-7- profumo di casa

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I due ragazzi si chiusero in un piccolo locale, aveva tavoli di legno e luci appese dalla luminosità fioca. Daichi si guardò intorno affascinato. Quel posto dava l'idea di essere un vecchio ristorante, molto simile ad un'osteria, e a lui non dispiaceva affatto il profumo che si disperdeva dalla cucina andandosi ad espandere per tutta la sala pranzo.

"eccolo il nostro dolce Sugawara" vennero accolti da un uomo robusto, che allargò le braccia e strinse contro il proprio petto il magrolino Suga. Gli sfregò la schiena con vigore e poi se lo allontanò prendendolo per le spalle. L'uomo osservò lo sguardo del giovane, quasi volesse leggerne i pensieri, e poi si concentrò su Daichi, che era rimasto in disparte.

"e tu sei?" chiese con tono gentile, ma anche leggermente intimidatorio, l'uomo.

Il moro sgranò gli occhi, mai gli era capitato di entrare in un ristorante e venir accolto in quel modo. Nessun cameriere gli aveva mai chiesto chi fosse, come se fosse necessario un titolo nobiliare per poter mangiare in quel posto.

"D-Daichi Sawamura" rispose poco convinto. Si irrigidì vedendo quell'uomo avvicinarglisi, ma poi Sugawara si girò di scatto e corse da un'altra parte e l'uomo arrestò il proprio passo per andare a controllare con lo sguardo i movimenti del grigio.

Suga saltò praticamente in braccio ad un ragazzo appena uscito dalla cucina e l'uomo sorrise in modo dolce.

"s-si conoscono?" chiese il moro, senza rendersi conto che, però, al suo fianco c'era quell'uomo che lo riusciva ad intimidire con il semplice sguardo.

"si conoscono dai tempi delle elementari. Sono grandi amici, praticamente fratelli, mi chiedo cosa farà qu..." l'uomo si schiarì la gola e si girò ancora un po' dalla parte opposta, come a voler sfuggire dallo sguardo curioso del moro. Se ne andò lasciando da solo Daichi che non comprendeva più i comportamenti delle persone.

Il ragazzo uscito dalla cucina era più basso del grigio, aveva i capelli color sabbia e gli occhi marroni. Sembrava allegro, ma ogni tanto sfuggiva allo sguardo di Sugawara e fissava il vuoto incupendosi appena. Daichi li raggiunse e salutò il giovane cuoco.

"c-ciao, io sono Daichi Sawamura" disse ancora una volta poco convinto, come se sentisse che quel nome non gli appartenesse.

"piacere, io sono Yaku Morisuke" il ragazzo più basso porse la mano al moro e, quando quello avvicinò la propria, gliela strinse con forza, muovendo entrambe energicamente.

"scusa Suga, devo tornare al lavoro..." indicò la cucina alle sue spalle e poi fece un cenno con la testa al grigio "...vuoi il solito?" chiese con serietà, ma lasciando trapelare il sentimento di amicizia che li univa.

"sì, grazie Yaku" rispose il grigio annuendo per poi andarsi a sedere ad un tavolo libero, proprio vicino alla cucina. Si lasciò cadere sulla panchetta attaccata al muro e osservò il moro adagiarsi sulla sedia di fronte. Quel posto odorava di casa per lui, ci andava praticamente tutti i giorni e si faceva coccolare dai cuochi e dai camerieri, che, come avevano dimostrato poco prima, lo adoravano.

Batté due volte le mani sul tavolo di legno scheggiato e fissò i propri occhi luminosi in quelli scuri di Daichi. Gli sorrise allargando quell'espressione all'inverosimile. Si intravidero i denti e il naso si piegò leggermente in su. Aveva un viso angelico, dolce e sereno, si sarebbe potuto dire tutto di quel ragazzo tranne che stesse male.

"tu cosa vuoi mangiare?" chiese sporgendosi sul tavolo per avvicinarsi al viso interdetto del moro. Tutto quello che stava accadendo stava riempiendo Daichi di domande e dubbi. Quel ragazzo sembrava un enigma vivente, passava dall'indifferenza nei suoi confronti al portarlo a cena nel suo ristorante preferito, quasi si sentiva preso per i fondelli dal grigio ma, ogni volta che quest'ultimo gli sorrideva, si perdeva in quell'espressione così sincera e si dimenticava perché avesse qualche dubbio sul suo comportamento. Un po' lo odiava ancora per quel suo modo spensierato di agire e comportarsi, che fosse con lui o chiunque altro lo circondasse. Anche solo il fatto che gli avesse prestato i guanti e gli avesse chiesto in prestito il cappello, lo rendeva geloso di quella spontaneità.

Daichi lesse al volo il menù e ordinò una pasta al pomodoro, la cosa più semplice presente sul menù. Era uno dai gusti difficili, non gli piaceva assaggiare cose nuove, aveva sempre paura che potessero non piacergli e che poi fosse costretto a pagare qualcosa che non aveva toccato.

Dopo poco meno di un quarto d'ora, arrivò l'uomo dell'accoglienza calorosa e gli posò sul tavolo due enormi piatti ricolmi di cibo.

Il grigio allargò gli occhi e unì le mani posando il dorso della destra sulla guancia sinistra, quasi si poggiò contro le proprie mani, e aprì la bocca in un'espressione estasiata. Il profumo di quei piatti risaliva con piccole spire di fumo chiaro e riempiva i polmoni di entrambi i ragazzi.

"buon appetito, ragazzi" disse l'uomo sorridendo al grigio e lanciando un'occhiata al moro, che di nuovo si sentì sotto pressione dal carattere protettivo che aveva quel cameriere nei confronti di Sugawara.

"che hai preso te?" chiese Daichi guardando oltre il proprio piatto a facendo cadere la propria attenzione su quello del grigio.

"pasta cacio e pepe" rispose il grigio inspirando profondamente e riempiendosi il naso di quel profumo invitante. L'odore forte del cacio si mischiava a quello speziato del pepe e creava un'armonia di sfumature profumate.

Quando finirono di mangiare, si alzarono da tavola e si diressero alla cassa. Sugawara tirò fuori il portafogli e cominciò a contare le banconote con la punta delle dita, facendole spostare una a una all'interno della piccola tasca. Dopo aver appurato di avere abbastanza soldi, si girò verso il moro e annuì, come se lui gli avesse fatto qualche domanda.

"offro io" disse per poi tornare a guardare la cassa, ancora senza nessuno dietro di essa a battere il conto sui tasti.

"no, li ho i soldi, fai pagare me" cercò di intromettersi il moro, ma il grigio lo spinse via senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

"sei mio ospite"

Quando poi arrivò la cassiera, che ovviamente salutò Sugawara con un gran sorriso, lui le porse un paio di banconote e prese lo scontrino. Uscirono dal ristorante di nuovo ben coperti dalle giacche, ma, prima che potessero riprendere la strada di casa, Daichi venne richiamato indietro dall'uomo robusto.

Il moro si avvicinò cercando di stare attento a ciò che avrebbe potuto fargli o dirgli. Si tenne a debita distanza e attese che gli spiegasse perché l'aveva richiamato indietro.

"tieni" disse l'uomo porgendogli quelle stesse banconote che, poco prima, Suga aveva dato alla commessa

"ma cos..."

"sono anni che non paga qui da noi, gli offriamo sempre da mangiare, ma non vuole sentir ragione e così lo facciamo pagare e Yaku poi gli rimette di nascosto i soldi nel portafogli quando lo va a trovare a casa. Per favore, mettiglieli in tasca senza farti notare"

Daichi guardò esterrefatto l'uomo di fronte a lui, era quasi commosso dal suo comportamento. Annuì prendendo le banconote e poi tirò fuori il proprio portafogli e ne sfilò un'altra.

"fatemi pagare almeno la mia parte" disse porgendo i soldi, ma l'uomo scosse la testa e non li prese.

"gli ospiti di Suga sono nostri ospiti, non ti devi preoccupare" sorrise, finalmente rivolse quella sua espressione anche a Daichi, che sentì il cuore scaldarsi per quella gentilezza rivolta anche nei suoi confronti. 

Before you goDove le storie prendono vita. Scoprilo ora