occhi grandi e ovviamente rossi, capelli ricci castano scuro che le scendono fino alle spalle e le sopracciglia sottili, Sulpicia la moglie di Aro, che non proferisce parola ma si limita solamente a sorridere compiaciuta e stranamente da Caius, ma lui era evidentemente appena arrivato.
<<Invece voi vampiri non vi fate mai una camomilla o meglio ancora gli affari vostri?>> rispondo scontrosa rivolgendole un sorrisetto a mezzo labbro nervoso e strafottente, le due ragazze rimangono impietrite quando nel silenzio di quell'attimo si sente un risolino, sia io che la bionda guadiamo nella stessa direzione, Caius aveva la mano sinistra portata sulle labbra e stava trattenendo una risata.
La moglie lo fulmina con lo sguardo mentre io lo squadro alzando un sopracciglio, da quando la contraddice ora!?
Le due se me vanno altezzose senza proferire parola, ormai mi sono abituata a vederle sfrecciare di fianco a me ad una velocità impossibile da percepire diventando quasi invisibili.
Mi alzo finalmente in piedi e finisco di raccogliere le penne volate dovunque quando mi ritrovo Caius davanti a me con un sorriso e la mia scarpa in mano
<<Questa deve essere tua>> afferma guardando la scarpa e subito dopo me, sorride e io mi ipnotizzo per poi ricambiare il sorriso, perché mi fa questo effetto? Non sono di certo venuta qui per innamorarmi e sicuramente non di un vampiro stupido ed arrogante.
<<Si, grazie>> rispondo tornando sulle staffe e riprendendo la mia scarpa infilandola con molta leggiadria e dandogli le spalle avviandomi verso la biblioteca
<<Scontrosa questa mattina?>> mi domanda restando al mio fianco, scontato che sapesse rimanere al mio passo per quanto io possa andare veloce.
<<Tu lo sei H24, perciò...>> affermo
<<Hai ragione, chiedo venia>> sorride rimanendo al mio fianco. Apro la porta della biblioteca e lui è ancora qui
<<Si può sapere cosa vuoi?>> domando ancora scontrosa
<<Ehi che caratterino!>> esclama, sbuffo e gli rivolgo le spalle sbattendo i libri sul bancone per poi respirare profondamente e rispondergli
<<Bhe mi sembra anche il minimo, mmh come dire?! Sono chiusa qui dentro da fin troppo tempo, mi manca vedere la luce del giorno e vedere tramontare il sole, mi mancano i miei amici per quei pochi che ancora ho, non so ancora nulla di che fine avete fatto fare alla mia amica Valentina, mi avete tolto tutto, computer, cellulare, non mi permettete di frequentare i corsi all'università, mi sento davvero asfissiata, ho bisogno davvero di respirare e tu, mi vieni a dire che sono scontrosa? Mi sono rotta di stare qui, chiusa in una torre aspettando il principe azzurro pronto a salvarmi, con la differenza che questa è la vita reale ed il principe azzurro non esiste!!>> dico tutto d'un fiato con gli occhi lucidi ed un nodo alla gola pronto a scoppiare in un pianto isterico.
Caius rimane muto a fissarmi
<<In più mi fate allenare ogni santo giorno come fossi un animale da concorso, e tutto per questo stupido marchio che non fa altro che bruciarmi e crearmi dolore oltre ai lividi che mi procurate, mi sono stancata!>> dico nuovamente tutto d'un fiato.
Due lacrime rigano il mio viso ma le asciugo subito senza farmi vedere, do le spalle al biondo.
Loro sono più forti di me ed iniziano ad uscire copiose e a bagnarmi tutte le guance sino ad arrivare al collo e cadere per terra bagnando anche la moquette rossa dell'immensa stanza.
<<Come posso aiutarti?>> mi domanda e lì, mi innervosisco come non mai
<<Perché vuoi aiutarmi?>> domando a mia volta schietta e dura
<<Io...Io non lo so>> mi risponde quasi balbettando, un risolino nervoso fuoriesce dalla mia bocca involontario
<<Vattene Caius!>> esclamo cercando di mantenere la calma, stringo i pugni ma non voglio far vedere le mie lacrime, soprattutto ad uno come lui che non capisce cosa sia il dolore.
<<Madelaine io voglio solo aiutarti, dimmi come>> continua
<<HO DETTO...VATTENEE!>> li urlo contro vedendolo sin troppo vicino, i nostri sguardi erano penetrarti uno dei confronti dell'altro ed io, ormai avevo dato puro accesso alle mie lacrime.
Lui va via senza proferire parola, impassibile ed arrogante, lancio via tutti i quaderni che avevo lasciato e dopo aver dato un urlo liberatorio inizio a piangere disperata.
Mi accascio a terra portando le ginocchia al petto e il mio pianto era diventato isterico.
Cerco di calmarmi ma mi è impossibile così, apro il cassetto della scrivania e prendo il cofanetto, scavo e trovo una lettera, una lettera che avevo già letto e mi faceva davvero stare bene, la apro come fanno i bambini con i regali di natale sotto l'albero ed inizio a leggerla:

Cara Mad,
Sono passati altri giorni e sto bene, sono ammaccata ma sto bene, ieri dopo tanto tempo sono riuscita a vederti, eri in vetrina al negozio mentre ripulivi come sempre ogni minimo oggettino con cura prima di andare a casa, e nonostante la stanchezza avevi un sorriso smagliante, il più bello di sempre che sin da piccolina colorava le giornate di tutti, i tuoi capelli rosso fuoco legati sempre in quello chignon disordinato che scopre il tuo bellissimo viso e la tua semplice e pura vitalità. Mi manchi tanto sai? Mi manca la tua risata, mi manca sentirti la mattina mentre ritorni dalla corsa, mi manca vederti inerme appoggiata allo stipite della cucina mentre gusti il tuo abituale Yogurt Greco alla pesca.
Hanno detto che presto mi lasceranno andare, che sarò libera e così, finalmente spero di poterti rivedere, stringerti forte a me e darti queste lettere di persona, dirti finalmente tutta la verità che mi divora ormai da anni e spiegarti che andrà tutto bene.
Mi manchi tanto piccolo fiammifero. Mi manca contagiarmi con la tua allegria e spontaneità, mi mancano i tuoi rimproveri quando lascio in disordine, mi manca vederti correre da una parte all'altra per non perdere nessuno dei tuoi appuntamenti quotidiani.
Mi manchi tanto davvero, mi manchi tu.
Per me non sei mai stato solo la mia migliore amica, sei anche sempre stata quella figlia che tanto avrei voluto avere.
Ora devo andare, ho paura che mi scoprano.
Ti voglio bene. A presto mia piccola Madelaine.

Vale.

Caius - J.C.B (ITA)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora