모든 장미...

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Tutte le rose...

Alle prime luci dell'alba Jimin si svegliò ancora fra le braccia di Yoongi che lo stringeva a sè come se avesse paura che potesse scappare via.

Quel giornata era diversa fin dall'inizio: era il giorno decisivo in cui gli avrebbe parlato, in cui si sarebbe fidato fino all'ultimo di lui.

Si voltò verso il fidanzato, ammirando ancora una volta il suo nuovo colore di capelli, a cui ci si sarebbe abituato prima o poi, e gli stampò un dolce bacio sul naso che arricciò involontariamente.

Silenziosamente si alzò dirigendosi in cucina per preparare una tazza di caffè e ammirare un sole che si stava levando alto nel cielo.

Doveva essere tardi e ciò lo rese contento, in fondo stava a significare che quella notte non si era svegliato nemmeno una volta per i suoi soliti incubi o le sue solite crisi e di conseguenza aveva dormito tanto.

Non capitava spesso - anzi quasi mai - che riuscisse a non svegliarsi e tutto ciò per colpa dello stress che gli faceva rivivere i suoi peggiori ricordi anche quando dormiva; un momento tranquillo trasformato in uno dei più brutti che dovesse sopportare ogni giorno.

Un bacio improvviso sulla nuca lo fece sobbalzare sul posto, rischiando di fargli cadere dalle mani la tazzina di caffè che teneva.

《Buongiorno amore》

Quasi come un radar appena il ragazzo aveva percepito la sua mancanza nel letto si era svegliato, tuttavia non gli dispiaceva doversi alzare ogni giorno e trovarlo ad ammirare il cielo con la solita bevanda amara tra le mani tremanti, quasi vi si potesse abituare a quella visione.

Jimin si calmò dal piccolo spavento e lo salutò con un bacio fugace, lasciandogli un leggero retrogusto di caffè, per poi tentare di formulare un discorso comcrero nella sua mente, ma le parole proprio sembravano sfuggirgli.

E subito quel filo d'ansia con cui stava convivendo da quando quel pensiero si era volatilizzato nella sua testa era stato adocchiato dal suo compagno attento che non si faceva sfuggire niente.

《Che hai?》

"Prima gli parlo prima mi libero di questo peso"

Dolcemente fece unire le loro mani e lo portò sul divano di fronte al camino caldo, senza aver pronunciato fino ad allora un singolo termine.

Come al solito si sedè sopra le sue gambe, tuttavia per la prima volta dandogli le spalle, in modo tale da poter evitare il contatto visivo che tanto lo terrorizzava; poi prese le sue braccia e le spostò su di lui, facendosi avvolgere dalla sua presenza costante che bastava per sostenerlo e calmarlo.

Anche se in quel momento quella stretta sarebbe stata inutile nel rassenerarlo: stava per rivivere tutto il dolore dal principio, cosa che mai aveva fatto per paura di non riuscire a superarlo, ma quella volta ci sarebbe stato Yoongi al suo fianco, a tenerlo per mano durante tutto il tragitto.

《Voglio parlarti della cherofobia》e subito sentì i suoi muscoli drizzarsi sotto di sè, consapevole delle conseguenze che questo avrebbe potuto causargli, ma consapevole pure di dover comprendere appieno i fatti per aiutarlo.

Jimin, chiuse gli occhi, e cominciò il racconto, descrivendo ogni singola cosa che vedeva o provava, mentre il corvino continuava a stringerlo a sè e ad accarezzargli i capelli.

Aveva solo otto anni, un'età bellissima nell'infanzia di ogni bambino in cui si ha tanta voglia di giocare e di esplorare il mondo esterno; uno dei periodi più belli che subito gli fu strappato via, dimostrandogli quanto la vita possa essere crudele.

Conosceva già Taehyung e la sua famiglia da qualche anno, essendo vicini di casa e ritrovandosi anche nella stessa classe alle elementari.

Riusciva ancora a ricordare tutti i pomeriggi passati nelle loro camere con qualche nuovo videogioco o nel giardino a giocare a palla.

Una vita normalissima finchè non cominciò a crescere e perdere pian piano tutta l'ingenuità di cui era dotato, cominciando a notare qualche comportamento strano a casa sua.

《Mio padre sembrava sempre indaffarato e di fretta, mia madre sempre stanca e debole, mentre Nam molto triste e assente, ed io proprio non capivo》

Il suo sesto senso gli diceva chiaramente che tutti gli nascondessero qualcosa, ma non qualcosa di poco conto, doveva essere importante.

Ma un pomeriggio, in cui aveva chiesto alla sua dolce mamma di giocare un po' con lui, tutti i suoi dubbi si dimostrarono concreti.

Rise gelidamente ripensando a quante volte tutte le persone si meravigliavano per la loro consistente somiglianza: potevano essere considerati gemelli dato che possedevano la stessa forma degli occhi, gli stessi nei sulla guancia, la stessa forma del naso, le stesse labbra carnose e sopratutto lo stesso sorriso luminoso, capace di sciogliere anche i cuori più gelidi.

《Tornando a quel pomeriggio, nonostante fosse stanca e debole come sempre, decide di giocare con me》

E rimurgiandoci sopra si accorse di quanto quella donna fosse forte, poiché riusciva a mantenere di fronte a lui uno scudo indistruttibile che non faceva trapelare neanche un emozione negativa.

Si era sempre mostrata ottimista fino all'ultimo, forse perché aveva paura di spaventarlo con tutto quel dolore che nascondeva dentro, però fingere la stava distruggendo sempre di più.

《M-mentre io continuavo a giocare con dei pupazzetti mi a-accarezzò il viso...》e le lacrime avevano preso a scendere, assieme alla sua voce spezzata che cercava di non imbrogliarsi su se stessa.

Sentiva ancora quella voce aggraziata, che mai avrebbe dimenticato, pronunciare quelle aspre parole con una calma lodevole.

《Minmin》 era il suo nomignolo 《ti devo dire una cosa importante》e subitò il piccino lasciò perdere quelle macchinine colorate con cui stava giocando e si focalizzò su di lei.

《Che c'è?》

《Hai visto che la mamma in questo periodo non sta tanto bene, vero?》e lui annuì.

Le lacrime cominciarono a rigarle il viso, allarmando suo figlio che mai l'aveva vista mostrare una tale debolezza, il quale subito salì sulle sue gambe tentando di calmarla.

《E-ecco ho un brutto mostro che mi sta mangiando il cervello...》cercò di spiegargli con una metafora tale che potesse comprendere facilmente.

《E non possiamo sconfiggerlo?》chiese ingenuamente, elaborando passo passo quel discorso che gli sembrava troppo strano.

《N-non si può》

Il bambino strinse forte la madre, tramando fra le sue braccia esili: non aveva capito realmente cosa significassero quelle parole e sopratutto non aveva mai perso nessuno prima.

《Passarono delle settimane, ma le sue condizioni peggiorarono e la ricoverano in ospedale》

Nella sua mente comparve quel luogo, purtroppo a lui famigliare, nel quale - dopo quegli eventi - non vi aveva messo mai più piede terrorizzato: l'ospedale; quasi poté sentire nel naso lo stesso odore di medicinali nell'aria.

Si ricordò di nuovo di come la madre cominciasse a perdere tutti i suoi lunghi capelli e di come la considerasse lo stesso bellissima.

Odiava però vederla sempre con quei grossi aghi infilzati nella vene dei sui polsi e vederla sempre sdraiata nel lettino senza forze.

Ciò nonostante ogni giorno in cui il bambino andava a trovarla, assieme a Namjoon e a suo padre, sembrava non essere stanca, volendo spezzo giocare con lui e ripetendogli sempre che lo amava, continuando ancora a mostrarsi forte.

∬cнєяσƒσвıα∬ YoonminDove le storie prendono vita. Scoprilo ora