Capitolo 25.

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"Puoi smetterla? Sei fastidioso quando fai così."

YoungNam si spostò dalla presa di Taeyon, guardandolo male.

Erano seduti ad un tavolino posto all'esterno della mensa scolastica e il biondo provava ad abbracciarlo da ore ormai. Glielo aveva lasciato fare inizialmente, non volendo apparire maleducato, ma si stava davvero irritando.

Sentiva il proprio spazio violato e ciò non gli piaceva.

Era stupida come cosa, lo sapeva, ma non poteva non essere a disagio tra le braccia di qualcuno all'infuori di Shou e KangDae. Quando qualcuno lo abbracciava si sentiva intrappolato, senza via di fuga, completamente soffocato da quelle braccia sconosciute che per lui erano delle catene.

Sapeva che Taeyon non puntava a ferirlo o ad infastidirlo, ma davvero, non riusciva a restare tra le braccia di nessuno per più di cinque minuti.

Il contatto lo spaventava, da sempre.

E lui odiava avere paura.

Ricordava perfettamente quando da piccolo un uomo grande e grosso, un amico dei suoi genitori, l'aveva stretto a sé in modo affettuoso, ridendo e scherzando con i suoi genitori sul bellissimo bambino che aveva tra le braccia. Bambino che ci mise poco a...scoppiare a piangere.

Era scoppiato in un pianto disperato, sentendosi in colpa verso quell'uomo tanto gentile e dolce, ma il suo istinto gli diceva solo una cosa: paura.
Sentiva di dover scappare, di proteggersi in un luogo sicuro. E quel luogo sicuro erano proprio KangDae e Shou, gli unici che lo facevano stare bene.
Le uniche braccia a non terrorizzarlo.

Forse era quello il motivo per cui non andava d'accordo con i suoi genitori: il suo non farsi mai toccare.

Per quanto fosse brutto dirlo era così, i suoi genitori erano la sua paura più grande.

Non sapeva perché, aveva provato ad affrontare la paura del contatto più volte, ma non ci riusciva mai. Finiva sempre per stare male.
Fortunatamente ora sapeva controllare le lacrime e si limitava a scostare la gente con fastidio, cercando di non cedere al terrore che sentiva dentro di sé.

Probabilmente non avrebbe mai capito il motivo di quella paura, il che non era molto utile. Sapendo cosa l'aveva scatenata poteva risolvere tutto dalla base del problema.

Si sarebbe limitato ad abbracciare i suoi custodi, gli unici che considerava una casa.

Con loro aveva il problema opposto: aveva paura di essere allontanato.

Una volta KangDae provò a scostarlo da se per andarsene, ma quel gesto non aveva provocato una bella sensazione.

Si era sentito...abbandonato. Completamente abbandonato.
Ricordava ancora il dolore al cuore che aveva sentito.

Sapeva che il demone non lo stava per abbandonare, ma aveva avuto una fitta al petto così forte da portarlo ad urlare per il dolore, mentre guardava il muro d'avanti a sé con gli occhi lucidi.

Si sentiva come un figlio strappato dalle braccia dei genitori. 

"Oh, perché devi essere sempre così? Ti sto parlando."

La voce lamentosa del biondo gli arrivò alle orecchie, attirando la sua attenzione.

Si girò lentamente nella sua direzione, guardandolo con gli occhi lucidi, il naso rosso e le guance dello stesso colore, con lo aggiunta di piccole gocce salate che bagnavano la sua pelle candida.

Taeyon si zittì immediatamente, guardando preoccupato il ragazzo.

"Che succede? Perché piangi? Stai male?"

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