호우

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Acquazzone.

Le pagine del calendario erano terminate, mancava solo un giorno anche alla fine dell'anno: era il trentun dicembre, quel giorno in cui si stipulano promesse che non si manterranno mai.

Per ognuno ciò poteva assumere diversi significati, dai più banali ai più significativi, ma per Yoongi era uno dei giorni più brutti della sua intera esistenza.

Tentava disperatamente di calmarsi, di porre fine alle sue paranoie e al suo timore di star facendo più male al suo fidanzato - la persona più importante della sua vita, anche più di sé stesso - con la sua assenza.

Da tutta la mattina continuava a stare in camera sua, spostandosi al massimo dal letto al pavimento e al pianoforte, torturando qualche suo tasto senza un'ordine preciso, dando vita ad una - più che melodia - vera e propria lamentela.

Una forte nostalgia lo assalì, così chiuse gli occhi e tasto dopo tasto prese a suonare quella canzone che per lui era diventata tanto speciale, legata al ricordo di Jimin cullato dal suono cristallino del piano.

Nota dopo nota, emozione dopo emozione che sbocciava in lui come un fiore in primavera, suonò di nuovo Claire de Lune, aggiundoci però un tocco malinconico: se la prima volta la musica aveva assunto le sembianze di una ninna nanna, questa volta pareva un mare in tempesta.

Ogni tasto bianco percosso assomigliava ad un'onda infranta su di una scogliera, su cui ergeva un maestoso ma solitario faro abitato solo da Yoongi, il quale cercava la fine di questo uragano; tuttavia più l'acqua sembrava essersi calmata, più riprendeva ad infuriarsi con ancor più vigore la volta successiva.

Sentiva la pelle bruciargli ed un peso su di sè mentre suonava, quasi Jimin si fosse teletrasportato lì e avesse ripreso la stessa posizione dell'altra volta, addormentandosi ancora su lui.

Lo voleva tra le braccia, voleva stringerlo, voleva baciarlo, voleva sentire sulle labbra il sapore della sua lingua calda, voleva sentire il suo dolce odore e voleva sentire tra le mani i suoi capelli color paglia.

Concluse con rabbia e tristezza il brano, lasciando la stanza in un silenzio religioso, sentendo anche pulsargli il palmo delle dita per aver premuto con forse troppa intensità.

Abbandonò lo strumento sbuffando per non aver trovato conforto neanche nell'oggetto che gli era rimasto fedele tutta la vita, affacciandosi al davanzale della finestra ad ammirare il cielo: nuvoloni scuri nascondevano il sole, segno che da lì a poco ci sarebbe stato un forte acquazzone.

"Chissà che starà facendo ora..."

Si colpì con un leggero pugnetto la tempia per tentare di liberare la mente dal minore, inutilmente visto che ogni singola cosa glielo ricordava, facendolo sentire sempre più solo e spregevole.

Lo stomaco gli si chiuse in una morsa, provocandogli un dolore tale da doverlo far sdraiare sul letto per trovare conforto.

Posò una mano sulla pancia, toccando il tessuto morbido della maglia che indossava.

"Chissà se ora ha la mia felpa"

Non provò neanche a fermare quel suo nuovo pensiero, prevedendo già come sarebbe andata a finire la battaglia fra lui e il suo cervello maledetto.

Ticchettio dopo ticchettio, le prime gocce di pioggia cominciarono a scendere sbattendo contro il vetro della finestra e producendo un rumore parecchio rilassante per il ragazzo; presero ad aumentare d'intensità, finchè la pioggerellina diventò un vero e proprio temporale.

Quando ormai non resistette più si alzò, pronto ad ammirare uno degli scenari che più amava: un acquazzone.

Fremeva dalla voglia di indossare le cuffie, far partire una qualsiasi canzone e godersi il tutto accompagnato dal suono e dalla visione della pioggia.

Mai si sarebbe aspettato di trovare invece qualcuno fermo sotto l'acqua, ma soprattutto mai avrebbe pensato che quel qualcuno fosse proprio Jimin.

Quando finalmente riconobbe il suo viso angelico, illuminato dalla leggera luce di un lampione, sfrecciò senza nessuna esitazione sulla strada come una saetta impazzita.

Gli corse in contro, ritrovandolo con gli occhi pieni di lacrime, il labbro tremante, zuppo dalla testa ai piedi, mentre la pioggia bagnava i loro corpi caldi.

I suoi capelli completamente fradici e appiccicati al viso, la felpa dei Nirvana che si era ormai inzuppata del tutto, le sue guance rosse come d'altronde suoi occhi.

La pioggia continuava a colpirli, ma loro non sembravano sentirla quasi avesse smesso di piovere, quasi il temporale non fosse fuori ma fosse dentro di loro.

Quella fu la prima volta in cui Yoongi fu davvero padrone delle proprie azioni, la prima in cui seppe che le paranoie non lo avrebbero raggiunto, la prima volta in cui prendeva il controllo di sè stesso senza paura.

Pogiò la mano sulla sua guancia, tentando di asciugare l'acqua sul suo volto e sorridendo a come il compagno si godette quel piccolo gesto, avvicinandosi al suo palmo.

Si erano mancati troppo l'un l'altro nonostante fossero stati insieme il giorno prima perchè, finchè le loro anime non stavano insieme, loro non erano insieme veramente; e in quel momento sotto la pioggia si erano finalmente riunite.

Le loro labbra non riuscirono più a resistere al rimanere distanti, riunendosi con più foga di prima, come se non potessero staccarsi mai più.

《Vieni dentro》e il corvino lo prese per il polso trascinandolo nell'appartamento; solo una volta dentro il ragazzo si ricordò di anche come vi fosse la madre.

La donna alzò un sopracciglio quando lo vide rientrare zuppo assieme ad un ragazzo che mai aveva visto.

《Ecco... lui è Jimin》lo presentò, mentre quest'ultimo, spaventato e infreddolito, tremava dietro di lui come una fogliolina 《ci siamo bagnati per colpa della pioggia e ora ci andiamo a cambiare》e detto ciò, velocemente lo trascinò in camera sua.

Una volta chiusa la porta tirò un sospiro di sollievo per essere sfuggito a qualsiasi domanda inopportuna di sua madre che avrebbe potuto infastidire il suo fidanzato, il quale era rimasto fermo con lo sguardo a terra.

《Amore, prendi qualcos'altro dal mio arm-》

《Perchè non rispondevi?!》e la sua ansia prese a sgorgare fuori  sottoforma di rabbia.

Yoongi non era il solo a dover vivere in un oblio di paranoie e ansie verso il fidanzato, anche Jimin provava tutta quella paura nei suoi confronti.

《H-hai ragione scusami》e provò a stringerlo fra le sue braccia, pietrificandosi quando fece un passo indietro allontanandosi dalle sue braccia.

《Parlami》

《Eh?》

《Tu non sei così》spiegò portandosi le mani tra i capelli bagnati 《se... se mi dici a cosa pensi magari possiamo risolverlo insieme》

《Jimin i-io...》

La sua mano venne intrecciata da quella del biondino, i loro occhi incastonati in uno sguardo timoroso e speranzoso.

《Chiamami amore》

∬cнєяσƒσвıα∬ YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora