Capitolo 51 - III

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Sì, sono ancora decisa a riprendermi la collana e sì, non chiederò mai alla regina di trovarla per me o di farmi entrare nelle sue camere per controllare.

Erano passati già quattro giorni da quando Cleofe ci aveva ospitato nel suo castello e io stavo facendo il possibile per evitarla. Ora potevamo semplicemente mangiare nelle nostre camere e ci era permesso camminare per il castello, soprattutto accompagnati.

Fui stupita del fatto che non incrociai la regina nemmeno una volta in questi giorni di ricerca: speravo ancora che Paul si sbagliasse e la mia collana fosse semplicemente in giro per i corridoi. Un giorno avevo pure cercato di addentrarmi nell'area privata della regina, ma lì le guardie erano più numerose e rigide, persino violente con i servitori o chiunque altro volesse passare senza autorizzazione.

"Susanne... non dovrebbe essere Suzanne?" mi voltai verso la guardia irritante che mi seguiva e lo guardai male. Sfortunatamente era lo stesso tipo che il primo giorno si era comportato da maleducato con me.

"Si tratta di un nome, non ha senso parlare di giusto o sbagliato." gli risposi annoiata, continuando a camminare lungo il corridoio che portava alla mia camera. Anche oggi nessuna traccia della mia collana, doveva per forza essere con la regina. Dovevo rassegnarmi all'evidenza.

"Beh, sì invece." rispose lui aumentando il passo e girandomi attorno.

"Ragazzina, non mi piace come mi parli." l'uomo si posizionò davanti a me e portò le mani ai suoi fianchi guardandomi dall'alto in basso. Io incrocia le braccia al petto e sostenni lo sguardo cercando di trattenere la mia rabbia e frustrazione: non volevo rischiare nulla e sarebbe stato meglio tenermi alla larga da discussioni troppo accese con gli uomini di Cleofe.

"Ti credi per caso al sicuro perché c'è quello stupido patto? Non farmi ridere, non sapranno nemmeno che cosa ti succede qui fino alla fine della guerra... poi vi uccideremo tutti." il suo sorriso sadico mi ricordò l'espressione che adornava abitualmente il viso dei miei parenti, del mio stesso padre, e mi vennero i brividi. Non riuscivo a muovermi, ascoltavo quelle minacce che avrebbero dovuto spezzarmi se non fossi già stata ferita in passato così a fondo.

"Ragazzina ascoltami quando parlo!" l'uomo sollevò un braccio e mi prese per il colletto della mia camicia bianca, stringendo la presa e scostandomi da una parte con violenza. Io strinsi i denti e afferrai il suo polso con forza, intimandogli di staccarsi da me e non toccarmi, ma le mie parole non raggiungevano le sue orecchie e continuò a tenermi vicino e urlarmi contro tutto l'odio represso che doveva portare dentro di sé. Sapevo che sarebbe successo qualcosa del genere, soprattutto perché mi disprezzavano tutti i vampiri della comunità nobile.

"Richard, allontanati, adesso."

Fu la prima volta che mi sentii sollevata ad udire la sua voce gelida, sorrisi soddisfatta quando l'uomo si staccò da me con uno sguardo spaventato. La regina, seguita da un uomo e la donna che dovevano essere la sua scorta o servitori, ci raggiunse alle mie spalle, fissando con intensità i movimenti del vampiro che mi aveva appena attaccato: indossava un lungo vestito blu notte, con uno strascico decorato con fiori d'argento e foglie, portava la sua corona come sempre e non potevo mentire sul fatto che la sua bellezza fosse mozzafiato.

"La ragazzina aveva dimenticato il suo posto." Richard alzò le mani in segno di resa, ma sul volto lasciava un'espressione derisoria.
Cleofe marciò verso di me e senza dire nulla prese il mio polso portandomi via dall'uomo che mi aveva aggredito.

"Non voglio più vederti vicino a lei. Intesi?"

"Si sua maestà!" l'uomo si mosse rapidamente facendo un cenno di inchino prima di fuggire dagli sguardi affilati che la regina gli stava rivolgendo. Io lo guardai divertita, ma subito mi resi conto di chi avevo al mio fianco.

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